mercoledì 13 marzo 2019

Riflessioni
La visione delinquenziale della politica


Esiste una visione delinquenziale della politica, che sta riaffiorando e che ignora le lezioni della storia, della sociologia e della metapolitica, come studio delle regolarità politiche e sociologiche.
In sintesi, si tratta di una concezione che celebra  la spietatezza degli stati, visti come unici soggetti della politica internazionale.   Tesi, che va oltre, l’ antichissima  idea della forza come creatrice del  diritto, per difendere un approccio ancora più radicale. Quale?  Che in politica  esista  solo la forza. 
Di qui, ciò che abbiamo definito  la visione delinquenziale della politica (dal latino delinquere, commettere una colpa):  un “luogo”, la politica,  dove tutto sarebbe  permesso, pur di raggiungere lo scopo. Ne consegue la celebrazione degli uomini politici  malvagi e perversi, capaci di compiere le azioni più vili e nefande,  in nome  della forza  dello stato, entità politica che, secondo questi gangster della politica, coinciderebbe con il benessere  della nazione.  Di qui, nessuna  "colpa". Perché tra élite e popolo esisterebbe fusione totale... Dove l'abbiamo già sentita, questa? Andiamo avanti.     
Che cosa ci dice invece la metapolitica? Che lo stato-nazione, come moderna incarnazione del politico,  ragiona sia in termini di forza che di diritto. E che soprattutto  ha necessità o meno  di alleati a vario titolo,  dal momento che  non è un atomo politico, per giunta criminale.   La concezione delinquenziale della politica rinvia a una visione atomistica della realtà. La  stessa che però  respinge sul piano interno, dove invece sono accusati di deteriore individualismo, e  dunque di atomismo sociale, tutti coloro che non condividano la visione delinquenziale della politica.
La necessità di avere alleati, implica quella dei trattati, e quella dei trattati,  le organizzazioni internazionali in grado di gestirli. È vero che i trattati  non hanno mai impedito le guerre,  ma è altrettanto vero che la storia è segnata da  lunghi periodi di pace, grazie proprio ai  trattati, alle leghe e alle alleanze.  Piaccia o meno, ma  sono date,  “in natura” metapolitica,  sia una volontà di conflitto che una volontà di pace, che coesistono. Detto altrimenti,   sia il fucile, sia il contratto.  
I sostenitori della teoria delinquenziale della politica sostengono  invece, che la volontà di pace sia solo un  trucco per vincere la guerra.  E che dal momento che conta solo il fucile, o se si preferisce il mitra, sia  inutile perdere tempo in chiacchiere.  
Sotto questo profilo Hitler sarebbe uno statista modello. Messa così, addirittura un esempio, per i neonazionalisti, i cosiddetti sovranisti.
In realtà, tra Bismarck, grande realista politico, e Hitler,  grande delinquente politico, esiste una bella differenza. Per capirlo basta leggere  un qualsiasi manuale di storia della politica internazionale del  XIX e del XX secolo. Si tratta delle  stessa differenza che corre  tra Niccolò Machiavelli  e  Houston Stewart Chamberlain.    
Inoltre, l’approccio delinquenziale,  ignora sia i meccanismi dell’economia, che si nutrono di scambi economico-sociali (l’autarchia e il mercato puro sono solo miti politici), sia quello dell’egemonia politica,  fenomeno legato alle dimensioni politiche.  Per fare solo un esempio, l’Albania comunista e la Romania “socialista” , si proclamavano indipendenti dal colosso sovietico, ma in realtà dipendevano rispettivamente  dalla Cina e dall’Occidente. La soglia egemonica, non è un dettaglio.
L’Italia, di cui  oggi si proclama ai  quattro venti la sovranità nazionale, come medio-piccola potenza, qualora vincessero, per così dire, le concezioni delinquenziali della politica,  uscirebbe dall’orbita americana e tedesca per finire sotto quella russa o cinese. Certo, per gli ammiratori delle dittature, sarebbe  un progresso.  
Gli  “stati sovrani” non sono navi pirata, o immaginari  isolotti di  Mompracem armati, fino ai denti. Mai confondere il realismo politico, che tiene conto dei trattati come della guerra, ma anche delle ragioni dell’economia e delle dimensioni o soglie egemoniche,  con la delinquenza politica di improvvisati teorici che rischiano di spingere l’Italia  nelle braccia di qualche delinquente politico più grosso…

Carlo Gambescia