Riflessioni
Reddito di Cittadinanza, la via verso
la schiavitù
Luigi
Di Maio ha annunciato in pompa magna l’introduzione in Italia del Reddito di
Cittadinanza. Si parla di aprile 2019. Dal punto di vista metapolitico, siamo dinanzi a un provvedimento
assistenzialistico che va a soddisfare il bisogno di protezione degli individui,
a danno però di un altro fondamentale bisogno, quello di libertà.
Parliamo
dei bisogni come qualcosa di
indispensabile nella vita sociale dell’individuo. Usiamo questo termine, pur conoscendone i limiti concettuali, per semplificare la nostra analisi e renderla comprensibile a tutti. Una piccola licenza cognitiva, insomma.
Dicevamo, dal punto di vista metapoltico. Per quale
ragione? Sotto l’aspetto delle costanti
o regolarità metapolitiche (ciò che si ripete nei comportamenti sociali e politici, che parte da questi due universi ma
che va oltre: di qui, il “meta”), si
potrebbe ricostruire l’intera storia dell’umanità come conflitto tra questi due
bisogni: protezione e libertà. Certo, la
filosofia politica si è rotta il capo su come conciliarli, tuttavia sul piano
delle costanti - e della realtà - il conflitto tra libertà e protezione permane. Inoltre, la natura reiterativa dei comportamenti sociali ha reso più facile il processo di assuefazione collettiva al poco ma sicuro che giunge dall'alto, consentendo così al bisogno di protezione di recitare storicamente la parte del leone.
Anzi, a dire il vero, l’unica società, che in qualche modo ha privilegiato la libertà sul piano della teoria e dell’ azione, resta quella moderna, in particolare il mondo occidentale. Per secoli, si può dire dall’inizio della storia, la protezione ha prevalso sulla libertà, senza per questo nulla togliere alla meritoria opera di individui e gruppi sociali che, da posizione minoritarie, reclamavano l'emancipazione. Per inciso, le rivoluzioni, che, pur in un quadro segnato da disordini, sono espressione del "flusso" della libertà, in seguito, una volta toccato l'acme, impongono il "riflusso" della protezione. E si ricomincia da capo.
Purtroppo, come rivela l'analisi storica e sociologica, per la maggioranza degli uomini la libertà sembra essere un peso. Forse, esagerando per ragioni di chiarezza argomentativa, si potrebbe sostenere che alla libertà si preferisce decisamente la protezione: decidere non sempre è facile, perché la decisione richiede qualità assenti nella maggior parte degli esseri umani. Ubbidire, godendo di un minimo di risorse ricevute senza alcuno sforzo personale, è molto più facile che uscire là fuori per procacciarsele da soli. Di conseguenza, la sottomissione depotenzia il senso di responsabilità, qualità coessenziale a ogni spirito di libertà. Sicché, chi tace, dopo aver allungato la mano, acconsente non solo all'elemosina, ma alla sua condizione di minorità sociale. Dietro l'assistenzialismo, in prospettiva, c'è la società chiusa, immobile, castale. Dispotismo orientale, Stato assoluto e totalitario occidentale sono lì a provarlo. Anche il welfare state, in qualche misura non è che l'ultima riprova, di come sia difficile liberarsi della costante o regolarità metapolitica "protezione".
Anzi, a dire il vero, l’unica società, che in qualche modo ha privilegiato la libertà sul piano della teoria e dell’ azione, resta quella moderna, in particolare il mondo occidentale. Per secoli, si può dire dall’inizio della storia, la protezione ha prevalso sulla libertà, senza per questo nulla togliere alla meritoria opera di individui e gruppi sociali che, da posizione minoritarie, reclamavano l'emancipazione. Per inciso, le rivoluzioni, che, pur in un quadro segnato da disordini, sono espressione del "flusso" della libertà, in seguito, una volta toccato l'acme, impongono il "riflusso" della protezione. E si ricomincia da capo.
Purtroppo, come rivela l'analisi storica e sociologica, per la maggioranza degli uomini la libertà sembra essere un peso. Forse, esagerando per ragioni di chiarezza argomentativa, si potrebbe sostenere che alla libertà si preferisce decisamente la protezione: decidere non sempre è facile, perché la decisione richiede qualità assenti nella maggior parte degli esseri umani. Ubbidire, godendo di un minimo di risorse ricevute senza alcuno sforzo personale, è molto più facile che uscire là fuori per procacciarsele da soli. Di conseguenza, la sottomissione depotenzia il senso di responsabilità, qualità coessenziale a ogni spirito di libertà. Sicché, chi tace, dopo aver allungato la mano, acconsente non solo all'elemosina, ma alla sua condizione di minorità sociale. Dietro l'assistenzialismo, in prospettiva, c'è la società chiusa, immobile, castale. Dispotismo orientale, Stato assoluto e totalitario occidentale sono lì a provarlo. Anche il welfare state, in qualche misura non è che l'ultima riprova, di come sia difficile liberarsi della costante o regolarità metapolitica "protezione".
Il moderno liberalismo e la società, che ne è
nata, hanno però rovesciato questa logica
privilegiando sul piano teorico e pratico la libertà. Ovviamente, una società libera, come ogni
altra forma di società, ha i suoi rischi, ma il progresso economico e
sociale conseguito dalla società aperta,
fondata sulla libertà, ha ampiamente
ripagato delle disfunzioni - che nessuno nega - talvolta insite nel libero perseguimento
degli interessi individuali, vietato e bandito per secoli e secoli.
Del resto siamo dinanzi a qualcosa di nuovo: la società liberale è un esperimento storico unico nel suo genere, tra l’altro con pochi secoli di vita. Un' isola dove si tenta di essere felici, nel mezzo del malinconico oceano storico del protezionismo sociale.
Del resto siamo dinanzi a qualcosa di nuovo: la società liberale è un esperimento storico unico nel suo genere, tra l’altro con pochi secoli di vita. Un' isola dove si tenta di essere felici, nel mezzo del malinconico oceano storico del protezionismo sociale.
Per
concludere, il provvedimento celebrato da
un personaggio politico, tra l’altro molto ignorante, come Luigi Di Maio, prova
per un verso tutto il peso della forza di gravità storica rappresentata dal bisogno di
protezione. E per l’altro, quanto sia difficile il cammino umano della libertà.
Il
Reddito di Cittadinanza, o comunque lo si chiami, è un passo indietro, sulla “via della schiavitù”, per dirla con
un grande filosofo liberale.
Carlo Gambescia