A volte ritornano...
Salvini, Di Maio, Battisti?
Pari sono
Pari sono
Basta
dare un’occhiata alle prime pagine di oggi, per capire quanto l’Italia si sia
spostata a destra negli ultimi anni (*) . E che destra… Nazionalista,
giustizialista, razzista, feroce e volgare.
A
che cosa ci riferiamo? All’arresto e pronta estradizione di Cesare
Battisti, terrorista rosso, mai pentito
delle sue malefatte, da anni latitante all'estero, grazie ad agganci politici a sinistra (anche
economici) che ne hanno garantito fuga e stile di vita.
In
Brasile, il nuovo Presidente, radicalmente antimarxista e di
origine italiana. Jair Bolsonaro, ha voluto farci questo “regalo”. Non possiamo che ringraziarlo.
Del resto il
ruolo dell’Italia, crediamo siamo stato minimo. Però, qui, torniamo su quanto
appena detto. I titoli dei giornali italiani sminuiscono una vicenda tragica per tutti, vittime e assassino,
appiattendosi sul truce verbo da giostraio mancato, di Matteo Salvini, quello, per capirsi, della “pacchia è finita”.
Il
più volgare di tutti è Belpietro che tratta Battisti come un
criminale comune. In questo modo,
il direttore della “Verità” evita di
proporre una riflessione sull’ideologia comunista, e più in generale sulla forza evocativa delle
idee costruttiviste, che tanto fascino hanno esercitato su personaggi, sbandati
o meno, anche intellettualmente, come Cesare Battisti.
Alla
radice del costruttivismo totalitario, che
rinvia non solo al comunismo, ma anche al fascismo, al nazismo e all'ideologia, solo apparentemente melliflua, del
welfare state, c’è la volontà - che filosoficamente risale almeno Rousseau -
di costringere l’uomo ad essere
libero.
Cesare
Battisti, ha incarnato, nella forma
omicida più abietta, l’ideologia costruttivista. E di questo si dovrebbe ragionare oggi, non di “pacchie finite”… Ma, dal momento che in Italia il liberalismo,
come ideologia anticostruttivista per
eccellenza, non ha
mai goduto, almeno dal 1922, di buona
fama, ci ritroviamo questa mattina a sghignazzare
politicamente, evitando di riflettere su una grande questione di fondo: quella, per dirla con Croce, della religione della libertà.
Per
quale motivo? Probabilmente, perché il costruttivismo, da circa un secolo (ma anche per precedenti ragioni di ritardo
industriale), è parte stessa, ormai imprescindibile, del dibattito pubblico italiano.
A parte qualche fiammata - come addirittura nel primo
governo Mussolini, in quelli del democristiano De Gasperi e all’inizio degli anni Novanta - protezionismo economico, assistenzialismo spinto, tutte forme di costruttivismo
economico e sociale, hanno sempre dominato
le grandi scelte politiche. Certo, un costruttivismo all’italiana, in qualche misura soft, persino durante il fascismo. Ma sempre teso, come sta accadendo, anche ora, con la nascita del Governo giallo-verde, a legare a sé i cittadini, rendendoli psicologicamente schiavi. Come? Puntando sulla duplice promessa di una libertà superiore unita a una sicurezza sociale senza precedenti, frutto di un eguaglianza economica, da alimentare a colpi di risentimento sociale. "Toglieremo ai ricchi per dare ai poveri", questo il ritornello. Altro che religione della libertà ( e della responsabilità individuale).
In
fondo, Salvini, Di Maio e Battisti pari
sono. In ultima istanza, il governo giallo-verde, non è altro che il proseguimento del totalitarismo incarnato da Battisti, con altri mezzi.
Il principio è lo stesso, si chiama costruttivismo.
Il principio è lo stesso, si chiama costruttivismo.
Carlo Gambescia