Il viaggio di Mike Pompeo in Italia
È arrivato l’ambasciatore…
Qualcuno
dovrebbe spiegare a Trump che oggi la
politica internazionale è questione complessa,
soprattutto dopo la svolta multilaterale del 1945.
Esiste
un volontà transnazionale, uscita vincente
dalla guerra, ormai incarnatasi in
precise istituzioni, tesa a dare sempre più spazio alle alleanze politiche e al libero mercato nell’ambito
però di istituzioni internazionali accreditate, dove si dialoga invece di spararsi. Certo, sempre dentro i margini di una politica
realista e basata, in ultima istanza sui rapporti di forza. Però, ecco, tra
l’unilateralismo di Hitler e Mussolini e il multilateralismo post-Seconda guerra mondiale, pur nel
quadro dei grandi blocchi geopolitici, esiste una notevole differenza.
Trump
invece crede, di poter tornare all’unilateralismo, che è sinonimo di
isolazionismo in politica e protezionismo in economia, in un mondo multilaterale e altamente
istituzionalizzato (Onu, Ue, Fmi, Wto, eccetera, eccetera). Pertanto Trump
sembra preferire la politica degli ambasciatori, con mandato diretto, e non
importa se Segretari di Stato come Pompeo. Trump crede di vivere, per usare una parola
dotta, nel mondo
vestfaliano (dai trattati di Vestfalia, 1648), durato almeno fino a Hitler (compreso), regno
dell’unilateralismo. Ma soprattutto del ferro e del fuoco. Cosa che probabilmente Trump, che non va oltre gli aspetti volgarmente commerciali e personali delle questioni, ignora del tutto.
Il
che spiega il viaggio a comando di Pompeo in Europa, con tappe in Italia, Grecia,
Macedonia del Nord, Polonia. Qual è il senso geopolitico della missione? Questo:
“Se ci aiuterete in funzione antirussa e
anticinese noi saremo indulgenti con voi, solo con voi”.
Ad esempio, per l’Italia, sui dazi e
sulla Libia…
A
monte della missione di Pompeo non scorgiamo però gli Stati Uniti, in quando tali, ma la vacillante Presidenza Trump,
decisa a scaricare Putin, ex quasi
alleato, fattosi troppo giudizialmente pericoloso, e tesa a indicare nella Cina e nell’Iran i due capri espiatori, sempre secondo Trump, dei problemi
politici ed economici del suo elettorato pronto a bersi di tutto. Al quale egli liscia il pelo nazionalista e razzista,
non volendo ( perché se volesse potrebbe…) offrire altro. Trump prende in giro i
bruti che lo votano, come fa Salvini in Italia, alla stregua degli altri
leader sovranisti sparsi nel mondo.
In
Italia, il governo giallorosso è rimasto
interdetto. La componente rossa, per ora tace, quella gialla, attraverso Di Maio si è espressa come
Badoglio su un un’Italia che non vuole guerre economiche, ma pronta a
reagire ad eventuali attacchi di qualsiasi altra provenienza. Anche Conte e Salvini sono in imbarazzo. Il primo, che
sembra godere della stima (pare
anche amicizia) di Trump, resta però di
nazionalità italiana. E quindi, deve pesare le parole. Il secondo,
invece guarda decisamente a Mosca. Almeno così pare.
Qual
è il succo del nostro discorso? Che l’
“ambasciatore” politico di tipo
vestfaliano ha un che di ridicolo e
offensivo, perché l’Italia non è la Macedonia del Nord e vive
all’interno di un sistema geopolitico e geoecomico complesso,
multilaterale, come dicevamo all’inizio,
che non può essere annullato dagli interessi dinastici di Trump.
Ovviamente,
se l’Europa possedesse una sua struttura
governativa forte, con tanto di Ministro degli Esteri vero, Pompeo visiterebbe l’Italia solo per motivi
turistici. Ma così non è.
Carlo Gambescia