giovedì 31 ottobre 2019

L’accordo Fca-Psa
Avanti tutta!



Già sembra di sentirli i rosso-bruni, cioè  neocomunisti, neofascisti,  sovranisti e  populisti di vari colori, gridare alla svendita del "lavoro italiano" al "capitalismo  francese". Come qualche anno fa, gli stessi idioti economici,  strepitarono per l’accordo tra Fiat e  Chrysler. Poi di grande successo (*).  
Gente incapace di comprendere il funzionamento di  un’economia di mercato, e  soprattutto globale,  prigionieri di una visione apocalittica e  autarchica,   paventano un  lupo capitalista  che  non esiste.  O se proprio esiste è molto meno pericoloso delle iene fasciste e comuniste.
Certo, siamo davanti  alla classica  operazione  oligopolistica. Che, attenzione però,  può essere premiata o meno dal mercato.  Per ora le borse salgono.  Sembra vedano di buon occhio la  prossima nascita del quarto colosso mondiale automobilistico, Fca-Psa.

Del resto, il termine oligopolio  non è una parolaccia.  E qui penso agli amici liberoscambisti ad oltranza che storcono il naso.  
Perché  il diavolo non è sempre così brutto come lo si dipinge. Dal  memento che,  persino nel quadro di economia di mercato imperfetta dove alla micro si sostituisce la macro-concorrenza, il rapporto costi-ricavi marginali  ha sempre la sua importanza. E per una semplicissima ragione:  il consumatore resta  il giudice in ultima istanza. La Corte di Cassazione  dei prezzi...  
Ed è proprio questo il punto.  Perfino  un monopolio privato, come nel caso dei monopoli naturali ( in genere esistenti in ambito infrastrutturale, come una rete ferroviaria), se gradito ai consumatori (dal punto di vista   del rapporto   prezzo/qualità ), può acquisire un senso economico importante.
Cosa significa?  Che nel caso dell’accordo tra Fca-Psa, visto che  si tratta di automobili e non di beni infrastrutturali, la concorrenza,  anche se  tra oligopoli, sarà durissima.  Perché comunque basata  sul rapporto costi-ricavi marginali.   Con due notizie aggiuntive però:  una buona e una cattiva.  
Quella buona, riguarda i consumatori, perché rinvia alle  implicazioni economiche sui prezzi, nei termini di  effetti di ricaduta sui  prezzi: di regola,  in una prima fase  stabili, poi in seguito calanti.  
Quella cattiva,  concerne i  lavoratori,  per  le  possibili implicazioni sociali racchiuse negli inevitabili, anche se non proprio sempre,  tagli all’occupazione.

Ne consegue però la necessità, in Italia come in Francia,  di  favorire  i meccanismi di sostegno e riallocazione delle risorse sociali. Tradotto: cassa integrazione e politiche attive del lavoro.                  Del resto  il mercato, soprattutto in Europa, impone l' uso, sebbene accorto (mai a pioggia), di ammortizzatori sociali. Di qui l’importanza di un trade-off  di tipo strategico (per la serie "cosa faremo da grandi") tra impresa  e  lavoro. Strategico, nel senso di accettare  il quadro sistemico fondato sulle libertà di impresa, e di riflesso sulle libertà di  produzione, lavoro e consumo. Insomma, mai  tirare la troppo la corda. Il che deve valere per tutti glia attori economici.  
Insomma, nel nome del realismo economico (taglio dei prezzi e dei costi),  operazioni del genere vanno viste di buon occhio. Dopo di che però  devono risultare gradite  ai  consumatori e neutralmente affettive per  imprenditori e  lavoratori.  
La concorrenza,  seppure oligopolistica, resta molto forte e fa crescere  profitti e  Pil.  Il che va a vantaggio di tutti,  consumatori e lavoratori. Si chiama ciclo dell'interdipendenza economica.
Non vanno invece a vantaggio dei consumatori come dei lavoratori,  le  misure protezionistiche.  Che creano monopoli nazionali innaturali, che piacciono invece  agli imprenditori letargici.  Inoltre, tornando sul punto,  parliamo di  monopoli  dannosi  in un settore come quello delle automobili  che ha senso solo se parla al mondo e quindi guarda lontano. Una dannosità  in qualche misura illustrata dai  rapporti tra Fiat e fascismo.
I monopoli e gli oligopoli innaturali  conducono al depauperamento dei consumatori, costretti a comprare ad alto prezzo merci nazionali scadenti, e al conseguente  impoverimento di lavoratori che non possono comprare le merci che producono.  Roba da società arcaiche.  O fasciste e comuniste.
Pertanto,  avanti tutta con l’accordo Fca-Psa!
Un’ultima questione. Il nuovo gruppo Fca-Psa avrà un management all’altezza delle sfide future? La scomparsa  di Sergio Marchionne  ha creato un vuoto incolmabile. Ecco, forse, il punto debole.  

Carlo Gambescia