venerdì 2 novembre 2018

Caso Diciotti, chiesta dal  pm di Catania l’archiviazione per Salvini
 Sì, c’è un giudice  Berlino, ma può bastare?


Complimenti. La Procura di Catania ha riscoperto la separazione dei poteri. Perché,  proprio in virtù di essa,  si è  giudicata  insindacabile,  in quanto   “scelta politica”,  la decisione di Salvini di non far scendere a terra i 192 immigrati a bordo della Diciotti.  Si profila perciò un'archiviazione.
Il problema è interessante,  non tanto  perché Salvini ne ha subito approfittato per atteggiarsi a vittima (non solo, come vedremo...),  quanto per i limiti sociologici della divisione dei poteri. Attenzione, sociologici, dal momento che  l'analisi che seguirà è di tipo sociologico non giuridico, quindi incentrata sui reali  rapporti di forza  ( e relative conseguenze di fatto) tra differenti idee politico-sociali. 
Cosa significa che una  “scelta politica”  non può essere perseguita giuridicamente?  Le scelte politiche di Hitler e dei suoi seguaci furono  giustamente perseguite a Norimberga. Non si rispettò allora la separazione dei poteri?  In effetti, ancora oggi, non solo tra i nostalgici del nazifascismo, si definisce quel processo puramente politico, condotto dai vincitori contro gli sconfitti.  Insomma, altro che divisione dei poteri...  Così almeno alcuni sostengono.
Di regola, contro il liberalismo viene sempre sollevata la critica che tutti i suoi bellissimi principi, come ad esempio, la  separazione  dei poteri,  sono applicati in modo opportunistico. Quindi solo  a danno di alcuni. 
Ma chi sono questi  “alcuni”?  I nemici del liberalismo: Hitler lo era,  Salvini potrebbe esserlo. Di conseguenza,  evocare  la separazione dei poteri, contro coloro che aspirano a distruggere l’ordine liberale, sociologicamente parlando,  ne  favorisce  lo sviluppo sociale.  Semplificando:  in questo modo,  come già avvenuto, si rischia di aprire  la strada  al  suicidio  politico della società liberale.
Certo, Salvini, potrebbe non essere un nemico. La situazione, secondo alcuni osservatori  è ancora fluida.  Ma potrebbe anche non essere così.  Chi scrive propende per la seconda interpretazione: Salvini di liberale ha poco o punto. Salvini è pericoloso.  Hitler, da arcinemico del liberalismo,  distrusse la separazione dei poteri,  ponendo al centro del sistema  il partito  unico  nazionalsocialista (e soprattutto la sua figura carismatica di führer).  Dopo però - attenzione -  essersene servito (della separazione dei poteri),  per ascendere al potere conquistando  il parlamento tedesco, il potere legislativo,  soprattutto attraverso l' uso diffuso di una violenza,  che vide  gli altri due poteri, esecutivo e giudiziario, passivi o complici. Quindi la posta in gioco (il rischio Salvini) è alta.
Il liberalismo, tra  le altre ragioni, perse in Germania, proprio perché non ci si  rese conto, che nello stato di eccezione (cosa che tra l’altro la Costituzione di Weimar prevedeva), ad attacco politico si deve  rispondere contrattaccando,  dunque, se necessario,  sospendendo la separazione dei poteri.
Sappiamo benissimo che quel che abbiamo fin qui scritto non è molto  liberale,  né  giuridicamente corretto dal punto di vista dei principi dello stato di diritto, che su questa pagina difendiamo regolarmente (quando ci fa comodo, potrebbe dire qualcuno…). 
Sappiamo altrettanto bene, che le anime belle del liberalismo (ogni idea politica ne ha…),  ritengono che il “terzo potere”,  proprio  mostrando la sua neutralità di giudizio,  possa rafforzare  nei cittadini la consapevolezza del valore dei due principi liberali dello stato di diritto e della separazione dei poteri. Si crede insomma  che la buona fede avrà sempre la meglio sul corrotto spirito di fazione. Insomma, che i buoni vinceranno,  evitando di sporcarsi le mani. Beati loro.
Purtroppo, l’esperienza nazionalsocialista (ma anche quella del fascismo italiano) insegna  che non è così.  Ad esempio,  Salvini, questa mattina, invece di dichiarare, come piacerebbe alle anime belle del liberalismo, che  in questo sistema  (liberale) c’è un giudice a Berlino, minaccia rappresaglie contro i giudici che lo hanno indagato.            
Pertanto,  il vero punto della questione è  tracciare  weberianamente una linea di demarcazione  tra etica dei principi, che,  per eccessiva  fede nella  bontà umana,  rischia di portare all’affossamento della società liberale, ed etica della responsabilità, che invece, intervenendo per tempo, chirurgicamente, può difenderla dai suoi nemici, prendendo atto che ogni nemico va stroncato, prima  che sia troppo tardi. Tradotto: il processo politico a Hitler e ai nazisti, andava fatto prima, non dopo. Insomma, prima che Hitler massacrasse lo stato di diritto. E non solo.
Qualcuno si chiederà:  dove  sono oggi  i politici liberali  in grado di tracciare la linea?  Diciamo che questa, purtroppo, è un'altra storia.   

Carlo Gambescia