Il silenzio di chi dovrebbe controllare l’operato
del governo populista
Tutti eroi! O la Banca d’Italia o tutti accoppati!
La
titolazione Ansa è tutto un programma: Bankitalia: “Rischio recessione” - Governo: “La crescita ci sarà” (*). Terzietà
assoluta… Ma ingannevole. Perché non è possibile mettere sullo stesso piano le
balle giallo-verdi con i dati effettivi snocciolati, seppure in modo
felpato, dalla Banca d’Italia: tre
trimestri negativi si traducono con la parola recessione (e per ora siamo a
due). La crescita è scritta, al momento, nelle
stelle, (cinque stelle, se si preferisce) i dati sulla recessione sono reali, diciamo terra, terra…
Possibile
che gli italiani siano così stupidi? E
che l’ultima ridotta contro un governo
di dementi politici debba essere
rappresentato dalla Banca d’Italia? Dove sono finiti il Centro Studi della Confindustria e La
CGIA di Mestre?
L’ ISTAT sembra ormai allineato.
Mentre l’INPS è in via di allineamento. La Rai si è trasformata nella
cassa di risonanza del populismo italiano. Persino i Tg della Terza Rete fanno finta di mordere. Per tacere del gergo
populista, di cui Mediaset è antesignana, o dei rigurgiti giustizialisti della Sette.
Se
pensiamo a ciò che accadde, giustamente
o meno (lasciamo stare), durante i
governi Berlusconi , dove queste
istituzioni (inclusa la Banca
d’Italia) martellavano quotidianamente il
governo del Cavaliere, subito riprese dalla stampa e dai social, non si può non osservare come oggi intorno a un governo dominato da un Paglietta,
un Giostraio Mancato e un Trascorso Bibitaro, non si levi alcuna vera voce di
opposizione, fondata su reali dati economici. Siamo quasi al silenzio
assordante. Se non ci fosse (per ora) la Banca d'Italia.
Si
permette al Giostraio Mancato di parlare a vanvera su
dieci milioni di italiani che beneficerebbero degli ultimi provvedimenti, quando non sono neppure la
metà. Si consente al Trascorso Bibitaro di definire, senza alcuna prova, “apocalittiche” le
previsioni della Banca d’ Italia. Ci si bea addirittura delle dichiarazioni di
un Paglietta, che senza alcun fondamento, blatera di una finanziaria “solo
sviluppo e investimenti”.
Una
montagna di menzogne che nessuno contesta. E con i dati. Certo, i sindacati programmano manifestazioni, ma in nome di un populismo al quadrato, dal momento che auspicano - semplificando - più investimenti, più pensioni
facili: la quadratura del cerchio.
Dicevo,
della stupidità degli italiani. In fondo
questo popolo di imbecilli, non si illuse sugli otto milioni di baionette, credendo al Duce? Oppure sulla panzana anni
Sessanta-Settanta di salari e stipendi come variabili indipendenti dalla
produttività? E si potrebbe continuare.
A
dire vero, la credulità fa parte del gioco della democrazia. Il punto è che dovrebbero esistere, e
funzionare, al di là della sacrosanta divisione dei poteri, istituzioni di
controllo, tecniche, in grado di
snocciolare dati, per fare la tara alle
politiche economiche del governo. E una
stampa, pronta a rilanciare.
Di
più, senza divisioni dei poteri... Inciso: qui si
dovrebbero aprire i dolorosi capitoli sui modi autoritari di approvazione della legge finanziaria, sui silenzi di Mattarella, e della magistratura,
che sembra aver perduto lo smalto degli anni d’oro (o di piombo) dell’antiberlusconismo.
Dicevo,
senza divisione dei poteri (o se si preferisce con una lacunosa divisione), senza un sistema di contrappesi economici e sociali, rappresentato dal pluralismo
(extra e intra-istituzionale) dei controlli tecnici, sull’operato del governo, l’Italia rischia veramente di trasformarsi in una Repubblica esclusivamente fondata sulle menzogne. Un’opera in nero, facilitata dalla sconcertante credulità di un popolo di imbecilli, che non
si interroga sul misterioso silenzio di
chi invece dovrebbe controllare, ribattendo colpo su colpo, le giornaliere
falsità governative.
E
invece, le sempre più rare fonti di opposizione o tacciono, o “terzieggiano”, o giocano
al rialzo, come sindacati e partiti
del centrodestra e centrosinistra. Sicché, se il governo populista riuscisse a mettere le mani pure sulle Banca d'Italia, sarebbe la fine.
Che dire? Siamo - magari in pochi - sulla linea del Piave. Tutti eroi! O la Banca
d’Italia o tutti accoppati!
Carlo Gambescia