Pañuelo fucsia e gilet giallo
Come distruggere l'ordine liberale
Ancora
non sappiamo come andrà a finire in
Francia la jacquerie dei gilet gialli. Contestatori che da lontano ricordano gli addetti alla manutenzione stradale. Macron non ha ancora preso
posizione, ufficialmente. Parlerà martedì. Cederà?
In
Italia, dove è al potere una specie di
mostro a due teste, sovranista e populista,
la rivolta fiscale è ancora di là da venire, se mai verrà: perché da noi,
sulla scia del vecchio cripto-populismo democristiano di Tambroni, che voleva governare con i voti
missini, il Governo Salvini-Di Maio parla di tagli alle accise e forse, come
allora, pure al prezzo dello zucchero...
Per
contro, ieri, Roma ha visto sfilare, pacificamente (ma non a parole e slogan) le donne
dal pañuelo fucsia
- un fazzolettone triangolare, che, a dire il vero, da lontano, ricorda slippini femminili. Si marciava, con la benedizione welfarista dell'Onu, “contro la violenza di genere”: aggiornamento
lessicale di quella che una volta si
definiva “violenza classe”. Nel senso, per capirsi, della colpevolezza a priori, un tempo, di tutti i borghesi, oggi di tutti gli uomini. Ragionamento totalitario. E infatti la sinistra si è intestata la gloriosa giornata.
Parigi
e Roma, due manifestazioni profondamente
diverse, ma in qualche misura simili. In che cosa? Nell’egoismo da gruppo di pressione fuori controllo, fiscale nel primo caso, sociale
nel secondo.
In
Francia, come si è notato, protesta la provincia dei Suv in gilet
giallo, divoratrice di chilometri e formaggi; in Italia, l’individualismo protetto del
pañuelo fucsia, cittadino,
divoratore di "diritti garantiti" e tisane.
Quel
che però sembra prevalere in tutti è l’assoluta incomprensione della gravità del
momento e del rischio che corre in Europa il sistema liberale. Il vero
problema non è il prezzo della
benzina o il ritiro gratuito presso le Asl di
spray urticante, bensì l’onda antiliberale che rischia di sommergere l’Europa. Sicché, protestare, da un lato, per mezzo euro di meno al litro e, dall'altro, per imporre un “politicamente corretto” che non è liberale ma
socialista (non lo si dimentichi mai...), significa contribuire alla vittoria dei populismi. Vuol dire non aver capito che equipaggio e
passeggeri protestano, e
stupidamente, mentre la nave rischia
di affondare.
Gilet gialli e fazzoletti fucsia sono oggettivamente alleati di Marine Le Pen, che gioca all'arruffapopoli, e di Matteo Salvini, che così può continuare a recitare la parte della vittima del "politicamente corretto".
Due
stupidità politiche, quelle del Suv e dello spray, che vanno a fondersi insieme, come
animate da un cieco desiderio di autodistruzione. Coinvolgendo nella
caduta un sistema politico, economico e
sociale, come quello liberale, che,
dalla democrazia parlamentare all’economia di mercato e allo stato di diritto, ha
giustamente favorito, se ci passa l’ accostamento, motorizzazione individuale e ascesa sociale, a cominciare proprio dalle
donne.
Non
si vuole vincere, si vuole stravincere. E per il proprio egoismo, di classe e
di genere. Che poi è la stessa cosa. Perché si vuole imporre un conflitto sociale fondato
sulla non negoziabilità e su uno stramaledetto individualismo protetto, di stampo socialista, che è l'esatto contrario dell'individualismo liberale.
Si è perso il senso del limite politico. E del ridicolo.
Si è perso il senso del limite politico. E del ridicolo.
Carlo Gambescia