“Libero”, dal Gay Pride al Gay Spread
Modernismo reazionario
Di che
parla la gente comune? Di programmi
televisivi, vacanze, immigrati e politici ladri. Poi c’è la sfera dei
rapporti personali con i micro-problemi
che sono i problemi di tutti: figli, famiglia, malattie, lavoro,
eccetera. Insomma, i gay non sono il principale argomento. Alcune ricerche asseriscono che i giudizi, e fortunatamente, sono mutati: il moralismo cattolico di un tempo ha lasciato spazio al
relativismo sessuale, ovviamente
più al Nord che al Sud, con il
Centro a fare da bilancia, più nelle grandi città che nelle piccole.
Pertanto
il quadro italiano testimonia una evoluzione culturale, in
sintonia, con il placido modernismo sessuale dell’Occidente, così inviso ai
tradizionalisti delle varie religioni monoteistiche, che, indefessi, continuano a evocare Sodoma, Gomorra e derivati.
Va però detto che, pur non essendo
all’ordine giorno, le cronache spesso riferiscono di esplosioni di violenza contro i gay. In sintesi, il quadro è in evoluzione, come detto, però crediamo,
che come capita per il razzismo, anche per i gay, non sempre vi sia rispondenza tra
l’affermazione di non essere razzisti e il razzismo di fatto. Insomma, di non avere nulla contro gay, salvo ogni tanto gonfiarne uno.
Ora, il titolo di “Libero” indica, che quella che dovrebbe essere la
parte più civile e acculturata dell'Italia, rappresentata da chi scrive per mestiere, è ben lontana dall’ aver abbandonato certi grossolani pregiudizi. Anche se nel caso di “Libero” si può
notare un affinamento. Parleremmo, di modernismo reazionario. Perché
nessuno finora aveva individuato un
rapporto diretto tra Pil e scelte sessuali... Roba ultramoderna, altro che Sodoma e Gomorra... In
qualche misura, Feltri, anche se procede a braccio, è un genio. Del male naturalmente.
Tuttavia, un titolo del genere quanti danni cerebrali può provocare? Diciamo che il tessuto cerebrale collettivo degli italiani è già abbastanza compromesso, come prova
la grande quantità di voti ricevuti dalla Lega e dal Movimento Cinque Stelle. Quindi perché la gente non dovrebbe credere che se il Pil torna a
crescere, cala il numero dei gay? E che tasso di sviluppo
e scelta sessuale no straight sono inversamente proporzionali.
Più il Pil va su, più vanno giù, quelli che Checco Zalone chiama in suo film "uomini sessuali".
Una cosa facile da capire come giocare al gratta e vinci. E chi l'ha detto? Feltri? No! A dirlo sono le statistiche del Fondo Monetario Internazionale... Ovviamente è falso. Ma, per dirla con il grande Rossini, la calunnia è un venticello... E già sentiamo le voci di terza, quarta, quinta mano. Tradotto: proprio perché sono macro-stronzate (pardon), ma nascoste dietro una parola magica, il Pil, possono entrare in circolo e rafforzare i più stupidi pregiudizi anti-gay. Ma modernizzati, sebbene in chiave reazionaria: non più Sodoma e Gomorra, ma un Gay Spread... Altro che Gay Pride.
Chissà, se tornasse tra noi, che direbbe Keynes, sviluppista a oltranza, ma anche uomo dai gusti sessuali no straight e dal carattere non facile. Probabilmente riscriverebbe di getto il Trattato e andrebbe subito a iscriversi ai gruppi della decrescita felice. Alla faccia di Vittorio Feltri. E del Pil.
Una cosa facile da capire come giocare al gratta e vinci. E chi l'ha detto? Feltri? No! A dirlo sono le statistiche del Fondo Monetario Internazionale... Ovviamente è falso. Ma, per dirla con il grande Rossini, la calunnia è un venticello... E già sentiamo le voci di terza, quarta, quinta mano. Tradotto: proprio perché sono macro-stronzate (pardon), ma nascoste dietro una parola magica, il Pil, possono entrare in circolo e rafforzare i più stupidi pregiudizi anti-gay. Ma modernizzati, sebbene in chiave reazionaria: non più Sodoma e Gomorra, ma un Gay Spread... Altro che Gay Pride.
Chissà, se tornasse tra noi, che direbbe Keynes, sviluppista a oltranza, ma anche uomo dai gusti sessuali no straight e dal carattere non facile. Probabilmente riscriverebbe di getto il Trattato e andrebbe subito a iscriversi ai gruppi della decrescita felice. Alla faccia di Vittorio Feltri. E del Pil.
Carlo Gambescia