Il taglio dei parlamentari e il lato commerciale del populismo
Il nuovo fascismo dei ragionieri…
A
proposito di Trump si parla sempre più di “presidenza commerciale”. Cosa significa? Che il presidente statunitense ragiona come un contabile. Non vuole tirare
fuori soldi per missioni all’estero, non vuole perdere un dollaro, neppure in
prospettiva, negli scambi commerciali.
Vede ovunque, non stati e nazioni interlocutori degli Usa, ma pericolosi procacciatori collettivi di affari che puntano a danneggiare economicamente gli Stati
Uniti. Il che spiega, da ultimo, la svendita dei curdi a Erdogan.
Non che in passato gli Stati Uniti non abbiamo fatto marcia indietro, come negli anni Trenta del Novecento e in Vietnam, abbandonando gli alleati a un triste destino. Il fatto nuovo è rappresentato dalle motivazioni squisitamente economiche. Non un dollaro del contribuente: i curdi (quasi testuale) sono stati abbondantemente pagati per combattere l'Isis, quindi non possono avanzare pretese. Che facciano da soli. Questa la filosofia del ragionier Trump.
Non che in passato gli Stati Uniti non abbiamo fatto marcia indietro, come negli anni Trenta del Novecento e in Vietnam, abbandonando gli alleati a un triste destino. Il fatto nuovo è rappresentato dalle motivazioni squisitamente economiche. Non un dollaro del contribuente: i curdi (quasi testuale) sono stati abbondantemente pagati per combattere l'Isis, quindi non possono avanzare pretese. Che facciano da soli. Questa la filosofia del ragionier Trump.
Esiste
indubbiamente un lato commerciale del populismo, da approfondire. Si pensi ad esempio, non
tanto ai ridicoli festeggiamenti dei
pentastellati a proposito dell’approvazione definitiva del taglio al numero dei
parlamentari, quanto alla maggioranza schiacciante che ha determinato la
vittoria del populismo commerciale anche alla Camera. Insomma la febbre commercial-populista ha contagiato tutti i partiti. E consigliamo ai promotori, come Giacchetti, di un più che giustificato referendum di non farsi troppe illusioni: quorum o meno, gli italiani quanto ad analfabetismo liberale non sono secondi all'America che vota Trump.
In nome della ridicola "lotta alle poltrone", si
magnifica l’irrisorio risparmio alla
stregua di una battaglia di
civiltà: come se a un ignoto amministratore di condominio venisse conferita la medaglia a valor civile per aver risparmiato
pochi euro sulle spese di cancelleria. Insomma si privilegia il lato commerciale delle cose, se si vuole addirittura ragionieristico.
In realtà, alla
base dell’atteggiamento di Trump, di
Maio e degli altri caporioni populisti c’è un profondo disprezzo per il
parlamentarismo. Sotto il commercialismo
si nasconde il fascino per l’uomo
forte e la democrazia plebiscitaria. Una specie di nuovo fascismo. E qui va osservata una cosa: l' odio verso la più classica delle istituzioni liberali, il Parlamento, differenzia i tagli del populismo da quelli racchiusi nelle normali politiche di bilancio, che, pur essendo rigorose, non mettono in discussione le conquiste liberali. Mai confondere i due approcci.
Eppure nessuno sembra rendersi conto del pericolo. Si
sfoglino pure i giornali di oggi. Non si troverà un solo accenno alla pericolosa visione antiliberale che si
nasconde dietro la riduzione della politica a gretti calcoli contabili. Invece si plaude. Nessuno pare accorgersi del pericolo insito in ciò che si potrebbe definire il nuovo
fascismo dei ragionieri.
Il che è veramente triste.
Carlo Gambescia
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