venerdì 9 novembre 2018

La guerra della Lega  agli immigrati
L’Italia degli infami



La parola infame, stando ai vocabolari,  ha due significati: 1) indica chi sia “atrocemente contrario alla dignità della persona umana";  2) l' agire  “che denota  o ricorda una perversa volontà di nuocere".
Pertanto la politica sugli immigrati della Lega, complici gli alleati di governo pentastellati, può essere definita infame.  Dalla chiusura dei porti  alle restrizioni mirate  per la concessione dell’asilo politico fino  a quelle cervellotiche per  l’ accesso ai servizi sociali.   Da ultimo -  è di ieri  -  la Lega, propone di introdurre  un’ imposta dell’1,5 per cento che andrà a colpire tutti i trasferimenti di denaro, per ragioni non commerciali,  superiori ai 10 euro, verso paesi extra Ue.  E’ evidente che si vogliono colpire le stesse rimesse degli emigranti, che hanno favorito, quando eravamo noi a “partire”,  la bilancia con l' estero dell’Italia.  Non si dimentichi mai:  furono  le cosiddette partite invisibili  che in qualche misura  cambiarono,  e in meglio, l'Italia.  Cara vecchia mano invisibile del mercato.  Altro che la mano visibile dello stato...     
Non si chieda  però a un infame come  Salvini,  abituato  a  vincolare la dignità della persona alla nazionalità di provenienza,  di fare ragionamenti del genere, né  ai cosiddetti "sovranisti"  che lo votano di documentarsi meglio.  Si vota con la pancia. E’ la democrazia bellezza. Vince chiunque la spari più grossa. E  indichi  il capro espiatorio più ghiotto e facile da capire  e ricordare. Ovviamente - non sia mai - nel rispetto della legge. 
Come se un voto, per giunta di fiducia,  potesse "aggiustare" moralmente  leggi infami,  contrarie alla dignità della persona, come da vocabolario,  frutto, tra l'altro, di un lavorìo politico,  meschino e sordo,  un' autentica volontà di nuocere, sempre da vocabolario:  si  taglia qui,  si vieta  lì. Misure ben riassunte dal Decreto Sicurezza che moltiplicherà solo il numero dei clandestini alla deriva per le città italiane con una specie di  “foglio di via”  tra le mani. Dal momento che non esiste  alcun accordo sul rimpatrio con i paesi di provenienza,  né abbondano i  denari, perché  i fondi per i servizi sociali per gli immigrati sono stati  tagliati o ridotti.  Certo, "la pacchia doveva finire"... Il diritto alla  Cadillac, che veniva consegnata chiavi in mano nei porti italiani  di arrivo,  andava  cassato.   
Decreto-Infame andrebbe denominato.  Ci sarebbero le ragioni per molti prefetti -  che in questi giorni stanno ricevendo circolari  -   di dare le dimissioni.  Per non essere complici di una legge infame, varata da un pugno di infami, nel silenzio o plauso di un Paese di infami.  
Perché  lo stesso  atteggiamento  passivo,  non riguarda la  sola classe eletta di governo,  bensì molti  italiani  che   fanno finta di niente,  chiusi in un  egoismo, da “solennità domenicali”. Proprio come nel 1938.  
Italia degli  infami. Qualcuno prima o poi  presenterà il conto.  E' già successo.  
Carlo Gambescia