Erdogan non ha perso un minuto
Stato Islamico, come vincere la guerra e
perdere la pace…
Non
è colpa nostra. Non scriviamo sempre lo stesso articolo. Purtroppo è la realtà che sembra essere sempre uguale a se
stessa. Non si sapeva forse che Erdogan non avrebbe perso un
minuto? E invece Trump, al quale vanno
imputate queste prime bombe, che fa? Fa finta di arrabbiarsi. Mentre l’Europa, abituata a guardare altrove, distoglie come sempre lo sguardo. E di conserva con la Nato, della quale la
Turchia - do you remember? - è stato membro.
Il
problema è antico quando il mondo: se non ci si vuole battere, come
l’Occidente euro-americano, per
curare direttamente i propri interessi
geopolitici (impedire la rinascita dello Stato Islamico e la diaspora di milioni di profughi), si deve ricorrere ai “mercenari”. A qualcuno, insomma, che sul campo,
sostituisca, facendone gli interessi, l’Occidente.
Erdogan avrebbe la forza ma non è affidabile.
I curdi sarebbero affidabili ma non hanno la forza. Il punto è tutto qui.
E
non è poco, perché Europa e Stati Uniti
non vogliono guerre, o quantomeno l’impegno sul
campo, e massiccio, di truppe occidentali. Perciò, se ci si passa l’espressione, si tira
a campare. Si ragiona in termini di
politica interna, di burro, non di cannoni. Ignorando bellamente che l’Europa potrebbe
tornare a riempirsi di profughi e di vittime innocenti tra i civili. Ovviamente, a Trump ciò non interessa. A noi sì E invece
l’Ue lascia il campo alla retorica pacifista, che
può fare solo danni, perché a trattare si deve essere sempre in due... Piccolo inciso: degna di Papa Francesco, l’audizione alla camomilla del nuovo Commissario Esteri, Borrell.
Del
resto - altra contraddizione - gli Usa, avrebbero la forza ma non vogliono usarla l’Europa invece, per ora, non ha l’una né l’altra. E
per giunta si lasciano arrugginire nei depositi le truppe Nato, che invece potrebbero dare una mano.
Qui - prendere nota - non ci sono buoni o cattivi, come lascia
intendere la propaganda pacifista, ma
solo l’interesse dell’Occidente, e in primis dell’’Europa, affinché lo Stato
Islamico, che pare si stia
riorganizzando, non torni a costituire
una minaccia e un cattivo esempio per tutti gli altri paesi che poco amano l’Occidente. Per ora è stato
schiacciato. Ma solo per ora. In fondo anche questa è politica interna? Burro, insomma. O no?
Giorni
fa scrivevamo, in polemica con Prodi, dell'importanza di
non scatenare inutili guerre economiche con gli Stati Uniti, rispondendo a colpi di dazi. Confermiamo.
Le guerre economiche, specie tra nazioni e stati che condividono gli stessi valori
e interessi (benché ignorati da "impolitici" come Trump e Prodi), vanno evitate. Come del resto tutte le divisioni capaci di facilitare le operazioni militari e terroristiche dei comuni nemici esterni.
Per contro, le guerre, quelle vere, soprattutto quando necessarie, vanno combattute. Come d'altra parte vanno affrontati i problemi del “dopoguerra” che sono più importanti delle guerre stesse. Perché il terreno conquistato va presidiato. O direttamente con forze proprie, o indirettamente attraverso alleati o truppe mercenarie affidabili.
Per contro, le guerre, quelle vere, soprattutto quando necessarie, vanno combattute. Come d'altra parte vanno affrontati i problemi del “dopoguerra” che sono più importanti delle guerre stesse. Perché il terreno conquistato va presidiato. O direttamente con forze proprie, o indirettamente attraverso alleati o truppe mercenarie affidabili.
Concludendo, l’Occidente, in qualche modo, magari di controvoglia, ha vinto la guerra contro l’Isis. Ora però sta perdendo la pace.
Carlo Gambescia