Il mito del nazionalismo alimentare
"Parmigiano o morte!"
Trump
non è che l’ultima espressione della cosiddetta cultura del chilometro zero. E probabilmente lo è in modo inconsapevole, perché a
differenza di altri presidenti è un figlio di papà cresciuto nella bambagia e nell'ignoranza della storia.
Anche in Italia però non è che al riguardo si scherzi... Basta accendere il televisore per sentire rimbombare nelle nostre orecchie, gli evviva alla filiera nazionale, al
prodotto biologico sotto casa, al chilometro zero. Molti forse non sanno o non ricordano che nella Francia nel Settecento una nuova
generazione (per il tempo) di economisti, i fisiocratici, lottò
per la libertà di commercio, in particolare del grano. Allora vietata all’interno di un Esagono imprigionato da vincoli e dazi interni. Bastavano
un inverno più lungo e un'estate più corta perché uomini, donne, vecchi e bambini morissero come mosche: intorno al chilometro zero si
moltiplicavano solo fame, miseria e morte.
Grazie
a queste grandi battaglie, rilanciate nella Gran Bretagna liberale dell’ Ottocento
(ma anche nel Piemonte di Cavour ), e ai progressi tecnici nel campo della refrigerazione e della chimica, la dipendenza dal chilometro zero si è a poco a poco dissolta. Il peso del nazionalismo alimentare e dell' agricoltura è decresciuto fino al punto di dover finanziare i lavoratori del settore come specie protetta…
Gli
stessi spettatori che ogni volta ridono, quando guardano il film di Benigni e Troisi, all’improvviso sprofondati
nell’Italia del Quattrocento, anch’essa vittima del chilometro zero difeso da ottuse
guardie confinarie, dovrebbero ridere delle scemenze racchiuse in
certi idioti spot commerciali
all’insegna del nazionalismo alimentare.
Naturalmente, si giustifica tutto ciò con la stupidaggine della difesa dei "sacri confini" della salute del consumatore... In realtà, alla radice di questo atteggiamento autolesionista vi sono le stesse sciocche e ignoranti paure, evocate nell' Europa della caccia alle streghe. Ad esempio, sulla patata, tubero commestibile che insieme all'oro giungeva in Europa stipato nei galeoni spagnoli.
Ecco,
quando Trump evoca i dazi sul parmigiano, eccetera, e l’Italia e l’Europa, rispondono “Parmigiano o morte!”, si dovrebbe ricordare che con il chilometro zero nella Francia del Settecento si moriva di inedia . Come morivano, e come mosche, i primi pellegrini stabilitisi sul suolo
americano. Allora la fame, frutto dell' isolamento, e le feroci scorrerie indiane erano le cause principali di morte. La guerra doganale del made contro il made non vede vincitori ma solo perdenti.
Laissez faire, Laissez passer, altro che nazionalismo alimentare…
Carlo Gambescia