domenica 25 novembre 2018

Pañuelo  fucsia e  gilet giallo
Come distruggere l'ordine liberale


Ancora non sappiamo come andrà a  finire in Francia la jacquerie dei gilet gialli. Contestatori  che da lontano  ricordano gli addetti alla manutenzione stradale. Macron non ha ancora preso posizione, ufficialmente. Parlerà martedì. Cederà?
In Italia, dove  è al potere  una specie di mostro a due teste, sovranista e populista,  la rivolta fiscale è ancora di là da venire, se mai verrà: perché da noi, sulla scia del vecchio cripto-populismo democristiano di  Tambroni, che voleva governare con i voti missini,  il Governo Salvini-Di Maio parla di tagli alle accise e forse, come allora, pure al prezzo dello zucchero...  

Per contro, ieri, Roma ha visto sfilare, pacificamente (ma non a parole e slogan)  le donne  dal  pañuelo  fucsia -   un fazzolettone triangolare,  che,  a dire il vero, da lontano, ricorda slippini femminili.  Si  marciava, con la benedizione welfarista dell'Onu, “contro la violenza di genere”: aggiornamento lessicale  di quella che una volta si definiva “violenza classe”. Nel senso, per capirsi, della colpevolezza a priori, un tempo, di tutti i borghesi, oggi di tutti gli uomini. Ragionamento totalitario.  E infatti la sinistra  si è intestata la gloriosa giornata.   
Parigi e  Roma, due manifestazioni profondamente diverse, ma in qualche misura simili. In che cosa?  Nell’egoismo da gruppo di pressione fuori controllo,  fiscale nel primo caso, sociale  nel secondo.      
In Francia, come si è  notato, protesta la  provincia dei Suv  in gilet giallo, divoratrice di chilometri e formaggi;  in Italia, l’individualismo  protetto del   pañuelo fucsia,  cittadino,  divoratore di "diritti garantiti" e tisane. 
Quel che però sembra prevalere  in tutti  è l’assoluta incomprensione della gravità del momento e del rischio che corre in Europa il sistema liberale.   Il vero  problema  non è il prezzo della benzina o il ritiro gratuito presso le Asl di  spray urticante, bensì l’onda antiliberale  che rischia di sommergere l’Europa. Sicché,  protestare, da un lato,  per mezzo euro di meno al litro e, dall'altro, per imporre un “politicamente corretto” che non è liberale  ma socialista (non lo si dimentichi mai...), significa  contribuire  alla vittoria dei populismi. Vuol dire non aver capito che equipaggio e passeggeri   protestano, e  stupidamente,  mentre la nave rischia di affondare.

Gilet gialli e fazzoletti fucsia sono oggettivamente alleati di Marine Le Pen, che gioca all'arruffapopoli, e di Matteo Salvini, che così può continuare a  recitare la parte della vittima del "politicamente corretto".    
Due stupidità politiche, quelle del Suv e dello spray,   che vanno a  fondersi insieme, come animate da un cieco desiderio di autodistruzione. Coinvolgendo nella caduta un sistema politico, economico e sociale, come quello liberale,  che, dalla democrazia parlamentare all’economia di mercato e allo stato di diritto,  ha giustamente favorito, se ci passa l’ accostamento,  motorizzazione individuale e  ascesa sociale, a cominciare proprio dalle donne.  
Non si vuole vincere, si vuole stravincere. E per il proprio egoismo, di classe e di genere. Che poi è la stessa cosa. Perché si vuole imporre un conflitto sociale fondato sulla non negoziabilità e su uno stramaledetto  individualismo protetto, di stampo socialista, che è l'esatto contrario dell'individualismo liberale.
Si è perso il senso del limite politico.  E  del ridicolo.

Carlo Gambescia