Trump e “Il Principe”
Machiavelli per mafiosi
Amici
americani, mi raccontavano, proprio ieri, della rete FOX sempre più accucciata sulle posizioni di Trump, e per contro della CNN prontissima a cogliere in flagrante, probabilmente, il presidente più
irresponsabile dell’intera storia degli Stati Uniti.
Esagerazioni? Si
pensi solo alle prime due decisioni di Trump, all’indomani delle elezioni di
Midterm: liquidare un ministro della
Giustizia, non compiacente, e insultare, davanti a tutto il mondo, un
rappresentante della stampa libera, un dipendente della CNN, colpevole di non pensarla come il magnate newyorkese.
Ciò significa che
Trump, al di là delle nostre scelte di campo, è un pericolo oggettivo per la
libertà di tutti: quanto più il suo potere si
facesse assoluto, tanto più la libertà
sarebbe a rischio. Negli Stati Uniti, ovviamente, ma anche in Europa, dove, come vedremo, ha alcuni ammiratori
politici. Trump purtroppo rischia di trasformarsi in pericoloso modello politico.
Ecco, purtroppo, cosa accade, negli Stati Uniti, culla della libertà di stampa e
patria del giornalismo d'inchiesta.
Secondo le nostre modeste cognizioni
storiche, gli Usa non erano così
divisi dalla Guerra di Secessione. Anche allora, Lincoln divideva: la
battaglia politica, anche all'epoca era incentrata sulla decisiva importanza di un modello di sviluppo economico e sociale,
che avrebbe portato l’America a primeggiare nel mondo. E a rafforzarla, fino al punto di poter difendere, e vittoriosamente, la libertà in Europa, impedendo prima al nazifascismo,
poi al comunismo di trasformare la culla della libertà politica in una gigantesca prigione totalitaria. Semplificando: la libertà europea, faticosamente
riguadagnata nel 1945, risale ai valori di libertà politica ed economica difesi da Lincoln e racchiusi in un modello di sviluppo che, in senso assoluto, ha fatto grandi gli Stati Uniti e l'Europa.
Ecco
perché, sempre secondo gli amici
americani (un democratico e un repubblicano,
uno fa il giornalista free lance,
l’altro è docente di college), Trump è
pericoloso: pur di conservare il potere
è disposto a tutto, anche a portare gli Stati Uniti indietro di oltre centocinquant'anni. Di qui, la sua irresponsabilità. La tecnica di Trump, mi spiegava l’amico docente, è tipicamente machiavellica: blandire e/o spegnere. E soprattutto
fingersi, per quello che non è, un amico del popolo.
Diciamo
che Trump, ammesso che conosca Machiavelli ( probabilmente, al massimo, avrà letto The Mafia Manager), ne dà una interpretazione para-criminale: riduce il sapere del Segretario fiorentino a pillole, seppure velenose, di logica pratica, utili al capo di una cosca politica, di cui si considera, leader indiscusso,
accampatasi a Washington. Diciamo che dissimula e parla in modo cifrato, come un mafioso. Prontissimo, una volta demolito il modello checks and balances, a passare all'azione.
Del resto come si è osservato, Trump, finora ha dato prova di essere molto abile nell’uso
di una specie di fischietto per cani, silenzioso
per i più, per gli esseri umani, ma udibile, e bene, dalle bestie dell’antisemitismo e del razzismo, pronte a tradurre le sue terribili tirate contro le "élite disoneste" e la "stampa corrotta" , in furenti ondate di odio politico verso il
famigerato ZOG (Zionist Occupation Government). Che da
Washington, nonostante la guerra di liberazione intrapresa da Trump,
continuerebbe a comandare e soprattutto a intralciarlo. Le lettere-bomba di ottobre si spiegano anche così.
Al fondo, si
tratta di una visione antisemita, accettata e condivisa ad esempio da personaggi
come Steve Bannon, nazionalista e tradizionalista, già consigliere di Trump, e Aleksandr Dugin,
teorico del panrussismo, vicino a Putin. Due intellettuali di casa in Italia, ammiratori di Salvini. E apprezzati dall'estrema destra.
Ma
allora come si spiega l’atteggiamento favorevole di Trump verso Israele? Tra l'altro ricambiato? Si
spiega con il fischietto per cani. L’udito israeliano è
sensibile, ma non al punto di intercettare i messaggi ultrasuoni antisemiti che Trump continua comunque a inviare a una non piccola parte del suo elettorato.
Il
momento è grave. La libertà è in
pericolo. E non solo negli Stati Uniti.
Carlo Gambescia