Violenza alle donne: Cdm approva Codice Rosso
Tu chiamala se vuoi, segregazione di genere...
Sarebbe
interessante poter intervistare Tocqueville sul ddl Codice Rosso. Un provvedimento che, praticamente, crea un diritto segregazionista. E dove? In una società che
predica l’eguaglianza. Cosa vogliamo
dire? Che, il ddl, dal
punto di vista delle misure giuridiche,
giudiziarie e di polizia introdotte, separa gli uomini dalle donne. Semplificando: in caso di violenza domestica e
di genere, scatteranno corsie preferenziali, come per i casi gravi al pronto soccorso, di qui la denominazione (*). Osserviamo umilmente che le metafore medico-giuridiche erano molto in voga nella Germania nazista e nell'Italia fascista a proposito della "difesa" della "salute" razziale.
Va però anche ammesso che non abbiamo alcuna preparazione specifica per commentare tecnicamente il provvedimento. Tuttavia, da sociologi, non possiamo non rilevare che nell’autobus storico della procedura penale italiana, come un tempo per i neri nel Sud suprematista degli Stati Uniti, le donne d'ora in avanti siederanno davanti e gli uomini dietro, alcuni posti indietro. Si chiama segregazione. Di genere, ma segregazione.
Va però anche ammesso che non abbiamo alcuna preparazione specifica per commentare tecnicamente il provvedimento. Tuttavia, da sociologi, non possiamo non rilevare che nell’autobus storico della procedura penale italiana, come un tempo per i neri nel Sud suprematista degli Stati Uniti, le donne d'ora in avanti siederanno davanti e gli uomini dietro, alcuni posti indietro. Si chiama segregazione. Di genere, ma segregazione.
Tocqueville,
che di diritto e storia se ne intendeva ( e pure di donne, sembra), potrebbe osservare che la famosa marcia verso
l’eguaglianza, tipica dei moderni, ha preso una strana direzione. Quella opposta.
Perché?
A questa seconda domanda, il grande
pensatore liberale risponderebbe, asserendo che
purtroppo, c’è una cosa che si chiama tirannia della maggioranza. E che si fonda sulla diffusione, per emulazione, di credenze condivise, a prescindere dalla
loro verità o meno. E in cosa crede, "maggioritariamente", la nostra società? Nel
fatto, che i torti subiti in passato, possano essere espiati e riparati, introducendo un diritto
particolare per soddisfare il bisogno di una giustizia, che però sembra somigliare
troppo alla vendetta di questo o quel gruppo sociale. E l’idea maggioritaria,
oggi condivisa, è quella di reintrodurre in nome dell’eguaglianza la
diseguaglianza di trattamento. Ovviamente, a fin di bene...
Sicché, si combatte la schiavitù con la schiavitù. O se si preferisce la segregazione con la segregazione. Le donne, che nell’autobus della storia, prima
sedevano dietro, ora siedono davanti. E
gli uomini sono finiti in fondo. Come
il liberalismo.
Carlo Gambescia