Russiagate
Perché Trump è pericoloso
L’Italia,
durante la Guerra Fredda, si trasformò in crocevia di spie russe e americane. Perciò quel che sta accadendo in questi giorni potrebbe apparire in linea con il passato.
Invece le cose sono profondamente cambiate. Con il Russiagate Roma è al centro di un conflitto fra Trump e i suoi oppositori politici, uno scontro durissimo che rivela la profonda divisione interna che contrassegna gli Stati Uniti, a cominciare dai servizi segreti. All’Italia, insomma, si chiede di schierarsi con gli uni o con gli altri. Di fare una scelta tra le forze politiche interne a una stessa nazione. E questo non era mai accaduto prima.
Invece le cose sono profondamente cambiate. Con il Russiagate Roma è al centro di un conflitto fra Trump e i suoi oppositori politici, uno scontro durissimo che rivela la profonda divisione interna che contrassegna gli Stati Uniti, a cominciare dai servizi segreti. All’Italia, insomma, si chiede di schierarsi con gli uni o con gli altri. Di fare una scelta tra le forze politiche interne a una stessa nazione. E questo non era mai accaduto prima.
Sotto
questo aspetto la Presidenza Trump ,
al di là dei pesanti limiti del personaggio, un uomo mediocre, permaloso e prepotente, divide. E divide oggettivamente. Come può dividere, andando appunto oltre gli
uomini, un’ideologia pericolosa come il populismo. Che contagia, ad esempio sul piano economico,
perfino uomini politici insospettabili.
Ieri
leggevamo sul “Messaggero” un deludente articolo di Romano Prodi, dove l'ex Presidente del Consiglio sembra rivelare un' imperfetta conoscenza della politica. Attenzione, politica, non in senso prosaico, ma
come insieme di regolarità. Prodi, tra l’altro è professore universitario, quindi dovrebbe possedere la forma mentis giusta per
comprendere il processo politico. E invece no.
Nell’editoriale, Prodi, adducendo la semplicistica ragione che Trump, non vuole alcuna guerra perché presidente commerciale, insomma una specie di Berlusconi, evoca la necessità di rispondere al protezionismo trumpiano con il protezionismo europeo... Evoca, insomma, un dura reazione da parte dell’Ue: dazi su dazi. E poi si vedrà.
Nell’editoriale, Prodi, adducendo la semplicistica ragione che Trump, non vuole alcuna guerra perché presidente commerciale, insomma una specie di Berlusconi, evoca la necessità di rispondere al protezionismo trumpiano con il protezionismo europeo... Evoca, insomma, un dura reazione da parte dell’Ue: dazi su dazi. E poi si vedrà.
Ora,
la metapolitica, come studio delle regolarità, insegna che i processi politici sono imprevedibili, perché non perfettamente
controllabili dall'uomo. Tradotto: si comincia con
il protezionismo e si rischia di finire con le truppe al confine. Per dirla
altrimenti, il protezionismo commerciale, non può essere disgiunto da sempre possibili effetti polemici. Come invece
ritiene, sbagliando, Prodi.
Pertanto, per inciso, quale dovrebbe essere la reazione dell’Europa?
Quella di sopportare, magari rivolgendosi al Wto, e attendere la caduta di Trump. Un capitombolo che potrebbe avere un interessante e utile effetto a catena sugli altri populismi.
Perché, come si è visto, il populismo al governo, non potendo mantenere le sue
promesse, decisamente in contrasto con
il principio di realtà, per un verso
alza la voce verso il mondo esterno, per
l’altro però non riesce a impedire, sul versante interno, che gli elettori si accorgano della sua
incoerenza politica. Di qui, il possibile e auspicabile avvitamento.
Ritornando
all’editoriale di Prodi, siamo dinanzi a un classico esempio di contagio
politico che rivela tutta la pericolosità infettiva del populismo.
A
questo punto sembra evidente da quale parte debba stare Roma nel
conflitto fra Trump e i suoi oppositori. Tutto ciò che può favorire la sua caduta o non
rielezione va in favore della
libertà di mercato, alla quale tanto deve il progresso mondiale, e di una visione cooperativa dei rapporti tra
le nazioni.
Come
dicevamo all’inizio, la Presidenza Trump
divide. Non solo. Come un malattia contagiosa rischia di infettare e necrotizzate
il tessuto liberal-democratico delle
altre nazioni.
E
cosa si fa quando c’è il rischio di cancrena? Si amputa.
Carlo Gambescia
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