Riflessioni
La visione delinquenziale della politica
Esiste una visione delinquenziale
della politica, che sta riaffiorando e che ignora le lezioni della storia,
della sociologia e della metapolitica, come studio delle regolarità politiche e
sociologiche.
In sintesi, si tratta di una concezione che celebra la spietatezza degli stati, visti come unici soggetti della
politica internazionale. Tesi, che va
oltre, l’ antichissima idea della forza come
creatrice del diritto, per difendere un
approccio ancora più radicale. Quale? Che
in politica esista solo la forza.
Di qui, ciò che abbiamo
definito la visione delinquenziale della politica (dal latino delinquere, commettere una colpa): un “luogo”, la politica, dove tutto sarebbe permesso, pur di raggiungere lo scopo. Ne
consegue la celebrazione degli uomini politici malvagi e perversi, capaci di compiere
le azioni più vili e nefande, in nome della forza dello
stato, entità politica che, secondo questi gangster della politica, coinciderebbe con il benessere della nazione. Di qui, nessuna "colpa". Perché tra élite e popolo esisterebbe fusione totale... Dove l'abbiamo già sentita, questa? Andiamo avanti.
Che cosa ci dice invece la
metapolitica? Che lo stato-nazione, come moderna incarnazione del politico, ragiona sia in termini di forza che di diritto.
E che soprattutto ha necessità o meno di alleati a vario titolo, dal momento che non è un atomo politico, per giunta criminale. La concezione delinquenziale della politica
rinvia a una visione atomistica della realtà. La stessa che però respinge sul piano interno, dove invece sono
accusati di deteriore individualismo, e
dunque di atomismo sociale, tutti coloro che non condividano la visione
delinquenziale della politica.
La necessità di avere alleati,
implica quella dei trattati, e quella dei trattati, le organizzazioni internazionali in grado di
gestirli. È vero che i trattati non
hanno mai impedito le guerre, ma è
altrettanto vero che la storia è segnata da lunghi periodi di pace, grazie proprio ai trattati, alle leghe e alle alleanze. Piaccia o meno, ma sono date, “in natura” metapolitica, sia una volontà di
conflitto che una volontà di pace, che coesistono. Detto altrimenti, sia il fucile, sia il contratto.
I sostenitori della teoria
delinquenziale della politica sostengono
invece, che la volontà di pace sia solo un trucco per vincere la guerra. E che dal momento che conta solo il fucile, o se si preferisce il mitra, sia inutile perdere tempo in chiacchiere.
Sotto questo profilo Hitler
sarebbe uno statista modello. Messa così, addirittura un esempio, per i
neonazionalisti, i cosiddetti sovranisti.
In realtà, tra Bismarck, grande
realista politico, e Hitler, grande
delinquente politico, esiste una bella differenza. Per capirlo basta leggere un qualsiasi manuale di storia della politica
internazionale del XIX e del XX secolo. Si tratta delle stessa differenza che corre tra Niccolò Machiavelli e
Houston Stewart Chamberlain.
Inoltre, l’approccio delinquenziale,
ignora sia i meccanismi dell’economia,
che si nutrono di scambi economico-sociali (l’autarchia e il mercato puro sono solo miti
politici), sia quello dell’egemonia politica, fenomeno legato alle dimensioni politiche. Per fare solo un esempio, l’Albania comunista
e la Romania “socialista”
, si proclamavano indipendenti dal colosso sovietico, ma in realtà dipendevano
rispettivamente dalla Cina e dall’Occidente. La soglia egemonica, non è un dettaglio.
L’Italia, di cui oggi si proclama ai quattro venti la sovranità nazionale, come
medio-piccola potenza, qualora vincessero, per così dire, le concezioni
delinquenziali della politica, uscirebbe
dall’orbita americana e tedesca per finire sotto quella russa o cinese. Certo, per gli ammiratori delle dittature, sarebbe un progresso.
Gli “stati sovrani” non sono navi pirata, o immaginari isolotti di Mompracem armati, fino ai
denti. Mai confondere il realismo
politico, che tiene conto dei trattati come della guerra, ma anche delle
ragioni dell’economia e delle dimensioni o soglie egemoniche, con la delinquenza politica di improvvisati
teorici che rischiano di spingere l’Italia nelle braccia di qualche
delinquente politico più grosso…
Carlo Gambescia