lunedì 6 agosto 2018

Complotti!
Botta e risposta tra Carlo Gambescia e Carlo Pompei



Bighellonando tra i Social, ho letto un articolo -  se ho capito bene -  che demistifica la demistificazione del complottismo. Dove nelle conclusioni - nel tentativo, a mio avviso non riuscito, di ironizzare sugli anti-complottisti - si legge:

"Guardateli, sono dei ciarlatani, studiano dai libri e non da SuperQuark, osano dissentire dal Ministero della Verità, rammentano Orwell, un autore mai esistito, credono nelle assurdità. Ed infine, anche a voi rivoltosi del gregge primo mi rivolgo, a voi che avete osato guardare oltre, a voi il precetto irriducibile: ribellatevi, ma sempre nel solco del recinto". 

Ora sapete quali sono i libri consigliati dagli anti-anti-complottisti, sui quali si dovrebbe "studiare" ( "studiano dai libri e non da SuperQuark") ? 
Questi (dalle note all'articolo):

"Note:
1 – E. Malynski, Fedeltà feudale, Edizioni di Ar, Padova 2014, p. 78;
2 – Julius Evola, Sugli strumenti della guerra occulta, in Fenomenologia della Sovversione, Sear Edizioni, Borzano R.E. 1993, p. 35ss;
3 – Renè Guènon, Il Regno della Quantità e i Segni dei tempi, Edizioni Adelphi, Milano 1995, nota 1, p. 258;
4 – Perennitas, tributo a Julius Evola, Edizioni Avatar, Dublino 2014, nota 83, p. 142;
5 – LMA Viola, Considerazioni sull’errore dell’evoluzionismo e sulla sua funzione parodistica e dissolutiva, in Religio Aeterna, secondo volume, Edizioni Victrix, Forlì 2004, p. 183ss;
6 – Arvo, L’Origine delle Specie secondo l’esoterismo, in Introduzione alla Magia, volume terzo, Edizioni Mediterranee, Roma 1987, p. 198ss;
7 – Aldo Mola, Storia della Massoneria Italiana, Edizioni Bompiani, Milano 2001;
8 – http://www.aifa.gov.it/…/litalia-capofila-le-strategie-vacc…;
9- Un altro mito da sfatare a tempo debito sarebbe quello della fatalità dell’economia, delle sue ineluttabili determinazioni. Chi ha almeno superato qualche esame universitario in Economia Politica è ben consapevole di come non esista un organismo economico vivente, ma come ogni causa è l’induzione di un’azione precisa e voluta e non calata dal cielo. "

Non ci sono parole... Sarebbe come sparare sull'ambulanza della Croce Rossa...

***

Detto però  questo, pubblico  l’acutissimo commento dell’amico Carlo Pompei. Dopo di che seguirà la mia replica.

Caro Carlo Gambescia,

Evitando l'adagio popolare che vorrebbe la madre dei cretini sempre incinta (di solito analizzo e reputo un cretino alla terza risposta sballata che fornisce alle domande che gli pongo), vado cauto come mio uso.
Chiaramente sei entrato nell'antro oscuro che tutto spiega, ma di "quelli che tutto sanno" di solito non mi fido: uso lo stesso metro che adopero per i cretini e spesso i profili combaciano, ma a volte mi devo ricredere davanti a prove altrettanto "scientifiche".
Tuttavia, codesto bighellonare mi pare dettato da una intenzione di vincere facile (lo puntualizzi in chiusura con lo sparare sulla croce rossa) con persone che buttano là un po' di roba "credibile" (l'intelligente pensa, non crede, la fede la lasciamo alle religioni e la guardo comunque con diffidenza), non probabile, non nel senso di possibile (chi può dirlo in definitiva?), ma nel senso dell'incidente probatorio (scusate la commistione).
Ne risulta un minestrone di roba che scredita quel poco che – forse – poteva essere preso in considerazione.
Ciò mi insospettisce non poco, delle due l'una: o sono cretini che mettono a segno un autogoal clamoroso inconsapevolmente, oppure fanno il gioco di chi potrebbe smentirli facilmente utilizzando, però, le medesime linee guida precostituite dagli avversari.
Cui prodest? Ai posteri…
Tale ipotesi è avvalorata dal parallelo non detto Superquark->CICAP, teoria peraltro esposta in maniera fumosa ed equivoca.
Nella chiusura intravedo qualcosa di interessante, non per le solite cose relative a Bilderberg, Trilateral o NWO, ma per il semplice fatto che esiste l'economia politica (lo studio di come è la situazione) e la politica economica (come dovrebbe essere attraverso aggiustamenti e migliorie che non potranno comunque soddisfare tutti).
La prima riguarda gli intellettuali e gli studiosi del settore (dagli economisti, agli analisti, agli storici), la seconda riguarda i politici e i loro consiglieri (che possono appartenere alla categoria precedente).
Sempre di uomini si tratta, ma mentre i primi cercano di definire lo status quo attuale (o passato, nel caso degli storici) e i danni che possono fare sono circoscritti a un libro sgangherato, ma che potrebbe essere promosso a libro di testo universitario (le maglie del crivello non sono sempre fitte in ambito accademico), i secondi incidono attivamente sulle manovre finanziarie e, come sappiamo, non abbiamo radiosi esempi di statisti.
Anche perchè l'uomo fa ciò che gli conviene, non quello che è "giusto" (importanti le virgolette).
Giunti a questo punto mi chiedo: ok, il complotto o la macchinazione o la congiura contro il popolo non esistono, ma come mai va tutto a rotoli?
Cretini che combattono contro cretini?
Sulle scie chimiche e sui vaccini non dico nulla, poiché non so nulla: non parlo di cose che non conosco e, di conseguenza, non avendo cariche istituzionali o politiche vincolanti, né conoscenze immunologiche o meteorologiche, non mi schiero, né con gli uni, né con gli altri.
Gli obblighi sociali li circoscrivo al rispetto delle altrui libertà e competenze e pretendo medesima cosa dagli altri per me, nulla di più, nulla di meno.
L'unico obbligo (deontologico) che potrei avere è quello di informarmi e riportare quanto dicono persone che ne sanno più di me, sia pro, sia contro, senza pronunciarmi come si divertono a fare Mentana e Travaglio nei loro editoriali presuntuosi. 
Come ho scritto ieri, i segreti veri sono custoditi nel cervello di una singola persona, che si chiami Gasperino er carbonaro o Henry Kissinger, non si trovano su internet, né nelle 24ore sparite, né nei cassetti, né altrove.
Altrimenti non sarebbero segreti.
Infatti Bilderberg, Trilateral e NWO non lo sono, complotti o meno.
Un caro saluto,
Carlo Pompei  
***
Caro Carlo Pompei,

L’ “intenzione di vincere facile”, che poi così facile non è,  perché da due mesi abbondanti  i  complottisti  sono al governo mentre  io sono solo o quasi,  è  dettata dalla necessità di contrastare, ovviamente in modo democratico, una situazione veramente incredibile, surreale, dal momento che  oggi "occupano", direi quasi militarmente,  l'agenda politica italiana,  temi un tempo da lunatic fringe.   
Di conseguenza, visto che la situazione sembra complicarsi di giorno in giorno -  osservo livelli crescenti di irrealtà -  io  che “traffico" con le parole, non posso non intervenire tentando di fornire spunti di riflessione, per quanto modesti,   ai miei lettori.  
Non credo innanzitutto,  per venire al punto, che esista un complottismo di serie A  e un complottismo di serie B,  esiste uno  “stile paranoico” in  politica.  E qui  lascio  la parola  a  chi rimane  il maggiore storico e analista  della questione,  Richard  Hofstadter:

Quando parlo di stile paranoico uso il termine come uno storico che parli di Barocco o del manierismo. Si tratta, soprattutto,  di un modo di vedere il mondo ed esprimersi. Webster [Dizionario] definisce la paranoia, in quanto entità clinica, come un disordine mentale cronico caratterizzato da sistematiche manie di persecuzione e grandezza. Nella mia concezione dello stile paranoico la sensazione della persecuzione  è centrale ed è sistematizzata in grandiose teorie cospirazioniste.  Esiste però una differenza  fondamentale tra il portavoce politico paranoico e il paranoico clinico: Benché entrambi  tendano a essere infervorati, totalmente diffidenti, estremamente aggressivi, grandiosi e apocalittici nel loro esprimersi, il  paranoico clinico vede il mondo ostile e cospirativo nel quale crede di vivere come rivolto specificamente contro di sé ;  il portavoce [politico] dello stile paranoico lo vede invece diretto contro una nazione, una cultura, un modo di vita, il cui destino si coinvolge non solo se stesso ma anche milioni di altri.  Pertanto, dal momento che  non vede se stesso come la vittima individuale di una cospirazione personale, egli è un po’ più razionale a assai più disinteressato: la sua sensazione per le proprie passioni politiche siano altruistiche e patriottiche,  in realtà, intensifica notevolmente il proprio sentimento di rettitudine e la propria indignazione morale. Naturalmente l’espressione stile paranoico risulta avere una sfumatura negativa e intende averla: lo stile paranoico ha infatti una maggiore affinità con le cattive che con le buone cause […]. Lo stile è legato al modo in cui le idee sono credute e sostenute piuttosto che alla verità e falsità del loro contenuto (1).

Hofstadter fa seguire alcuni esempi storici che vanno dai movimenti contro la fluorizzazione municipale dell’acqua alla caccia alle streghe (comuniste) , agli immaginari complotti cattolici, massonici, ebraici, eccetera eccetera.  In essi, a prescindere dai contenuti,   prevale l’idea che la storia sia  una cospirazione messa in moto da forze demoniache, dai comunisti, ai capitalisti, agli ebrei, eccetera, in termini di lotta del bene assoluto contro il male assoluto.
Ora,  quell'articolo (che si può facilmente ritrovare in Rete),  al di là dei risibili titoli proposti in nota (risibilità, si badi, dal punto vista epistemologico),  rivela  assenza totale del principio di realtà.   Insomma,  ci troviamo davanti a un esempio da manuale dello stile  individuato da Hofstadter.
Due cose però  mi colpiscono del  tuo intervento.
La prima è quella dell’  “a chi giova?”. Le azione sociali, come tu sai,  giovano agli attori che le promuovono (causa manifesta), ma possono però giovare anche ad altri (causa latente o latomica).  Il punto è che per l' effetto dell'  eterogenesi dei fini, o se vuoi  per l'  effetto perverso delle azioni sociali (si vuole il bene si ottiene il male e viceversa), è difficile individuare  con precisione,  proprio dal punto di vista sociologico, la causa latente ( o nascosta) di una azione sociale.  Certo, un grossolano  senso "individuativo"  possono attribuirlo  giornalisti e politici. Ma, con i valori  di parte che tutti conosciamo…  Quindi introdurre nella discussione quell’ “A chi giova?”, può avere un valore giornalistico, politico, se vuoi giudiziario,  ma non sociologico.  Ben differente, ovviamente, l’ altro  “a chi giova?”, quello dello storico, che studia però i fatti solidificati,  a distanza di secoli, non il magma cronachistico,  appena eruttato.  E lo storico -  come il sociologo - non è giudice, né giornalista,  né politico.  Insomma, nell'ambito di una seria e corretta analisi sociale e storica, tentare di scoprire  a chi giovi -   a breve, brevissimo termine, ovviamente -   è una perdita di tempo. Certo, così si possono però  intrattenere le persone. Ma è socialmente pericoloso, se vuoi controproducente, come ora vedremo.
La seconda cosa  è quando scrivi “Ok, il complotto o la macchinazione o la congiura contro il popolo non esistono, ma come mai va tutto a rotoli?”  Che cosa va a rotoli? Il mondo  distonico,  raffigurato a tinte fosche  dai  complottisti?  Quello tratteggiato frettolosamente da  politici e giornalisti populisti per compiacere un elettore viziato e impigritosi, o peggio uno spettatore che attende davanti alla tv la fine del mondo mangiando i popcorn?  Siamo seri.  La condizione dell’uomo, e in particolare di quello occidentale, non è mai stata migliore di  quella attuale.  Ho scritto un libro, che tu dovresti conoscere a memoria, perché lo hai  discusso con me (in fondo, è anche un poco tuo), dove spiego come funzionano  questi meccanismi autodistruttivi  psico-sociali  del pessimismo come credenza collettiva,   al quale rinvio,  non tanto te,  quanto gli amici lettori.  Purtroppo, come tu giustamente scrivi,  senza però trarne le necessarie conclusioni: “Anche perché l'uomo fa ciò che gli conviene, non quello che è "giusto" (importanti le virgolette).
Esatto, l'uomo al capire preferisce il credere, e crede in ciò gli conviene credere, sul piano soggettivo, a prescindere dalle evidenze oggettive.  E oggi,  "crede",  a torto o ragione,   -  dunque nessun complotto, perché i complottisti  sono stati  liberamente  votati e mandati addirittura al governo -  sia più "conveniente"  una società sovranista, protezionista, razzista, anticapitalista, eccetera. E contro ogni evidenza oggettiva e contraria.         
Ciò  però  significa,  che,  nel bene e nel male,  l’uomo,  in ultima istanza, è  padrone del suo destino. Altro che complotti...
Grazie e un abbraccio,
Carlo Gambescia

(1)  R. Hofstadter, Lo stile paranoico nella politica americana, in A. Campi e L. Vasarano (a cura di),  Congiure e complotti. Da Machiavelli e Beppe Grillo, Rubbettino Università,  Soveria Mannelli (CZ), 2016, pp. 69-70. Gli inserti tra parentesi quadre sono miei.

(2) C. Gambescia, Passeggiare tra le rovine. Sociologia della decadenza, Edizioni Il Foglio, Piombino (LI), 2016, in particolare il Cap. II, ("Pessimismo, il lato oscuro della decadenza").
  

5 commenti:

  1. Sul punto del "cui prodest?" posso facilmente sbrigarmela: sono più un "giornalista d'inchiesta" che un sociologo, seppur di strada, come mi hai promosso sul campo, pertanto la domanda è legittima, mentre la risposta necessita di ancora molto studio ed indagine, ammesso e non concesso che valga la pena di farlo, di trovare i colpevoli e – ancora – ammesso e non concesso che questi esistano.
    Sul punto del complotto vero e proprio, invece, la risposta è più complessa, un attimo che la scrivo a seguire.

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  2. Certo giornalista d'inchiesta, perfetto. Assumendoti le responsabilità e i rischi, ne sono sicuro perché ti conosco bene, (in termini degli effetti perversi del kulturpessimismus) ai quali accenno nell'articolo. E tutti gli altri, soprattutto quelli che si improvvisano? Che oggi sono maggioranza? Il problema da me posto resta...

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  3. Come sai affronto le questioni più sull'aut-aut che sull'et-et.
    Ciò può essere un limite se utilizzato in maniera grossolana, ma anche un innegabile vantaggio se adoperato con maestria: consente di eliminare le sfumature e concentrarsi sugli antagonisti in scena.
    Non sono così presuntuoso da fornire risposte, preferisco fare domande e, sulla base delle risposte, costruirmi una mia personale teoria, la quale, in quanto tale, ha peso sociale nullo, ma resta dignitosa: non faccio mie le considerazioni di altri, cerco soltanto di restare obiettivo.
    Sul complotto e sull'aut-aut, dicevamo.
    Ebbene, faccio un esempio basilare, premettendo che considero complottisti, anti (debunker), anti-anti, medesimi facenti parte di un esercito di disperati che cerca legittimazione e consenso pensando di aver trovato in un fantomatico sito internet le verità rivelate o, peggio, scrivendole, arrogandosi una conoscenza che, il più delle volte, è un'accozzaglia di informazioni raffazzonate alla meglio (la questione degli Angela e del CICAP).
    In proposito è scandalosa la ricostruzione dell'11 settembre 2001, ma facciamo finta di nulla.
    No, non cado in questa trappola e restituisco al sito in questione importanza relativa, ma comprendo la tua avversione.
    In termini statistici, potremmo definire e stabilire – però – se parlandone gli stiamo rendendo un servigio o li stiamo danneggiando? Probabilmente no, se non a spanne.
    Perché (why)?
    Perchè (be-cause) il purché se ne parli è sempre un'arma a doppio taglio: oltre a ribadire che l'uomo fa sempre ciò che gli conviene, non ciò che è "giusto" (tranne in rarissimi casi), aggiungo che il favore si ricambia, il dispetto è "gratis".
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    Dilettandomi di programmazione elettronica so bene che le macchine reagiscono a operatori logici inscritti in diagrammi di flusso i quali assicurano la corretta sequenzialità dei comandi, pertanto le WBA (why-because analisys) possono essere applicate a moltissime situazioni contingenti.
    Si potrebbe obiettare che l'uomo non è una macchina.
    Giustissimo, ma questo è un difetto, non un pregio: oltre agli operatori logici ai quali risponde una macchina, l'uomo qualunque risponde anche – e maggiormente – agli operatori emotivi (e di tornaconto).
    Un esempio:
    Per l'uomo viene prima l'effetto (che genera la domanda), poi la causa (che cerca di rispondere).
    Per la macchina è il contrario, la causa viene sempre prima dell'effetto, come è giusto che sia nella percezione sensoriale del tempo e nell'analisi dei fatti.
    L'economia politica e la politica economica della quale parlavo, quindi.

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  4. Detto questo spero di aver fugato ogni dubbio sulla mia eventuale o presunta facile adesione a complotti strampalati, tengo gli occhi aperti sulle questioni che non mi convincono, a prescindere dalla sponda che le "rimbalza".
    Anche se non nascondo che tra Attivissimo e Mazzucco preferisco le argomentazioni del secondo, anche perchè, quando l'ho incontrato, gli ho posto domande insidiose alle quali ha risposto in maniera logica ed intelligente, senza nascondersi dietro preconcetti e senza imbarazzi nella mimica.
    Non ho avuto il piacere di parlare con Attivissimo, ma penso che non avrei medesimo piacere nel porgergli domande alle quali risponderebbe probabilmente con scatole cinesi preconfezionate, come fa di solito.
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    E concludo rispondendo al tuo interrogativo sulla cose che vanno a rotoli, nella maniera più sintetica possibile, riferendomi a una situazione oggettiva che è balzata agli onori delle cronache circa un decennio fa: lo spread.
    Anche qui un aut-aut o delle due, l'una, se si preferisce:

    A - Le cose vanno benissimo, quindi le agenzie di rating mentono;
    B - Le cose vanno oggettivamente malissimo, le agenzie di rating dicono il giusto.

    Su queste due righette dovrebbero confrontarsi complottisti e anti: se si sostiene che le cose vanno bene, si avalla anche un complotto internazionale che fece cadere Berlusconi nel 2011; se si ammette che le cose non vanno poi così bene, si attribuisce sempre la colpa a Moody's, Fitch e Standard & Poors per il presunto terrorismo che diffondono sui mercati azionari.
    Insomma serve una bella testa per distinguere tra "complottisti" e "complottari", io preferisco guardare il cielo dalla finestra anzichè consultare il meteo in tempo reale sul telefono.
    Neanche Nostradamus può aver già scritto quel che sta accadendo.

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  5. Carlo Pompei Falcone, grazie dell'eccellente commento. Ma, pur con grande dispiacere, perché tu hai uno stile di scrittura magnifico, coinvolgente, e notevoli capacità argomentative, devo sfrondare. Perdonami, mi hai dedicato, e ne sono onorato, tanto tempo prezioso... Del resto, sai quanto io ti stimi. Vengo al dunque. 1) Dunque, le polemiche pro o contro il complottismo esulano dal cuore della questione qui affrontata. Ascolta: il solo fatto che si prenda sul serio il complottismo e si ragioni in termini di anti-complottismo è sintomo che il complottismo è ben dentro (come è) l' agenda politica. Quindi già saremmo (siamo...) sull'orlo del baratro. E poi come osserva giustamente Hofstadter, si parla di "stile politico paranoico", anche a prescindere dalla verità o falsità dei contenuti dello stesso. Quindi combattere la paranoia politica con la paranoia politica, significa già essere messi male. Come del resto sta accadendo. 2) Sulle questioni economiche: uno stato, come un privato, indebitato fino al collo, in un sistema di economia di mercato, non gode di credito né di fiducia: è un cattivo pagatore. . Regola semplice e dura al tempo stesso. Il resto è fuffa. Certo, si può puntare su sistemi alternativi, come sostengono, sovranisti, socialisti e fascisti. Ma, nel passato, diciamo così, non hanno dato buoni risultati... Un'ultima cosa non ti perdono (sto scherzando) quel tuo rimpiangere che l'uomo non sia perfetto come una macchina. Sei un "maledetto" ingegnere di anime... :-) Grande abbraccio e perdonami l'eccesso di franchezza... :-)
    Gestire

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