La manovra a tenaglia contro il
Parlamento
Come muoiono
le liberal-democrazie
le liberal-democrazie
È
di ieri la promessa di Luigi Di Maio e
Alessandro Di Battista di tagliare ulteriormente, per legge, lo stipendio dei parlamentari. Una specie di suicidio assistito, come vedremo. Poche ore prima
Sergio Mattarella, nel suo discorso di fine anno, aveva rivendicato la
centralità del Parlamento. Diciamo però,
in modo soft.
Si
dirà, che relazione c’è tra le retribuzioni di deputati e senatori e l’ uso smodato del decreto-legge, nel quale il Governo del Popolo sembra essere maestro? Presto detto. Che nell’immaginario a Cinque Stelle, come del resto risulta dalle parole gridate di Grillo,
Casaleggio e altri notabili pentastellati, il Parlamento è qualcosa di inutile e
superato. Di qui, una manovra
politica a tenaglia: da un lato il suo asservimento politico, attraverso il
rigido controllo delle opinioni di ogni singolo parlamentare, pena l’espulsione
e la distruzione della carriera politica; dall’altro, l’asservimento economico,
attraverso il taglio progressivo di qualsiasi compenso, fino all'azzeramento, approvato pavidamente dagli stessi parlamentari. Quindi, contro un omicidio-suicidio assistito, ben poco possono e potranno le parole, per giunta flebili, di Mattarella.
L’idea
di fondo, che non appartiene solo a Di
Maio e Di Battista, ma anche a un cripto-fascista (per ora), come
Salvini, è quella di depotenziare,
fino all’annullamento, il Legislativo, per rafforzare, fino a renderlo determinante, il ruolo dell’ Esecutivo. Va anche osservato, che lo strano silenzio, o comunque lo
scarso attivismo dei giudici, finora diligentissimi nel rivendicare i propri poteri e
indagare a trecentosessanta gradi i politici, fa temere
che pure il Giudiziario si stia adeguando all’incipiente nuovo ordine populista. Il cui disegno politico può essere riassunto nel classico "nessuno disturbi il manovratore". Altro che uno vale uno... Il vecchio Michels tenía razón.
Sembra
incredibile, per anni si è criminalizzato
Berlusconi, perché, come si diceva, "portatore
di un progetto autoritario". Stessa accusa per Monti, Letta, Renzi e Gentiloni. Inutile ricordare la canea Social che precedeva e accompagnava feroci campagne di stampa che seguivano o anticipavano quelle giudiziarie. Da
ultima, si ricordi quella, scandalosa per i toni stupidamente apocalittici, sulle riforme costituzionali, liquidate come fasciste, da chi governa
oggi.
E invece ora - ironia della storia - che un vero progetto autoritario è in atto, nessuno parla. Purtroppo,
così
muoiono le liberal-democrazie. Nel silenzio assordante.
Carlo Gambescia