sabato 3 novembre 2018

Einaudi pubblica “Istruzioni per diventare fascisti”
Il  Vernacoliere  di Michela Murgia


“Il vero populista si cura di tutti secondo proporzione: ai poveri offre un po’ di pesce gratis ogni tanto, alla classe media il frigo dove mettere quello che le avanza e all’alta borghesia lo stagno dove tutti potranno pagare per pescare.”
(Michela Murgia  Istruzione per diventare fascisti” Einaudi)




I due principali  difetti di  Michela  Murgia scrittrice, sono (uno) il  voler  dire la sua su  tutto,  e (due) un fondo di   mediocre cristianesimo pauperista  che le impedisce di apprezzare la modernità economica. Insomma, è  pasoliniana, senza  avere nelle vene il pathos di Pasolini e berlingueriana, senza il  severo cursus honorum  di  Berlinguer. Una dilettante allo sbaraglio. E di conseguenza una confusionaria.  Che in un momento di confusione, come questo,  non poteva non  pubblicare un libro, talmente confuso, dove tutti sono definiti  fascisti, perché populisti:  categorie politiche, se abbiamo capito bene,  dove, di riffa o di raffa, finiscono per rientrare tutti gli italiani: poveri, ricchi e medi.  Tutti dannati. Anzi, con-dannati.
Se si volesse, trovare un concetto,  capace di riassumere l’idea-forza ( si fa per dire) di Istruzioni per  diventare  fascisti,  lo si potrebbe individuare  in quello di uguaglianza. Dal momento che, secondo la Murgia, tutti coloro che non credono nell’uguaglianza degli uomini e delle donne  sarebbero  fascisti.  Ora, esistono molti  tipi di uguaglianza,  formale,  sostanziale, nei punti partenza, nei mezzi, nei fini, eccetera,   ma la  Murgia, non chiarisce.  Diciamo allora, che volgarizza  le tesi di Bobbio, senza essere Bobbio.
Finisce qui?  No, perché  Istruzioni per  diventare fascisti   avrebbe anche un intento ironico. Avrebbe... Dal momento che  in appendice  c’è un grottesco  fascistometro (*),  messo insieme saccheggiando un celebre classico della sociologia (ormai, alla  Einaudi passa di tutto, perché il redattore tipo legge solo graphic novel...).  Ma anche qui, purtroppo,  la Murgia, flaianeggia senza essere Flaiano.
Ad esempio, cosa  significa che il “populista”, un fascista in incognito insomma,  “si cura di tutti secondo proporzione?   Il concetto di  proporzionalità  rimanda  a un'  arte  di  governo, che non è populista né antipopulista,  perché  rinvia  al  principio aristotelico, poi tomista,  infine hayekiano,  della giustizia distributiva,  che consiste in un impersonale  dare a ciascuno il suo,  come accade nell’economia di mercato. Chiamala se vuoi,   mano invisibile del merito che si fa  prezzo. 
Pesci,  frigoriferi, e stagni rinviano invece  a una concezione commutativa della giustizia,  che implica un centro redistributore.  Altrimenti detto:  un potere forte, che va in forma scalare dallo stato welfarista a quello totalitario.  Quindi,  se proprio di populismo e fascismo si desidera   parlare,  il principio commutativo, del togliere all’uno per dare all’altro, rinvia a forme centralizzate e costruttiviste  di tipo fascista e  comunista. Chiamala se vuoi,  mano visibile di uno  stato opprimente, che  dà un prezzo a ogni singolo, indipendentemente dal merito.
Michela Murgia
L’abbiamo messa giù dura?   Voliamo troppo alto?  Sempre meglio che volare basso come la  Murgia.  
In realtà si dovrebbe parlare solo di ciò che si conosce.  Non c’è nulla di peggio del fesso/a che crede di essere qualcuno o qualcosa. E giù stupidaggini.
Dicevamo di un classico della sociologia in argomento.  Ecco, se  proprio si vuole leggere  un libro  che   aiuti a capire  cosa sta accadendo,  invece di perdere  tempo con i questionari replicanti di una tuttologa, ci si rimbocchi le maniche e si legga La personalità autoritaria, imponente studio sociologico,   pubblicato  nel 1950,    a cura  di  Adorno e altri.
Il volume, frutto di approfondite ricerche, fornisce  alcune  scale per lo studio del rapporto tra autoritarismo, etnocentrismo, fascismo e processi di socializzazione.  Le scale rinviano a proposizioni  che raccolgono i luoghi comuni più diffusi  del sentire autoritario, po-ten-zial-men-te  fascista,  non  fascista tout court.  L'esatto contrario di quel  che intende  la Murgia con il “fascistometro”,  e per giunta  senza alcuna  preparazione e  senso della distanza scientifica.  Sicché ha trasformato  un classico della sociologia nel  Vernacoliere.  Insomma, barzellette, e di pessimo gusto.  
Ergo, la Murgia  adorneggia senza essere Adorno.  Però le  rimane sempre il Vernacoliere.

Carlo Gambescia