lunedì 14 gennaio 2019

A volte ritornano...
Salvini, Di Maio, Battisti? 
Pari sono


Basta dare un’occhiata alle prime pagine di oggi, per capire quanto l’Italia si sia spostata a destra negli ultimi anni  (*) . E che destra… Nazionalista, giustizialista,  razzista, feroce e volgare.
A che cosa ci riferiamo? All’arresto e pronta estradizione di Cesare Battisti,  terrorista rosso, mai pentito delle sue malefatte, da anni  latitante all'estero,  grazie ad agganci politici a sinistra (anche economici)  che ne hanno garantito fuga e stile di vita.   
In Brasile, il  nuovo  Presidente, radicalmente antimarxista e di origine italiana. Jair Bolsonaro, ha voluto farci questo “regalo”. Non possiamo che ringraziarlo.
Del resto il ruolo dell’Italia, crediamo siamo stato minimo.  Però, qui, torniamo su quanto appena detto. I titoli dei giornali italiani  sminuiscono  una vicenda tragica per tutti, vittime e assassino,  appiattendosi sul truce verbo da giostraio mancato, di Matteo Salvini,  quello, per capirsi,  della “pacchia è finita”.
Il più volgare  di  tutti è Belpietro  che tratta  Battisti  come un  criminale comune.  In questo modo, il direttore della “Verità” evita  di proporre una riflessione sull’ideologia comunista,  e più in generale sulla forza evocativa delle idee costruttiviste, che tanto fascino hanno esercitato su personaggi, sbandati o meno, anche intellettualmente, come Cesare Battisti. 
Alla radice del costruttivismo totalitario, che  rinvia non solo al comunismo, ma anche al  fascismo,   al nazismo e all'ideologia, solo apparentemente melliflua, del welfare state,  c’è la volontà  - che filosoficamente risale almeno Rousseau -  di costringere l’uomo  ad essere libero.
Cesare Battisti, ha incarnato, nella forma  omicida più abietta, l’ideologia costruttivista.  E di questo si dovrebbe ragionare oggi,  non di  “pacchie finite”…  Ma, dal momento che in Italia il liberalismo, come ideologia  anticostruttivista per eccellenza,  non ha mai goduto, almeno dal 1922, di  buona fama, ci ritroviamo questa mattina  a sghignazzare  politicamente,  evitando di riflettere su una grande questione di fondo:  quella, per dirla con Croce,  della religione della libertà.
Per quale motivo? Probabilmente, perché il costruttivismo,  da circa un secolo (ma anche per precedenti ragioni di ritardo industriale), è  parte stessa, ormai imprescindibile,  del dibattito pubblico italiano.  
A parte qualche fiammata -  come addirittura nel primo governo Mussolini, in quelli  del democristiano De Gasperi e all’inizio degli anni Novanta -  protezionismo economico, assistenzialismo spinto, tutte forme di costruttivismo  economico e sociale,  hanno sempre  dominato  le grandi scelte politiche. Certo, un costruttivismo all’italiana,  in qualche misura soft, persino  durante il fascismo.  Ma  sempre  teso, come sta accadendo, anche ora, con la nascita del Governo giallo-verde, a legare a sé  i cittadini, rendendoli psicologicamente schiavi. Come? Puntando sulla duplice  promessa di una libertà superiore unita a una sicurezza sociale senza precedenti,  frutto di un eguaglianza economica, da alimentare a colpi di risentimento sociale.   "Toglieremo ai ricchi per dare ai poveri", questo il ritornello. Altro che religione della libertà ( e della responsabilità individuale).
In fondo,  Salvini, Di Maio e Battisti pari sono. In ultima istanza,  il governo giallo-verde, non è altro che il proseguimento  del totalitarismo  incarnato da Battisti, con altri mezzi.
Il principio è lo stesso,  si chiama costruttivismo. 

Carlo Gambescia