La sinistra è antipatica?
Sì, ma pure la destra…
Ieri
si è discusso sulla pagina Fb di Carlo Pompei a proposito di un post scritto da Piero
Visani sull' alterco televisivo fra
Lilli Gruber e Giorgia Meloni (*).
Visani
giustamente ha segnalato la scortesia della Gruber che ha
liquidato, definendole sciocchezze, le affermazioni di persona ospite, la Meloni.
Ora,
che la sinistra intellettuale - scrittori, professori, giornalisti - se la tiri, come si dice, è un dato di fatto. Esiste un ottimo
libro di Ricolfi, dove il "complesso" di superiorità della sinistra
viene collegato al senso di soddisfazione di essere dalla parte giusta della
storia
Però,
a dire il vero, anche la destra
intellettuale, in particolare quella fascistoide, non è da meno. L’antimodernismo ad esempio è un luogo comune diffuso
tra
gli intellettuali di destra. Si tratta di una concezione che conferisce lo stesso senso di soddisfazione verso la storia, provato dalla
sinistra, ma con il torcicollo.
Poi
ci sono i politici di destra e di sinistra, tutti insieme, pronti a correre
dietro all’elettorato. puntando sulla
demonizzazione dell’avversario. Pertanto il senso di superiorità finisce
sempre per mescolarsi con la propaganda
elettorale. Ovviamente, con dosaggi differenti.
Per
tornare all’alterco televisivo di qualche giorno fa tra Lilli Gruber e Giorgia Meloni, ci si soffermi sul video (**). Da un lato la Gruber osserva la Meloni da aristocratiche altezze
stratosferiche, dall’altro la
Meloni, in modo arrogante, diciamo più plebeo, fa pura propaganda, da altezze altrettanto importanti. Alla fin fine pari sono.
Servirebbe
invece, al di là della questione di
deontologia giornalistica, giustamente rilevata da Carlo Pompei, una base comune, concettuale, fornita dal rifiuto di qualsiasi senso della storia a destra come a sinistra.
Insomma,
nessuno dovrebbe sentirsi al sicuro e superiore all’altro, perché la
storia non è di destra né di sinistra.
Dal momento che la libertà può essere cassata dalla destra come dalla sinistra.
Ora esaspererò, per ragioni di chiarezza, il concetto che desidero esporre: il nazismo ha cancellato fisicamente milioni
di uomini, in nome della razza; il
marxismo ne ha eliminati altrettanti, in nome del
comunismo.
Però, ecco il punto: sul piano della sensibilità intellettuale, si continua a riconoscere al marxismo la bontà delle intenzioni. Inoltre, il welfarismo in qualche misura ne ha raccolto l’eredità, depotenziandola e volgarizzandola. Sicché la sinistra, seppure socialdemocratizzata, continua a sentirsi superiore alla destra. Tuttavia, quest’ultima, soprattutto quella populista e fascistoide, si sente autorizzata a inseguire la sinistra, emulandone il welfarismo, ricondotto però nell’alveo del razzismo. Il “Prima gli italiani”, non è altro che una riedizione di vecchi slogan fascisti.
Di conseguenza, i due mondi continuano a non comunicare, sentendosi in realtà l’uno superiore all’altro. Il che spiega l’alterco tra la Gruber e la Meloni. Purtroppo , davanti a fratture sociologiche del genere, le regole, di buona educazione o altro, non servono. Occorrerebbe invece la condivisione di un comune sfondo liberale (da non confondere con il liberalsocialismo, il fiscalismo, il welfarismo e il politicamente corretto cattosocialista), che, una volta interiorizzato, potrebbe permettere ai contendenti di scorgere nella storia, non un fine, ma un mezzo rappresentato dal libero agire di uomini e donne, tesi a perseguire i propri interessi, e in questo senso uguali, concretamente uguali.
Insomma, la politica, di destra o sinistra, una volta consapevole di non poter fare o promettere miracoli aggrappandosi alle umani sorti progressive o regressive, dovrebbe fare un passo indietro. Detto altrimenti: Laissez faire, laissez passer. Ma questa è un’altra storia...
Carlo Gambescia
(**) Qui (in particolare 13.50): https://www.youtube.com/watch?v=YRMgdLa81Y4&fbclid=IwAR0yq8HJq6qnjy4OfhQCouXmLSvoRP79Jh0qz9zGXaBjhSIz68iqjmNn4Co