Le radici metapolitiche dello scontro tra l' UE e l' Italia di Salvini
e Di Maio
Comunità e contratto
Comunità
e contratto sembrano concetti astratti, ma in realtà non è così. Mi è capitato di scoprire. durante lezioni e conferenze,
che l’uditorio, soprattutto se composto di giovani non ne capisse il contenuto, né in particolare il valore esemplificativo,
quando e se concettualmente applicati all’analisi
metapolitica della politica.
Ad
esempio - il lettore sorriderà, perché vado a sempre a parare da “certe parti” - il Governo giallo-verde crede nell'idea di comunità, e infatti vuole fare
cartastraccia del contratto europeo.
Salvini e Di Maio, nonostante abbiano firmato un contratto di governo (classico omaggio del vizio alla
virtù), ragionano secondo lo stesso schema
che a suo tempo, oppose Robert Filmer, difensore di una società
patriarcale, da Adamo ai monarchi inglesi, fondata sulla comunità-famiglia, comandata da
un Padre-Dio, e John Locke, che invece teorizzava,
il libero contratto, anche politico, tra individui liberi, non
legati o frenati da alcuna comunità organica.
Sicché,
per venire al punto, il nazionalismo - oggi si chiama sovranismo… - non è che una sopravvivenza di un pensiero fondato sull’idea di comunità:
la nazione come grande famiglia per la quale ci si deve sacrificare, se occorre,
come in guerra, addirittura donando la
propria vita.
Naturalmente,
semplifico. Ad esempio, i vari Risorgimenti nazionali dell’Ottocento,
tra cui quello italiano, furono forme miste di
comunità-contrattuali: mescolanza di
tradizione (la comunità) e modernità (il contratto). Esiste anche in politica, quindi, un problema, come in chimica, di predominanza
o equilibrio, in una determinata formula-sostanza, di un elemento sull’altro.
Però,
ecco il punto, alla radice, un pensiero comunitario resta tale. Soprattutto, in
occasione delle prove di forza. Quindi, per capirsi, coloro che votano allegramente Cinque Stelle o Lega, potrebbero
ritrovarsi un giorno - certo, è un’ipotesi - con un fucile
tra le mani e una divisa militare addosso.
Perché la grande famiglia, dunque la comunità, impone, come detto, grandi sacrifici, persino quello della
vita. Comunità, non significa solo reddito di cittadinanza, ma anche, come
recitava la propaganda fascista, arcicomunitaria: "Credere Obbedire Combattere".
Ripeto, il comunitarismo, una volta che si è accettata la sua logica,
non fa alcuno sconto. Si pensi, come dicevo all’inizio, alla differenza di approccio, a proposito della legge finanziaria (per chiamarla all’antica), tra l’Italia e l’UE. Bruxelles chiede il rispetto del contratto (semplifichiamo), come si trattasse di un rapporto commerciale tra due macro-individui, Roma, vuole sottrarsi, evocando le ragioni, non commerciali, di una macro-comunità, l’Italia.
Ovviamente, il Governo giallo-verde, si nasconde, neppure tanto bene, per ora, dietro le ragioni commerciali della crescita economica, eccetera, eccetera, ma alla radice la sua logica è comunitaria. Difficilmente, UE e Italia potranno intendersi, a meno che uno degli attori non decida di fare un passo indietro.
Si dirà, ma l’idea europea, non rinvia anch’essa a un’idea comunitaria? Sì, ma anche in questo caso, sfrondata dalla sua retorica, la radice della logica UE rimanda al contrattualismo.
I concetti sociologici, come quelli di contratto e comunità sono utilissimi perché racchiudono una valenza metapolitica, nel senso delle regolarità, cioè di fenomeni che si ripetono e che rispondono a una loro logica interna, spesso inesorabile.
Il lettore, come gli studenti di cui parlavo all’inizio, si e mi chiederà la ragione precisa dell' asserzione. Presto detto. Perché i concetti di contratto e comunità consentono di ricondurre l’analisi della politica al suo grado zero, al raffronto tra fattori elementari, racchiusi, per l'appunto, in concetti, nudi e crudi (per così dire), privi di qualsiasi valore retorico.
E cosa ci dice il grado zero? Uno, che storicamente, in termini di danno sociale, il contrattualismo è meno pericoloso del comunitarismo. Due, che se si accetta la logica comunitaria, non si può poi sfuggire alle sue conseguenze, buone e cattive: dal reddito di cittadinanza all’elmetto chiodato.
Credo, non ci sia altro da aggiungere. Qui terminano le terre conosciute della metapolitica. Hic sunt leones.
Carlo Gambescia