Soros
e il fischietto per cani dei fascisti
e il fischietto per cani dei fascisti
Fischietto
per cani. Oggi però ne parlerò in termini di sociologia della conoscenza.
Applicata. A che cosa? All’antisemitismo. Più modestamente, tenterò.
In
realtà, nessuno più si definisce antisemita. Nei circoli neofascisti circola, applauditissima, la tesi (scopiazzata dall'ultrasinistra) dell’antisionismo. Tradotto: “Noi non
siamo contro gli ebrei ma contro Israele, che
- ecco il pendant velenoso - si comporta con i palestinesi come Hitler
con gli ebrei”. Sicché, in questo mondo, anche i fascisti - certo, solo in pubblico - possono prendere le
distanze, dal nazismo.
Quindi tutto a posto? No, Perché il ragionamento si basa su una menzogna che, a sua volta, trae forza dalla inesistente cesura tra
ebraismo e sionismo, tra diaspora, frutto dell’antisemitismo più feroce e
volgare, e sacrosanta formazione dello
stato di Israele. Ma lasciamo stare, e
torniamo al fischietto per cani.
Dal
momento che neppure i fascisti si professano più, pubblicamente, antisemiti, si lanciano messaggi
cifrati, come si fa con i cani (quando si dice
il caso…), usando il fischietto a ultrasuoni, però ideologici. Ecco la sociologia della conoscenza, applicata. Quella che smaschera. O così, almeno crediamo.
Si prenda il caso di Soros, miliardario, abilissimo giocatore di borsa, uomo
coltissimo, che non nasconde le sue idee
liberal (perché dovrebbe?), anzi appena può, aiuta movimenti,
partiti e istituzioni che difendono
questa causa politica. E' un suo diritto.
Naturalmente, Soros si è trasformato nella bestia nera dei fascisti reinventatisi antisionisti. Si evita perciò - ecco il punto - di evocare le sue origini ebraiche, per lanciare però "messaggini" (diciamo così) cifrati. Arrivano, con gli ultrasuoni... Chi vuole capire, eccetera, eccetera.
Si prenda ad esempio il problematico post (definiamolo così, per carità di patria) di Luigi Iannone, dove si pubblica la foto di Soros e del Primo Ministro austriaco Kurz. Soros, per inciso, lo ha incontrato per perorare la causa di un'università privata, da lui finanziata, soppressa in Ungheria da Orbán, altro noto “antisionista”.
Ora, sopra la foto, uscita sulla pagina Fb di Iannone, spicca il titolo “Zeitgeist”, spirito del tempo. E quale sarebbe lo spirito del tempo? Quello di un miliardario che incontra un politico di destra, un conservatore. Forse si saranno stretti la mano. E allora? Che male c'è? Non capisco? Di solito, la destra vede con favore la ricchezza, Ripeto, che problema c’è? Forse però, non è proprio così. La destra normale, quella conservatrice, non ha nulla da ridire, il fascismo invece sì. Perché odia la ricchezza, soprattutto se in mani ebraiche, come del resto prova storicamente la promulgazione delle leggi razziali del 1938.
Pertanto, quale potrebbe essere - potrebbe, sottolineo - il messaggio ad ultrasuoni? Che lo "spirito del tempo" vede gli ebrei ricchi andare d’accordo con i politici della destra tradizionale, quella dei corrotti che tradiscono gli ideali antiplutocratici e antisemiti del fascismo. Come sembra evincersi - sembra, sottolineo - anche dai commenti. Non tutti, mi pare, agli ultrasuoni.
Tesi, che più in generale, dunque al di là del senso da attribuire al post di Iannone, rinvia all'immaginario
del neofascismo duro, puro e ottuso (ma potrebbe essere
altrimenti?). Un mondo, popolato di lunatici (non trovo altro termine),
che, tra l'altro, mostra, ancora una volta, di non aver
mai letto Giano Accame: fascista intelligente dal volto umano
(rara avis) e amico di Israele. Nei suoi libri, già
venticinque anni fa, si scriveva che gli ebrei da un pezzo avevano perso il
monopolio del denaro. E che quindi, sostenendo la tesi del complotto ebraico ci si rendeva odiosi e ridicoli. Una pena, insomma. Eppure...
Iannone, tempo fa, mi fece notare che lui non era di destra. E che la destra era inutile. Anzi, sottolineò che aveva addirittura scritto un libro in argomento. Ora, forse, credo di capire.
Iannone, tempo fa, mi fece notare che lui non era di destra. E che la destra era inutile. Anzi, sottolineò che aveva addirittura scritto un libro in argomento. Ora, forse, credo di capire.
Carlo Gambescia