Il “giornalismo con la schiena dritta”,
secondo Alessandro Di Battista
secondo Alessandro Di Battista
Ma si può sapere cosa vuole Alessandro Di Battista? Da
dove viene il suo odio per la società
aperta? Al fondo, insomma, per tutto ciò
che è liberale? Perché di questo si
tratta.
I
fatti. Il post-deputato grillino, ha scritto un post sulla sua pagina Fb dove, per difendere
Virginia Raggi (e anche se stesso), contrattacca insultando.
“Chi davvero sta colpendo la libertà di stampa sono svariati sicari dell'informazione ormai distaccati dalla realtà e capaci di scendere in piazza per difendere esclusivamente la loro posizione di potere che ha molto più a che fare con quella servitù volontaria descritta da Étienne de
Ora,
Di Battista non era nessuno, si è infilato, come un surfista, tra le onde
populiste, che ha scalato e cavalca. Si chiama mobilità sociale, tipica della società aperta. Avrebbe fatto la stessa carriera nel Cile di
Allende e Pinochet? Nella Cuba di
Castro? Nella Corea del Nord? Nel
Venezuela di Chavez? Nella Russia di
Putin? Società chiuse, dove la libertà era ed è un
miraggio? Governate, queste sì, dai “sicari” dell’informazione e della politica.
E
invece lui, Di Battista, vive in Italia, viaggia, si gode la vita, dice le stupidaggini che vuole. E c’è pure chi vi crede. E lo vota. Di che si lamenta?
Sto
scrivendo delle banalità. Lo so. Parlo dell’ ABC della politica liberale. Dovremmo essere tutti d’accordo. Eppure… Un
inciso, dover pubblicare, costretto dagli eventi, un pezzo su un personaggio intellettualmente mediocre come
Di Battista, mi sconforta. Che tristezza. Eppure, devo farlo.
E
allora andiamo subito alla concezione
del mondo (parola grossa) di Alessandro Di Battista.
Si
presti attenzione ai professionisti che indica come campioni
del “giornalismo con la schiena dritta”: Marco Travaglio, Massimo Fini, Fulvio Grimaldi,
Pietrangelo Buttafuoco. Nell’ordine: un giacobino, un talebano, un
terzomondista d’antan, un islamo-fascista. Gli
altri nomi, Bechis, Costamagna, Gabanelli, rinviano al giornalismo delle
piazze in favore di telecamera. Bechis è il più inquietante, sempre ben
informato. Troppo. Lui dice che studia.
Mah… Infine, Alberto Negri, scrive bene, ma legge le relazioni internazionali inforcando le
lenti del pacifismo e del moralismo. Diciamo però, che è l’unico che si salva. Un bastian contrario, vero. Forse.
Giornalisti "dalla schiena dritta" che però rinviano, ideologicamente,
a un’idea di società chiusa, dove
le maggioranze, leninisticamente manipolate da pochi eguali più eguali degli altri, decidono a colpi di “sappiamo noi quale sia il bene per voi”. Il massimo dell'élitismo, altro che élite contro il popolo... Voegelin, parlava di gnosticismo politico.
Il
professor Sartori, pace all’anima sua,
sosteneva sulla scorta di Tocqueville e di un sano pensiero liberale - lo stesso detestato da Di Battista e dai “giornalisti con la schiena dritta” - che
il criterio della maggioranza onnipotente, nella migliore delle ipotesi, conduce speditamente alla dittatura. Mentre, quel che conta veramente
è la possibilità di una naturale
alternanza al potere. Per fare ciò però occorre, che
maggioranza e opposizione condividano
i valori fondamentali della società
aperta: democrazia rappresentativa,
separazione dei poteri, stato di
diritto e libero mercato. Per poi dividersi fisiologicamente sul resto (quanto stato? quanto mercato?, eccetera, eccetera). Se invece stampa, partiti e cittadini si dividono patologicamente sui fondamentali valori liberali, in nome del popolo contro i traditori del popolo, la società da aperta rischia di trasformarsi in chiusa. Quel
che sta accadendo in un’ Italia dove si teorizza il chilometro zero politico. Dove, semplificando, l'idea di maggioranza, diventa un martello totalitario per schiacciare, menando colpi forsennati, quelle minoranze che sono il sale della democrazia liberale.
E - attenzione - personaggi dalla “schiena dritta” come il giustizialista Travaglio, nemico della separazione dei poteri; gli anti-occidentalisti Fini e Grimaldi, nemici del mercato; gli anti-liberali come Buttafuoco cantori delle "rivoluzioni nazionali" fasciste e naziste tra le due guerre mondiali, sono tutti, dico tutti, testimonial della società chiusa. Per dirla dottamente, addirittura i precursori, per così dire in tempo reale, di quel che sta accadendo di brutto all'Italia.
E - attenzione - personaggi dalla “schiena dritta” come il giustizialista Travaglio, nemico della separazione dei poteri; gli anti-occidentalisti Fini e Grimaldi, nemici del mercato; gli anti-liberali come Buttafuoco cantori delle "rivoluzioni nazionali" fasciste e naziste tra le due guerre mondiali, sono tutti, dico tutti, testimonial della società chiusa. Per dirla dottamente, addirittura i precursori, per così dire in tempo reale, di quel che sta accadendo di brutto all'Italia.
Ecco,
dunque, il magnifico modello di sviluppo politico ed economico propugnato da Alessandro Di Battista. Al quale attingerebbe il “giornalismo
con la schiena dritta”. Certo, quel tipo
di “schiena dritta” che va di moda nel Venezuela di Chavez e
Maduro, paradiso che
tanto piace a Di Battista. Perché non va a vivere laggiù?
Un’ultima
cosa. Dalle sue non proprio vaste
letture Di Battista, trae il
concetto di “servitù volontaria
descritta da Étienne de La
Boétie ”. Che dire? Cascami
ideologici della cosiddetta “Italian theory” (si veda l’acuto saggio di Portinaro in argomento), una scuola (o
quasi) post-marxista che, dal momento che considera il liberalismo una
forma di totalitarismo, usa il concetto
di servitù volontaria per criticare la società aperta, la società liberale,
insomma.
In
realtà, come gli storici delle idee
insegnano, Étienne de La Boétie
criticava il nascente stato assoluto. Quindi, l’errore
dov’è ? Nel fatto che si utilizza un concetto liberale per
criticare un totalitarismo liberale che non esiste, se non nella mente contorta
di Alessandro Di Battista. Il quale, invece di rileggersi (o meglio leggersi) le
pagine di Tocqueville sulla tirannia della maggioranza, cita, forse
senza neppure saperlo, l’ Étienne de La Boétie che piace ai post-marxisti italiani, nemici assoluti della società aperta, da sempre, infaticabilmente, in cerca
del comunismo ideale.
Insomma,
i due estremi, populismo (grillino) e marxismo (post-iccio), intenzionalmente o
meno, si ricongiungono. Certo, sempre con la “schiena dritta”. Salvo
poi spezzarla, una volta agguantato il
potere, a chi la pensi diversamente.
Carlo Gambescia