D’Annunzio, Céline, Houellebecq
Editori, librai e lettori stanno festeggiando l’uscita
dell’ultimo romanzo di Houellebecq. Non è un autore che apprezzo. E anche Serotonina
conferma la mia impressione. Un romanzo
filosoficamente mediocre. Estetica della
decadenza per la decadenza, meglio D’Annunzio,
che nei suoi romanzi, già più di un più di un secolo fa, aveva individuato, e celebrato, il giro di boa, verso la
distruzione, dell’individualismo
umanitarista, attenzione, non liberale.
Perché
diciamo questo? Per la semplice ragione che
per la letteratura, a sfondo socialmente nichilista, sostanzialmente fondata
sul risentimento, si coniò a suo tempo
il termine decadentismo. Che rinviava al crogiolarsi della letteratura nel piacere intenso per la dissoluzione di ogni ordine sociale. Al letterato decadente non interessava
se l’ordine sociale fosse o meno in crisi, oppure le possibili cause, interessava, tra vino, marmi e prelibatezze, massacrare il borghese, che, a sua volta,
ubriaco di umanitarismo si lasciava massacrare con il sorriso stampato
in faccia.
Una letteratura, che al di là dei destini personali dei singoli scrittori, andrà a confluire nelle torbide acque della tentazione fascista. Con le disastrose conseguenze del caso. Addirittura, una volta fatte, le debite osservazioni sugli stili diversi, si potrebbe individuare il filo conduttore che dal nostro D’Annunzio, attraverso Céline, giunge fino a Houellebecq. E non è necessario andare leggere Croce e Bobbio, ma basta sfogliare La tentazione fascista di Tarmo Kunnas. Opera di uno storico serio, che la destra neofascista, nella sua ignoranza, ha trasformato in un libro cult. Ma questa è un'altra storia.
Una letteratura, che al di là dei destini personali dei singoli scrittori, andrà a confluire nelle torbide acque della tentazione fascista. Con le disastrose conseguenze del caso. Addirittura, una volta fatte, le debite osservazioni sugli stili diversi, si potrebbe individuare il filo conduttore che dal nostro D’Annunzio, attraverso Céline, giunge fino a Houellebecq. E non è necessario andare leggere Croce e Bobbio, ma basta sfogliare La tentazione fascista di Tarmo Kunnas. Opera di uno storico serio, che la destra neofascista, nella sua ignoranza, ha trasformato in un libro cult. Ma questa è un'altra storia.
Cambiano
i nomi, gli scenari, le professioni dei personaggi, ma
il senso fondante dell’approccio decadente -
come odioso risentimento verso tutto ciò che sia borghese - è quello dell’autodistruzione individuale, perché - si
legge o intuisce - la felicità non è di questo mondo. E quella borghese,
così volgarmente a portata di mano, è
solo una ingiallita cartolina a colori.
Attenzione,
il decadentismo è l’alter ego dell’umanitarismo. L’uno sottrae l’altro aggiunge. Ma ambedue
hanno indebolito e indeboliscono l’ordine sociale liberale. Perché vanno a colpire le fonti vive dell’azione
umana: il protagonista del libro di Houellebecq è un borghese di campagna,
impasticcato ed erotomane, che non crede
più in nulla. Andrea Sperelli, è
un aristocratico annoiato, Ferdinand Bardamu,
un medico che ha visto tutto e sentito tutto. E Florent-Claude Labrouste,
ripetiamo, un agronomo disincantato. Tutti
e tre odiano la borghesia e le conquiste della civiltà liberale. Un
atteggiamento - ecco il problema di
fondo del decadentismo - che attraversa
il Novecento, giungendo fino ai nostri
giorni. E che scambia, e volutamente, il
liberalismo con l’umanitarismo, l’orgoglio delle conquiste liberali con i singhiozzi del liberale pentito senza motivo e venduto alla causa del socialismo.
Del
resto i veri liberali tacciono. O magari, si sforzano di trovare - colmo dell’autolesionismo intellettuale - qualcosa di positivo nelle pagine di Houellebecq … Alcuni professori invece, solo per invidia da box office, provano timidamente a criticarne lo stile… I giornali si cimentano in strampalati
collegamenti con l’attualità, a colpi di
gilet colorati… Infine, il lettore medio, compra e legge avidamente, un romanzo
che può indurre solo all’acquisto di anti-depressivi. Proprio come fa il suo protagonista. Chiamala se vuoi autodistruzione…
O fascino pericoloso del decadentismo.
Ora, D’Annunzio e Céline, facilitarono e poi plaudirono l’ascesa del fascismo al potere. E Houellebecq,
piaccia o meno, si è incamminato sulla stessa strada, dove si scorgono, anche abbastanza
vicine, le stesse cupe ombre…
Carlo Gambescia