Caso Diciotti, chiesta dal pm di Catania l’archiviazione
per Salvini
Sì, c’è un giudice Berlino, ma può bastare?
Complimenti. La Procura di Catania ha riscoperto la separazione dei poteri. Perché, proprio in virtù di essa, si è giudicata insindacabile, in quanto
“scelta politica”, la decisione di Salvini di non far scendere a terra i
192 immigrati a bordo della Diciotti. Si profila perciò un'archiviazione.
Il
problema è interessante, non tanto perché Salvini ne ha subito approfittato per atteggiarsi a vittima (non solo, come vedremo...), quanto per i limiti sociologici
della divisione dei poteri. Attenzione, sociologici, dal momento che l'analisi che seguirà è di tipo sociologico non giuridico, quindi incentrata sui reali rapporti di forza ( e relative conseguenze di fatto) tra differenti idee politico-sociali.
Cosa significa che una “scelta politica” non può essere perseguita giuridicamente? Le scelte politiche di Hitler e dei suoi seguaci furono giustamente perseguite a Norimberga. Non si
rispettò allora la separazione dei poteri? In effetti, ancora oggi, non solo tra i nostalgici
del nazifascismo, si definisce quel processo puramente politico, condotto dai
vincitori contro gli sconfitti. Insomma,
altro che divisione dei poteri... Così almeno alcuni sostengono.
Di
regola, contro il liberalismo viene sempre sollevata la critica che tutti i suoi bellissimi principi, come ad
esempio, la separazione dei poteri, sono applicati in modo opportunistico. Quindi solo a danno di alcuni.
Ma
chi sono questi “alcuni”? I nemici del
liberalismo: Hitler lo era, Salvini
potrebbe esserlo. Di conseguenza, evocare la separazione dei poteri, contro coloro che
aspirano a distruggere l’ordine liberale, sociologicamente parlando, ne
favorisce lo sviluppo sociale. Semplificando: in questo modo, come già avvenuto, si rischia di aprire la strada al suicidio
politico della società liberale.
Certo,
Salvini, potrebbe non essere un nemico. La situazione, secondo alcuni osservatori è ancora fluida. Ma potrebbe
anche non essere così. Chi scrive propende per la seconda interpretazione: Salvini di liberale ha poco o punto. Salvini è pericoloso. Hitler, da arcinemico del liberalismo, distrusse la separazione dei poteri, ponendo al centro del sistema il partito unico nazionalsocialista (e soprattutto
la sua figura carismatica di führer). Dopo però - attenzione - essersene servito (della separazione dei poteri), per ascendere al potere conquistando il parlamento
tedesco, il potere legislativo, soprattutto attraverso l' uso diffuso di una violenza, che vide gli altri due poteri, esecutivo e giudiziario,
passivi o complici. Quindi la posta in gioco (il rischio Salvini) è alta.
Il
liberalismo, tra le altre ragioni, perse
in Germania, proprio perché non ci si rese conto, che nello stato di eccezione
(cosa che tra l’altro la
Costituzione di Weimar prevedeva), ad attacco politico si
deve rispondere contrattaccando, dunque, se necessario, sospendendo la separazione dei poteri.
Sappiamo
benissimo che quel che abbiamo fin qui scritto non è molto liberale, né giuridicamente
corretto dal punto di vista dei principi
dello stato di diritto, che su questa pagina difendiamo regolarmente (quando ci
fa comodo, potrebbe dire qualcuno…).
Sappiamo altrettanto bene, che le anime
belle del liberalismo (ogni idea politica ne ha…), ritengono che il “terzo potere”, proprio
mostrando la sua neutralità di giudizio, possa rafforzare nei cittadini la consapevolezza del
valore dei due principi liberali dello stato di diritto e della separazione dei
poteri. Si crede insomma che la buona fede avrà sempre la meglio sul corrotto spirito di fazione. Insomma, che i buoni vinceranno, evitando di sporcarsi le mani. Beati loro.
Purtroppo,
l’esperienza nazionalsocialista (ma anche quella del fascismo italiano) insegna che non è così. Ad
esempio, Salvini, questa mattina, invece di dichiarare, come piacerebbe alle
anime belle del liberalismo, che in
questo sistema (liberale) c’è un giudice
a Berlino, minaccia rappresaglie contro
i giudici che lo hanno indagato.
Pertanto, il vero punto della questione è tracciare
weberianamente una linea di demarcazione tra etica dei principi, che, per eccessiva fede nella bontà umana, rischia di portare
all’affossamento della società liberale,
ed etica della responsabilità, che invece, intervenendo per tempo, chirurgicamente, può difenderla dai suoi nemici,
prendendo atto che ogni nemico va stroncato, prima che sia troppo tardi. Tradotto: il processo politico a Hitler e ai nazisti, andava fatto prima, non dopo. Insomma, prima che Hitler massacrasse lo stato di diritto. E non solo.
Qualcuno si chiederà: dove sono oggi i politici liberali in grado di tracciare la linea? Diciamo che questa, purtroppo, è un'altra storia.
Carlo Gambescia