giovedì 29 novembre 2018

Violenza alle donne:  Cdm approva Codice Rosso
  Tu chiamala se vuoi, segregazione di genere...



Sarebbe interessante poter  intervistare Tocqueville sul ddl Codice Rosso. Un provvedimento che, praticamente,  crea un diritto segregazionista.  E dove? In una società che predica l’eguaglianza.  Cosa vogliamo dire?  Che, il ddl,   dal punto di vista delle misure  giuridiche, giudiziarie e di polizia introdotte, separa  gli uomini dalle donne.  Semplificando: in caso di violenza domestica e di genere, scatteranno corsie preferenziali, come per i  casi gravi al pronto soccorso, di qui la denominazione (*). Osserviamo umilmente che le metafore medico-giuridiche erano molto  in voga nella Germania nazista e nell'Italia fascista a proposito della  "difesa" della  "salute"  razziale.
Va però anche  ammesso che non abbiamo alcuna  preparazione specifica  per commentare tecnicamente il provvedimento.  Tuttavia, da sociologi, non possiamo non rilevare che nell’autobus storico della procedura penale italiana, come un tempo per i neri  nel Sud suprematista degli Stati Uniti,  le donne  d'ora in avanti  siederanno  davanti e gli uomini dietro, alcuni posti indietro.  Si chiama segregazione.   Di genere, ma segregazione. 
Tocqueville, che di diritto e storia se ne intendeva ( e pure di donne, sembra),  potrebbe osservare che la famosa marcia verso l’eguaglianza,  tipica dei moderni,  ha preso  una strana direzione.  Quella opposta.
Perché?  A questa seconda domanda, il grande pensatore liberale risponderebbe, asserendo  che purtroppo,  c’è una cosa che si chiama tirannia della maggioranza.  E che si fonda  sulla diffusione, per emulazione, di credenze condivise, a prescindere dalla loro verità o meno.  E in cosa crede, "maggioritariamente",  la nostra società?   Nel fatto, che i torti subiti in passato,  possano essere  espiati e riparati,  introducendo un diritto particolare  per soddisfare  il  bisogno di una giustizia, che però sembra  somigliare troppo alla vendetta di questo o quel gruppo sociale.  E l’idea maggioritaria, oggi condivisa,  è quella di   reintrodurre in nome dell’eguaglianza la diseguaglianza di trattamento. Ovviamente,  a fin di bene... 
Sicché, si combatte la schiavitù con la schiavitù. O se si preferisce  la segregazione con la segregazione.  Le donne, che nell’autobus della storia, prima sedevano dietro, ora siedono davanti.  E gli uomini sono finiti  in fondo.  Come il liberalismo.  

Carlo Gambescia