martedì 15 gennaio 2019

Ucciso il  sindaco  della città polacca
Morire per Danzica? 



Il sindaco di Danzica, Pawel Adamowicz un liberale, favorevole all’accoglienza,  è stato  pugnalato a morte, su un palco,  davanti a  migliaia di persone,   da un disturbato mentale, si dice. Ma perché proprio lui?  E non un altro? Un nazional-populista ad esempio?
La Polonia è una nazione che, sostanzialmente,  non ha mai conosciuto la democrazia parlamentare, priva di solide tradizioni liberali,  come del resto l’Ungheria,  e  un poco tutti i paesi dell’Europa orientale,  ad esclusione per un breve periodo della Cecoslovacchia (oggi divisa in due stati separati). Nazione  però  cancellata  nel 1938:  vittima  della codardia europea, che si illuse sulle capacità di mediazione di un dittatore bellicista come Mussolini.
L’anno successivo, alla stessa vigliaccheria filo-nazista, che evocava, l’inutilità di morire per Danzica,  si opposero finalmente Francia e Inghilterra.  Ma era troppo tardi.  Hitler si mangiò la cavalleria polacca in un solo boccone.   E fu guerra, scatenata dai razzisti tedeschi, affamati di spazi vitali.  Le  facili vittorie   in Belgio e Francia, attrassero Mussolini, che scaraventò l’Italia nel conflitto. Finì malissimo. Ma dalla lezione fratricida del 1939-1945, nacque, seppure lentamente l’idea di Europa unita.
Perché  questo  lungo preambolo?  Presto detto. Si dia un’occhiata al ridottissimo  rilievo assegnato dai giornali italiani  al delitto di  Danzica (*). L’omicidio è attribuito al gesto di un folle. Si minimizza. Non ci si chiede, insomma,  perché mai  il  "folle"  non  abbia   ucciso un politico di estrema destra? Puro caso? Bah.
Diciamo invece che  i giornali italiani, come avvenne nel 1939 in Francia,  attraverso  l'evocativa penna di Marcel Déat,  futuro collaborazionista,  danno per scontata, un'altra volta,  l'inutilità di "mourir pour Dantzig".  Perché morire per Danzica? Per un sindaco liberale?    
Nessun complotto, per carità.  La comunicazione funziona così. Si adegua, tranne rarissime eccezioni, ai fatti compiuti (o quasi, ma comunque ritenuti tali),  perché è la cosa più semplice e conveniente  da fare, sotto tutti gli aspetti. E quali sono, oggi, i fatti  compiuti? Che i populisti hanno vinto in Italia, in Polonia, in Ungheria, in Austria, protestano in Francia, guadagnano posizioni in Germania. E sono sul piede di guerra ovunque. Foraggiati da Putin e omaggiati, secondo l’umore del giorno, da Trump, il populista che ha conquistato la Casa Bianca.
Non voler morire per Danzica, oggi,  significa guardarsi bene  dal  disturbare il manovratore populista. Si chiama autocensura.  E precede la censura vera e propria. 
Ecco quel che sta accadendo.  Ciò  implica, in ogni caso, che come nel  1939, si rischia  di morire lo stesso,  ma quando sarà troppo tardi. E in tanti, troppi. Come allora. 
Bisogna  opporsi a questo fiume in piena. Subito. Nonostante tutto e contro tutti. E' in gioco la nostra libertà.             

Carlo Gambescia


(*) https://giornali.it/quotidiani-nazionali/prime-pagine/