Dal 28 ottobre 1922 al 28 ottobre 2018
Dugin alla Mezz'ora, in attesa
di andare dalla Venier…
Quando
si dice il caso. Il 28 ottobre, anniversario
della marcia su Roma, data che i neofascisti italiani celebrano ancora oggi con banchetti e cerimonie, Aleksandr Dugin,
pensatore eurasista, profeta del nazional-boscevismo, da lui riverniciato
come Quarta Teoria Politica, rossobrunismo
al cubo, ha inaugurato ufficialmente, con un’intervista a "Mezz'ora", il nuovo corso populista e filofascista della Rai. Ovviamente
con due commissari politici aziendalisti in studio, annuenti, talvolta benedicenti: la conduttrice, Lucia Annunziata e l' "ospite" Paolo Mieli, con regolamentare libro appena uscito.
Dugin ha detto cose profondamente fasciste a un’ intervistatrice in formato Sky, che non ha mai battuto ciglio. Come le imperturbabili giornaliste dei film sui ritorni di Hitler e Mussolini. Dugin ha
rivendicato, in discreto italiano, l’importanza
dell’ ”illiberalismo”(si legga, antiliberalismo), negando, senza tanti giri di parole, il valore di una tradizione di pensiero, come quella occidentale, che pone al centro l' individuo. Del resto l'anti-individualismo, come ammette fervidamente Dugin, risale alle gloriose correnti slavofile dell’Ottocento, violentemente anti illuministe. Niente di nuovo, dunque. Concezioni nelle quali egli, studioso di Evola, si
riconosce, ripetiamo, con grande entusiasmo. Di qui, le sue fitte frequentazioni, che risalgono agli anni Novanta del secolo scorso, con i neofascisti italiani. I quali, restavano però stupiti - chi piacevolmente, chi meno - dal suo cristiano segnarsi a tavola, prima di levare forchette e calici.
Certo, la “Quarta Teoria Politica" invita al superamento delle altre tre, mettendole sullo stesso piano: liberalismo, fascismo e comunismo. Ma, per capirsi, mentre il liberalismo e il comunismo sono
espunti, la critica di Dugin al fascismo e al nazismo - se di
critica si può parlare - rinvia a quella, scontatissima, di intellettuali come Ernst Niekisch, teorico del nazional-bolscevismo, o, peggio ancora, di politici, appartenenti alla sinistra nazionalsocialista, come i
fratelli Strasser. Insomma, siano davanti a un filone di pensiero antiliberale, con scivolamenti verso il socialismo nazionale, da Dugin ricondotto nell'alveo di un tradizionalismo, politicamente panrusso
e antioccidentale. Una miscela velenosa ed esplosiva. Che però non sembra dispiacere a Putin, di cui Dugin è considerato, come dicono, ascoltato consigliere.
In studio, dinanzi a enormità filofasciste del genere, la parola fascismo è stata pronunciata da Mieli una volta sola, e per negare qualsiasi legame ideologico tra Salvini e Dugin. Secondo l'ex direttore del "Corriere della Sera" e autore di programmi storici per la Rai, Salvini, politico naïve per eccellenza, ignorerebbe addirittura l'esistenza della "Quarta Teoria politica". Del resto il leader leghista, sempre a suo parere, per ora sarebbe politicamente indefinibile. Cosa dire? Lasciamo a Mieli la responsabilità storica di questa affermazione. Quanto a Lucia Annunziata, la "sventurata rispose"(all'appello di Mieli): pur di non pronunciare il nome di Mussolini, evidentemente per evitare pericolosi accostamenti tra Dugin, Salvini e Mussolini, per ora sgraditi ai nuovi padroni politici della Rai, se n'è uscita con un "Mister M.". Grottesco.
In studio, dinanzi a enormità filofasciste del genere, la parola fascismo è stata pronunciata da Mieli una volta sola, e per negare qualsiasi legame ideologico tra Salvini e Dugin. Secondo l'ex direttore del "Corriere della Sera" e autore di programmi storici per la Rai, Salvini, politico naïve per eccellenza, ignorerebbe addirittura l'esistenza della "Quarta Teoria politica". Del resto il leader leghista, sempre a suo parere, per ora sarebbe politicamente indefinibile. Cosa dire? Lasciamo a Mieli la responsabilità storica di questa affermazione. Quanto a Lucia Annunziata, la "sventurata rispose"(all'appello di Mieli): pur di non pronunciare il nome di Mussolini, evidentemente per evitare pericolosi accostamenti tra Dugin, Salvini e Mussolini, per ora sgraditi ai nuovi padroni politici della Rai, se n'è uscita con un "Mister M.". Grottesco.
Si
è parlato - va riconosciuto, ma con i titoli di coda che
incombevano - dell’antisemitismo di
Dugin, senza però ricordare a cosa condusse l’odio anti-ebraico nelle sue incarnazioni naziste e fasciste. Ovviamente, nessun accenno ai pogrom zaristi, né alle purghe staliniste, anche di ebrei, né, infine, alla sadica vendita a Israele, un vero e proprio commercio, con tanto tariffe, di ebrei sgraditi al Cremlino.
E invece, tutto molto salottiero, con tocco soffice, soprattutto verso il giovane semidio Salvini. Ma anche verso i deliri di Dugin. Infatti, al di là della battutina iniziale dell' Annunziata (il “Rasputin di Putin"), cipigliosamente raccolta da Mieli, lo si è accostato persino a Solženicyn. Che è un po’ come mettere sullo stesso ascensore Fusaro e Gentile…
Diciamo che, chi segue la politica, si aspettava i vaneggiamenti fascisti di Dugin, ma non la complicità, sussiegosa, addirittura untuosamente aziendalista, di Lucia Annunziata e Paolo Mieli. Che pure vengono da sinistra. E ciò che maleodora di fascismo dovrebbero fiutarlo. Esageriamo? No, perché le cose vanno chiamate con il proprio nome: traditori della libertà.
Non dimentichiamo che il putiniano Foa, nuovo Presidente della Rai, ha nominato direttore del Tg2, un giornalista, già neofascista, ora esegeta di Putin, al quale ha dedicato una biografia, degna di una vita medievale dei santi, Gennaro Sangiuliano: scrittore con una quasi femminea passione per gli uomini forti, da Mussolini a Salvini, passando per Almirante, fino a Putin e Trump, al quale ha pure dedicato un’altra biografia, sempre apologetica.
E invece, tutto molto salottiero, con tocco soffice, soprattutto verso il giovane semidio Salvini. Ma anche verso i deliri di Dugin. Infatti, al di là della battutina iniziale dell' Annunziata (il “Rasputin di Putin"), cipigliosamente raccolta da Mieli, lo si è accostato persino a Solženicyn. Che è un po’ come mettere sullo stesso ascensore Fusaro e Gentile…
Diciamo che, chi segue la politica, si aspettava i vaneggiamenti fascisti di Dugin, ma non la complicità, sussiegosa, addirittura untuosamente aziendalista, di Lucia Annunziata e Paolo Mieli. Che pure vengono da sinistra. E ciò che maleodora di fascismo dovrebbero fiutarlo. Esageriamo? No, perché le cose vanno chiamate con il proprio nome: traditori della libertà.
Non dimentichiamo che il putiniano Foa, nuovo Presidente della Rai, ha nominato direttore del Tg2, un giornalista, già neofascista, ora esegeta di Putin, al quale ha dedicato una biografia, degna di una vita medievale dei santi, Gennaro Sangiuliano: scrittore con una quasi femminea passione per gli uomini forti, da Mussolini a Salvini, passando per Almirante, fino a Putin e Trump, al quale ha pure dedicato un’altra biografia, sempre apologetica.
Così
siamo messi, 28 ottobre 2018. A quando Dugin dalla Venier?
Carlo Gambescia
(*) Qui la registrazione: https://www.raiplay.it/video/2018/10/12-h-in-piu-0897e2cb-6a98-4cfa-9a53-db0c37157f87.html (dal minuto 39). Per una sintesi: https://www.huffingtonpost.it/2018/06/22/alexander-dugin-il-rasputin-di-putin-arriva-in-italia_a_23464868/