giovedì 17 ottobre 2019

Franco Battiato, gli italiani e la modernità
Sul ponte sventola bandiera bianca


“Si infittisce il mistero sulla salute di Battiato”. Così i  giornali in occasione dell’uscita dell’ultimo suo lavoro: una raccolta di brani famosi con un inedito, si dice, sul tema della trasmigrazione delle anime. Ultimo, in senso letterale,  almeno  secondo  le dichiarazioni del suo manager.
Nessun individuo, come persona fisica, è eterno. Il Maestro probabilmente è seriamente malato e  non può  più lavorare.  E’ tempo dunque di addii e consuntivi.

Ricordi personali.
Cito un passo di “Magic Shop” nella introduzione  a  La crisi del nostro tempo,   di Pitirim Sorokin, libro uscito vent’anni fa. Battiato critica il moderno materialismo umano e musicale. Insomma gli “incensi di Dior”, venduti nei supermercati.
Proprio come Sorokin.  Ma con una differenza:  Battiato non ha mai conosciuto le fornaci del leninismo, né quelle dell’American Sociological Association e del Federal Bureau of Investigation (un'America trumpiana prima di  Trump).        
Rammento, come fosse ora,  le note altissime  di “Bandiera Bianca” in una  Roma estiva di tanti anni fa,   prigioniera  dei finestrini aperti  e del  volume  delle autoradio:  incolonnato,  con altri automobilisti,  in pieno luglio,  su via Merulana, ero  in attesa che il verde del semaforo  annunciasse la rinascita dell’Occidente lungo il rettilineo verso Ostia.
In fondo,   Battiato, pur nella  gradevolezza colta  del suo approccio concettual-musicale (in particolare prima dell’accoppiamento poco giudizioso con  Sgalambro),  sta alle Edizioni Adelphi di Calasso, come Alberto Sordi alle  “Edizioni” Andreotti. 
Due Italie profondamente diverse ma uguali nel rifiuto di fare i conti con la modernità. E serenamente.  
Due Italie, piaccia o meno,  preoccupate solo del traghettamento di idee reazionarie:  presentate come buon senso popolare nel caso di Sordi-Andreotti, (per il target basso), o intrise di  aristocratici stereotipi sul versante Calasso-Battiato (per il target alto). Con attriti ovviamente.  
Non dimenticherò mai l’espressione stupita di Corrado Augias, santone del giornalismo liberal (attenzione, non liberale), dinanzi alla  celebrazione  politica, da parte di Battiato, del sistema politico della dinastia  menfitica...    
Insomma,  Battiato  non ha mai  capito il mondo moderno, come del resto  il 95 per cento degli italiani, di destra come di sinistra.  Sul ponte  della  modernità italiana  continua a  sventolare  bandiera bianca.  Il che  però spiega il successo di Battiato.  Proprio come quello di Sordi, Andreotti e Calasso…

Carlo Gambescia