Manie autodistruttive: il
“consumo di suolo”
Rileggere Marx...
Chi
voglia farsi un’idea della follia autodistruttiva che sembra ormai pervadere i nostri
giorni, si legga la voce di
Wikipedia dedicata al “consumo di suolo” (*), altro mito contemporaneo insieme
al "negazionismo ambientale",
ai "profughi ambientali",
insomma a tutto quell’ apparato eco-ideologico che per
molti reduci del "secolo breve" rappresenta la continuazione
del comunismo con altri mezzi: quelli
dell’ecologia, pseudo- scienza
disumanizzante.
Ne
parliamo oggi, perché nella bozza della legge di bilancio si annuncia, crediamo per la prima volta, il “contrasto al consumo di suolo” (**). Non per nulla Gualtieri, Ministro
dell’Economia, è della vecchia guardia comunista, seppure all’epoca
in felpa anni Ottanta. Sicché, volente o nolente, per la legge della coazione a
ripetere, Gualtieri continua a scorgere
nell’ecologismo una tematica, seppure borghese,
da usare in
chiave di talpa anticapitalista.
In
realtà, Marx è morto, il comunismo pure. Mentre resta vivo e vegeto lo statalismo in varie forme, a cominciare
dal welfarismo, di cui la vecchia sinistra post-comunista (ex Pci) e quella nuova di zecca (M5S), si fanno allegri e sciagurati continuatori. Ma non è tutto. Perché anche il "consumo di suolo", concetto ecologista, può essere arruolato da un governo che si proclama in favore dello "sviluppo sostenibile", altro termine che non significa niente. Ma sempre buono per tiranneggiare l'economia di mercato e distribuire finanziamenti a pioggia imprese, asservite ai poteri pubblici, che vogliono vincere facile.
Wikipedia,
tanto per certificare l’andazzo, altro sciagurato progetto di raffazzonata enciclopedia anticapitalista, definisce il consumo di suolo in modo negativo. Ne parla con disgusto, come del portato di un' opera umana che andrebbe dalla "devastazione" del paesaggio alla cosiddetta “densificazione del suolo”... Ce n'è per tutti: dalla edificazione delle città alla costruzione di fabbriche, dighe, porti, eccetera, eccetera. Insomma, traspare un odio biblico per tutto quel che rappresenta
la grandezza della modernità urbanistica ed economica. E perché no? Anche politica, in chiave liberale e borghese.
Si evince un inveterato odio per quel mondo che Marx ed Engels nel Manifesto definirono invece, quasi con ammirazione, l'epoca della borghesia. Dove, grazie allo sviluppo dei rapporti di produzione capitalistici, come si legge, si andava "strappando una parte notevole della popolazione all'idiotismo della vita rurale" (Edizioni Laterza, 1974, p. 61).
Si evince un inveterato odio per quel mondo che Marx ed Engels nel Manifesto definirono invece, quasi con ammirazione, l'epoca della borghesia. Dove, grazie allo sviluppo dei rapporti di produzione capitalistici, come si legge, si andava "strappando una parte notevole della popolazione all'idiotismo della vita rurale" (Edizioni Laterza, 1974, p. 61).
In
pratica, Wikipedia veicola un approccio alla questione, ancora più duro
di quello marxiano, attenzione marxiano, non
marxista (***): si va ben oltre gli interventi fiscali alla Gualtieri. Si evoca
il sogno, ovviamente da pianificare ampliando i poteri dello stato, del ritorno alle micro-comunità pseudo-medievali
basate sull’autoconsumo. Come ciò possa
avvenire è un mistero, dal momento che lo stato non è una comunità etica, ma
burocratica, che deve autoalimentarsi… Somma e aggiunge poteri,
non sottrae…
Si
immagina insomma una specie di viaggio a ritroso verso un passato idealizzato, in realtà contraddistinto, e per migliaia di
anni, da stenti, miserie e schiavitù. Un ideale
che Marx ed Engels nel Manifesto liquidarono come socialismo feudale o arcaico.
Ancora
nell’Ottocento, per il liberalismo e per
i "marxisti marxiani" l’aria della città
rendeva liberi. Il primo però confidava
e giustamente nel mercato, i secondi, erroneamente, in una sorta di processo di miracolosa
auto-trasformazione delle cose e dell’uomo, maestosamente in cammino verso il paradiso comunista in terra.
Il
progetto di Marx però era e resta antropizzante, per usare un termine alla moda. Le sue tesi hanno un sottofondo liberale, perché egli crede nella forza dirompente della modernità. Ed Engels forse più di lui.
Marx, se ci si passa il termine, se ne frega dei paesaggi, non è bucolico, ma industrialista: senza gli
opifici, che saranno pure fumosi ma opera dell’uomo, non avverrà alcun passaggio al regno dei fini. Si legga, in proposito, il classico lavoro di Auguste
Cornu su Marx e la modernità (tra
l’altro citato al contrario - contro
- da Del Noce, filosofo cattolico
mai tenero verso la modernità).
Ora,
come dicevamo, il comunismo è
morto. Mentre è rimasto ben vivo lo statalismo, nocciolo duro sociologico, che in qualche misura, consente all'ecologismo, via post-comunisti e welfaristi, di perseverare nello stesso errore del comunismo: quello di pretendere di controllare tutto e tutti per il "loro bene". O meglio, ne è la continuazione, però guardando
all’indietro.
Sul
punto, ripetiamo, Marx ed Engels nelle pagine del Manifesto dove si ragiona dei vari socialismi hanno visto giusto. Sotto questo aspetto andrebbero riletti.
Insomma, Marx è una cosa il
marxismo un'altra, il comunismo e derivati sociologici un’altra ancora. Qualcuno lo spieghi ai fenomeni di Wikipedia.
E pure al Ministro Gualtieri.
Carlo Gambescia
(*) Si veda qui: https://it.wikipedia.org/wiki/Consumo_di_suolo
(**) Qui l'agenzia: http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2019/10/10/gualtieri-web-tax-in-vigore-da-gennaio_c7f1eb6c-3e28-4578-b56e-d099e08f9545.html
(***) Si legga il paragrafo, sempre wiki,
sulla “critica al consumo di suolo”, che “critica” ma da posizione estreme…
Ancora qui: https://it.wikipedia.org/wiki/Consumo_di_suolo
Ancora qui: https://it.wikipedia.org/wiki/Consumo_di_suolo