Si comincia sempre con un pernacchio
Un fucile per i sovranisti…
Quanti danni cerebrali può provocare un titolo del genere, tratto da un giornale che si dichiara, tra
l’altro, liberale?
Difficile
quantificare. Tanti, troppi. Anche
perché gli italiani sembrano aver dimenticato i guasti del nazionalismo. Non siamo ancora alle celebrazioni governative del fascismo, ma i neofascisti tifano Salvini e sono con il governo
giallo-verde, riservandosi - gli
estremisti (basta navigare sui Social) - la mitologica
“seconda ondata”. Nella quale, per la cronaca, speravano, ardentemente, anche nel 1994.
Intanto, Salvini, si fa chiamare “Capitano”, come Codreanu, padre fondatore del fascismo rumeno: movimento dai violentissimi tratti antisemiti. Pochi lo sanno. Alcuni, che sanno tacciono, evitando così di dover ricordare i pogrom fascisti contro gli ebrei.
Intanto, Salvini, si fa chiamare “Capitano”, come Codreanu, padre fondatore del fascismo rumeno: movimento dai violentissimi tratti antisemiti. Pochi lo sanno. Alcuni, che sanno tacciono, evitando così di dover ricordare i pogrom fascisti contro gli ebrei.
Veltroni
su “Repubblica” ha evocato Weimar, glissando però, a proposito dell'Italia, sulle colpe del populismo giudiziario di sinistra, responsabile invece, con la retorica antipolitica di destra, dello smantellamento dello stato di diritto. Non solo
Berlusconi, insomma. Anzi, l’antiberlusconismo, probabilmente, ha provocato più danni del berlusconismo.
Ricordiamo a Veltroni che negli anni di Weimar Hitler vinse, fruendo del fuoco concentrico di nazisti e comunisti contro i moderati al governo. Il regime cadde, perché i comunisti dettero una mano, sputando, nell’ordine, sulla democrazia rappresentativa, sulla politica estera multilaterale e pacifica, sull’economia libera. Il populismo di sinistra e quello di destra, pari sono. Qualcuno lo spieghi a Veltroni, quando fantastica su romantiche alleanze di centro-sinistra con Cinque Stelle. I pentastellati aborriscono il Partito Democratico come i comunisti tedeschi disprezzavano i socialdemocratici. Tempo perso. E poi, per dirla tutta, non è terribilmente idiota (politicamente parlando) rispondere al populismo con il populismo al quadrato?
Ricordiamo a Veltroni che negli anni di Weimar Hitler vinse, fruendo del fuoco concentrico di nazisti e comunisti contro i moderati al governo. Il regime cadde, perché i comunisti dettero una mano, sputando, nell’ordine, sulla democrazia rappresentativa, sulla politica estera multilaterale e pacifica, sull’economia libera. Il populismo di sinistra e quello di destra, pari sono. Qualcuno lo spieghi a Veltroni, quando fantastica su romantiche alleanze di centro-sinistra con Cinque Stelle. I pentastellati aborriscono il Partito Democratico come i comunisti tedeschi disprezzavano i socialdemocratici. Tempo perso. E poi, per dirla tutta, non è terribilmente idiota (politicamente parlando) rispondere al populismo con il populismo al quadrato?
Quanto
vorremmo - tornando alla ridicola e inutile campagna antifrancese di “Libero”,
ma anche della “Verità", del “Tempo”, del “Quotidiano Nazionale” del “Giornale" (ora, di meno) - che alla fine si dichiarasse guerra alla Francia, al mondo intero, a tutti “i
nemici d’Italia”. Talvolta, per capire la gravità di certe stupidaggini politiche, servono “le dure repliche della storia”. Quindi la stupidaggine la si deve prima commettere. Purtroppo.
Vorremmo perciò vedere tutti questi decerebrati nazionalisti, pardon sovranisti, con un fucile
tra le mani. E scorgere nei loro occhi,
dopo i primi proiettili veri (non le chiacchiere di Salvini e Di Maio), la paura, quella nera, come capitava nelle
trincee, che provocava enuresi. Solo
così questi idioti potranno scoprire che la guerra è una cosa seria, anzi
tremendamente seria. Niente viaggi last minute, stadio, filmetti,
pizzette, ristorantini, discoteche, shopping, tresche in ufficio, ma solo morti, corpi dilaniati, sangue, tanto sangue, angoscia di
morire da un momento all’altro, eccetera, eccetera. Il che non significa oscurare la guerra, ma, semplificando, evitare accuratamente di spararle grosse e apprezzare la pace, soprattutto quando nessuno vuole farci guerra. Una cosa è il nemico in armi che ci sfida, un'altra, come nel caso italiano, inventarselo a tavolino, per vedere, neppure di nascosto, l'effetto che fa... Macron un nemico? Ma siamo seri, per favore! Al massimo, un avversario politico, che è altra cosa.
Perciò, il pernacchio di “Libero”, oltre a indicare l'abisso culturale in cui siamo piombati, se portato alle estreme conseguenze “logiche” implica la guerra. Una volta che ci si è incamminati lungo la stretta linea amico-nemico, nessuna minaccia resta mai vana. Esiste un meccanismo sociologico, a spirale, dove a un certo punto l’automatico susseguirsi degli eventi finisce per avere la meglio sul libero arbitrio degli uomini: si chiama specifico sociologico.
Perciò, il pernacchio di “Libero”, oltre a indicare l'abisso culturale in cui siamo piombati, se portato alle estreme conseguenze “logiche” implica la guerra. Una volta che ci si è incamminati lungo la stretta linea amico-nemico, nessuna minaccia resta mai vana. Esiste un meccanismo sociologico, a spirale, dove a un certo punto l’automatico susseguirsi degli eventi finisce per avere la meglio sul libero arbitrio degli uomini: si chiama specifico sociologico.
Aver
dimenticato (o voluto dimenticare) oltre alla lezione della storia, anche
quella della sociologia, è molto
pericoloso.
E ora, siamo
in mare aperto, agitatissimo, un mare di
insensatezze.
Carlo Gambescia