mercoledì 30 gennaio 2019

Gli “interessi del popolo italiano” secondo Matteo Salvini
 Come governare con la paura...



Prima i fatti.

«"Il Senato e gli italiani devono decidere se sto facendo qualcosa che è nell'interesse del popolo italiano o no. Ci sono segnalazioni precise che sui barconi si infiltrano spacciatori, delinquenti, terroristi. In Tunisia ci sono almeno 3mila combattenti islamici. Ad ogni barcone che arriva in Italia illegalmente dirò di no. Se per qualche magistrato è sequestro di persona per me è difendere i confini del mio Paese". Lo ha detto Matteo Salvini a 'Dimartedì' su La7, in merito alla richiesta di autorizzazione a procedere sul caso Diciotti.»


Siamo davanti  a un ottimo esempio  di ciò  che significa  “Governo della Paura”, nel senso di un governo che usa la paura come unica risorsa politica. Quindi siamo  oltre  la  definizione  giornalistica di Salvini come "Ministro della Paura".  Il  fatto è strutturale. Sociologico.  E spieghiamo perché.     
Si agita un fantasma,  quello del terrorismo, dopo aver sventolato quello della criminalità, per spaventare la gente comune  e spingerla a sostenere un governo razzista.  Inoltre,  nel caso, del voto a Senato, Salvini e sodali pentastellati,   mostrano  di voler  preparare  il terreno per una delegittimazione, davanti all’ "amato popolo",   del Senato della Repubblica, in caso di voto contrario.
Insomma,  viene presentata come  pericolosa realtà  incombente  sulla testa dei “poveri” italiani,   quella che invece è una remota possibilità, come  la presenza a bordo  di terroristi,  così stupidi,  tra l’altro, di  nascondersi   su   una nave, che sarebbe sicuramente finita nel mirino dei media e della forze di polizia. 
Ora, per venire al punto strutturale, che i sistemi politici  rappresentino una forma di neutralizzazione della paura, è un fatto sociologico. In argomento esiste una letteratura vastissima che spiega, ad esempio,  le origini del welfare state come riposta alla paura da impoverimento. Oppure dello stato di diritto come  risposta alla paura di subire abusi. 
Ma, ecco il punto,  governare  non  rispondendo ma creando la paura, conduce direttamente all’uso della paura come mezzo ordinario di governo:   si crea ad arte  un pericolo  per giustificare la pura conservazione del potere. Si fornisce protezione per ottenere l' obbedienza.  Il che è un meccanismo politico che ha un senso, ma solo quando la paura è più che giustificata, quando sia reale non immaginaria. Per farla breve:  non costruita e strumentalizzata dal potere.
Naturalmente, non è  facile individuare il punto di confine tra paura reale e irreale.  Che però esiste.  
Si pensi, a un esempio classico per l’Italia.  Quello  dei famigerati appelli elettorali  democristiani  contro il pericolo comunista.  Allora però  il pericolo era reale. L’invasione  sovietica  non era una remota possibilità.  Il fatto che poi la Democrazia  Cristiana , dopo le elezioni,  favorisse il Partito Comunista italiano, come negli anni Settanta,  faceva parte di una strategia politica “dell’attenzione”  per ricondurre gli eredi di Togliatti nell’alveo del riformismo socialdemocratico.  Pertanto, l’uso della paura, aveva un preciso senso politico: quello di normalizzare, nel tempo,  i comunisti,  anche gli occhi degli stessi elettori democristiani. Quindi l’accento sul pericolo comunista,  faceva parte,  tutto sommato di una strategia dell' allargamento, in senso democratico, del sistema politico italiano.
Per contro, dietro il salviniano  uso della paura, c’è solo la  paura .  Non  c’è alcuna strategia politica, se non quella  di indicare all’ “amato popolo”, per spaventarlo,  i capri espiatori: i negri terroristi, le banche speculatrici, le élite gay e al caviale,  l’Europa “che comanda”.  Per andare dove? E qui viene il bello (o il brutto). Verso un rozzo assistenzialismo, politico e sociale,  a metà strada tra  le idee del fascismo e del cattolicesimo più conservatore. Quindi nell’ordine: nazionalismo, protezionismo,  razzismo  e integralismo sociale  e religioso.
E dal momento che l’alleato di Governo, il Movimento Cinque Stelle,  sull'  immaginaria paura di essere derubati dalla politica, dai famosi politici corrotti,  ha costruito la sua fortuna elettorale,  è facile intuire, come  il Governo giallo-verde  non possa giornalmente fare a meno di indicare nemici  e così  favorire una mentalità  da accerchiamento politico e da scontro permanente con  tutti  i "nemici del popolo".  
Una linea politica (parola grossa) che in prospettiva può condurre a  misure sempre più autoritarie  in nome della “salus” dell’ “amato popolo".   
Come ripeto da tempo, l’Italia è messa molto male. Sveglia!

Carlo Gambescia