giovedì 8 novembre 2018

Trump  e   “Il Principe”
Machiavelli per mafiosi




Amici americani, mi raccontavano, proprio ieri,  della rete  FOX sempre più  accucciata sulle posizioni  di Trump, e per contro della CNN prontissima  a cogliere  in flagrante,  probabilmente, il presidente più irresponsabile dell’intera storia degli Stati Uniti.  
Esagerazioni?  Si pensi solo alle prime due decisioni di Trump, all’indomani delle elezioni di Midterm:  liquidare un ministro della Giustizia, non compiacente,  e insultare, davanti a tutto il mondo, un rappresentante della stampa libera, un dipendente della CNN, colpevole  di non pensarla come il magnate  newyorkese.  
Ciò  significa che  Trump, al di là delle nostre scelte di campo,  è  un pericolo oggettivo  per la libertà di tutti:  quanto più il suo potere si facesse assoluto,  tanto più la libertà sarebbe a rischio. Negli Stati Uniti, ovviamente, ma anche in Europa, dove, come vedremo,  ha alcuni  ammiratori politici.  Trump purtroppo rischia di trasformarsi  in pericoloso modello politico.       
  
Ecco, purtroppo,  cosa  accade, negli Stati Uniti,   culla della libertà di stampa  e  patria del giornalismo d'inchiesta.  Secondo le nostre modeste cognizioni  storiche,  gli Usa non erano così divisi dalla Guerra di Secessione. Anche allora, Lincoln divideva:  la battaglia politica, anche all'epoca  era  incentrata sulla decisiva importanza di  un modello di sviluppo economico e sociale, che avrebbe portato l’America a primeggiare nel mondo. E a rafforzarla,  fino al punto di poter difendere, e vittoriosamente,  la libertà in Europa, impedendo prima al nazifascismo, poi al comunismo di trasformare la culla della libertà politica  in una gigantesca  prigione totalitaria. Semplificando:  la libertà europea, faticosamente riguadagnata nel 1945, risale ai valori di libertà  politica ed economica difesi da  Lincoln e racchiusi in un modello di sviluppo che, in senso assoluto,  ha fatto grandi gli Stati Uniti e l'Europa.   
Ecco perché, sempre secondo gli  amici americani (un democratico e un repubblicano,  uno fa il giornalista free lance, l’altro è docente di college),  Trump è pericoloso: pur di conservare il potere  è disposto a tutto, anche a portare gli Stati Uniti indietro di oltre  centocinquant'anni. Di qui, la sua irresponsabilità. La tecnica di Trump, mi spiegava l’amico docente, è tipicamente machiavellica: blandire e/o spegnere. E soprattutto fingersi, per quello che non è, un amico del popolo.   
Diciamo che Trump, ammesso che conosca Machiavelli ( probabilmente, al massimo,  avrà letto  The Mafia Manager), ne dà  una interpretazione para-criminale:  riduce il sapere  del Segretario fiorentino  a pillole, seppure velenose, di  logica pratica,  utili  al capo di una cosca politica, di cui  si considera, leader  indiscusso,  accampatasi a Washington.  Diciamo che dissimula e  parla in modo cifrato, come un mafioso.  Prontissimo, una volta demolito il modello checks and balances,  a passare all'azione.   
Del resto come si è osservato,  Trump,  finora  ha dato prova  di essere  molto abile  nell’uso di   una specie di fischietto per cani,  silenzioso  per i più, per gli esseri umani, ma udibile, e bene, dalle bestie  dell’antisemitismo e  del razzismo,  pronte a tradurre le sue terribili  tirate contro le  "élite disoneste"  e la "stampa corrotta" , in furenti  ondate di  odio politico  verso il   famigerato  ZOG (Zionist Occupation Government).  Che  da Washington, nonostante la guerra di liberazione intrapresa da Trump, continuerebbe  a comandare e soprattutto a intralciarlo.  Le lettere-bomba di ottobre  si spiegano anche così.     
Al fondo, si tratta di una visione  antisemita,   accettata e condivisa ad esempio  da personaggi  come Steve Bannon, nazionalista e tradizionalista,  già consigliere di Trump, e Aleksandr Dugin, teorico del panrussismo, vicino a Putin.  Due intellettuali di casa  in Italia,  ammiratori di  Salvini. E apprezzati dall'estrema destra. 
Ma allora come si spiega l’atteggiamento  favorevole  di Trump verso Israele?  Tra l'altro ricambiato?  Si spiega con il fischietto per cani. L’udito israeliano è sensibile, ma non al punto di intercettare i messaggi  ultrasuoni antisemiti che Trump  continua comunque   a  inviare  a una non piccola parte del suo elettorato.            
Il momento è grave.  La libertà è in pericolo.  E non solo negli Stati Uniti.


Carlo Gambescia