Il saluto militare dei calciatori turchi
Marionette tragiche
Alla
destra neofascista e populista è molto piaciuto il saluto
militare dei giocatori turchi in appoggio al bellicismo nazionalista di Erdogan.
La
destra, la peggiore destra che la storia
d’Italia abbia conosciuto, prova così di non aver imparato nulla. E da un errore, tra i
numerosi commessi, come quello di trascinare le forze armate, pur cosciente dell’impreparazione totale, in una guerra disastrosa, quella del 1940. Attenzione, parliamo di una guerra perduta da tutta l’Italia. E di
cui ancora paghiamo le conseguenze morali.
Combattuta in nome di che cosa ? Dello stesso bellicismo nazionalista che oggi sospinge i fascio-populisti ad ammirare imbambolati i
calciatori-soldati di un semidittatore. Un leader autoritario che ricatta l’Ue a colpi di immigrati e gioca con cannoni, carri armati e aeroplani gentilmente pagati o comunque forniti, in modo diretto o indiretto, da russi, americani ed europei.
Non
diciamo che l’esercito di Erdogan sia in
condizioni peggiori di quello di Mussolini, ma asseriamo che il suo bellicismo nazionalista gode di una libertà di manovra
frutto di una pericolosa condiscendenza economica dell’Occidente e dell’Oriente (per
semplificare). La sua Turchia in uniforme, economicamente parlando, non è una tigre carta, ma molto vi si avvicina.
Ora,
in un quadro di forte dipendenza
economica e politica da alleati di ogni genere,
il saluto marziale dei calciatori turchi
assume il significato di quello esibito nel
1938 dai calciatori italiani, allora, militarmente parlando,
nelle mani di Hitler. Dal momento che il Patto d’Acciaio era stato firmato solo pochi giorni
prima dell'inizio dei campionati mondiali.
I calciatori fascisti erano povere
marionette nelle mani di poteri totalitari che di lì a qualche anno per
un soffio, solo per un soffio, non cancellarono duemila anni di storia europea.
E i calciatori turchi? Ovviamente, ripetiamo, Erdogan non è Mussolini, né il mondo, così variegato, dei suoi alleati, ricorda la Germania hitleriana, ma la logica politica e sociologica è la stessa. Come è simile il lato tragicomico. Anche oggi abbiamo un nano politico che si atteggia a gigante, sulle cui spalle, a comando o meno, si
ergono altri illusi. A cominciare appunto da
quei calciatori.
Carlo Gambescia