Carlo Nordio e la deriva razzista dei moderati italiani
Sono un moderato e un liberale, come del resto i lettori sanno. In qualche misura, su questioni come il
diritto di proprietà, l’economia di mercato, la libertà di impresa,
il suffragio ristretto, la democrazia parlamentare, il ruolo ridotto dello stato alle tre
funzioni smithiane, salvo nei momenti di emergenza (come una guerra ad
esempio), potrei definirmi un liberale conservatore nel senso
ottocentesco del termine.
Ora, come conservatore e liberale, provo vergogna per l’editoriale di Carlo Nordio, già magistrato, definito di
destra. Dove praticamente si spacca il
capello in quattro pur di assolvere la
linea omicida di Salvini sugli
immigrati e favorire la continuità politica del
peggiore governo della Repubblica, dalla sua proclamazione ad oggi. L’articolo è uscito sul
“Messaggero”, giornale, da sempre
governativo, e che in qualche modo incarna l’anima di un lettore moderato e conservatore (*).
Anche in modo sconsiderato. Perché essere moderati e conservatori, non significa tramutarsi in razzisti o avventuristi. L’ordine e la legge sono importanti, ma non fino al
punto di rinunciare a qualsiasi
principio di umanità. O, ancora peggio, di coprire questa rinuncia, come fa
Nordio, che pure dovrebbe essere uomo lucido e colto, scaricando le
colpe sugli scafisti, sulla Libia, sull’ Europa. Nonché, cosa inconcepibile per un ex magistrato
(ma non del tutto, se italiano), alimentando, seppure in modo velato,
l’idea di un congiura contro l’Italia.
Va inoltre osservato che questo approccio condiscendente, se non addirittura complice verso un “Governo che non deve cedere ai ricatti” dei libici, dell’Ue, degli scafisti, sembra essere condiviso da larga parte della stampa, anche a grande tiratura. Pertanto, in qualche misura, l’editoriale di
Nordio è rappresentativo dello
spostamento della pubblica opinione verso la destra razzista. Al quale pare accompagnarsi quello dell’elettorato
moderato e conservatore, che da marzo plaude, con entusiasmo crescente, ad argomentazioni degne del KKK e ai triti luoghi comuni del populismo sudamericano.
Ovviamente, neppure mi piace la compagnia di una
sinistra melensa e lamentosa che attacca il Governo giallo-verde, da posizioni altrettanto populiste, posizioni che non condivido per
nulla. Le mie simpatie, eventualmente, vanno a Minniti, ex Ministro dell'Interno, uomo del fare. Però, alla sinistra, pur
da conservatore liberale, mi lega in questo momento la condivisione di quel principio di
umanità, che la destra razzista, con la complicità dei populisti
pentastellati, nega con una protervia che ricorda quella dei nazisti. Il realismo politico, privo di limiti, dettati appunto da un principio condiviso di umanità a destra come a sinistra, tramuta un governo, anche eletto, in una banda di briganti.
In
questo frangente, che impone di essere o
di qua o di là, perché sono in gioco i principi minimi della convivenza
umana, gli editoriali alla Nordio provano tristemente che l’Italia ha dimenticato la lezione del
1945 e ancora prima del 1922. Altro che italiani "brava gente"... Errare è umano, perseverare diabolico.
Oggi, ancora prima che la libertà, è in gioco l’umanità, come sentimento di
solidarietà umana, di comprensione e indulgenza verso gli altri. E l’umanità,
in questo senso, "val bene una messa" anche con Roberto Saviano. E pure con Laura Boldrini.
Carlo Gambescia