venerdì 17 agosto 2018

Dai populisti russi ai populisti italiani
Andare verso il popolo...




Chi non abbia ancora letto la celebre opera di Franco Venturi sul populismo russo dovrebbe leggerla subito. Molto istruttiva, proprio al riguardo di ciò che sta accadendo (e potrebbe accadere) in Italia.
In quel libro  si scrive, e dottamente, della  sbornia  politico-culturale che si abbatté sulla Russia zarista alcuni decenni prima della rivoluzione.  Vi si parla  dell’ “andata verso il popolo” del 1873-1874, che vide studenti,  di origini borghesi e  nobili, in abiti contadini (letteralmente), portare il  verbo della democrazia sociale nelle campagne, per attingere  linfa  vitale da un popolo giudicato puro e incorrotto, fonte di ogni bene.    
Di lì, semplificando, si sviluppò il populismo politico russo,  che, nella versione partitica socialista rivoluzionaria,  per un verso  fu facile preda del truce realismo  di Lenin, e per altro cannibalizzò l’imberbe liberalismo russo, lasciando opposizione ai bolscevichi nelle mani di generali impolitici e reazionari,  privi di qualsiasi ideale, se non quello puramente autocratico. Kerenskij ne fu il triste epilogo umano e politico.
Il popolo,  nel momento della verità,  fu più realista dei suoi capi, si schierò con il potere di fatto del partito bolscevico. I comunisti svuotarono il consenso populista nelle campagne, dove i contadini affamati, stanchi di chiacchiere romantiche, puntarono su Lenin. (che era anche bene armato). Il cavallo era  sbagliato,  ma questa  è un’altra storia,  finita nel 1991.
Dove vogliamo andare a parare?  Presto detto: alle esequie di stato per i morti di  Genova. Un atto, a nostro avviso, degno degli studenti russi  travestiti da contadini.
Lasciamo stare  gli aspetti protocollari  e dunque la questione dell'ultima parola  sulla decisione delle esequie pubbliche o meno (1). In realtà, il  punto è un altro,  e qui  risiede  l'occasione che i populisti italiani  non possono non cogliere.   Quale?  Quella  rappresentata  dalla  possibilità di veicolare  un messaggio politico.  Di che tipo?  Dal momento che in Italia, ripetiamo,  sono al potere i populisti, non quelli russi ovviamente, ma lo schema sociologico, mentale e comportamentale  è analogo,  il senso dei   funerali di stato non potrà non andare  oltre il puro cordoglio istituzionale (come in altre occasioni), per assumere, considerata anche la  bronzea (da faccia...) abilità politico-mediatica dei populismo pentaleghista,   un importante significato politico di rottura con il passato.  Già ci sembra di sentirli: “Gli altri governi fingevano e fuggivano, mentre noi siamo gli avvocati del popolo. E siamo qui con voi, popolo, per difendervi. Noi siamo voi, voi siete noi”. 
Un consiglio ai lettori: prestino attenzione all’orazione commemorativa ufficiale, prevista dal protocollo,  o comunque alle dichiarazioni, prima, durante e dopo i funerali, perché  non potranno non assumere la forma e la sostanza dell’ atto di accusa  verso quello che viene considerato da Salvini, Di Maio, eccetera,  l’Ancien  Régime.  Del resto, i populisti solo questo possono fare: rilanciare continuamente, spararle grosse,  dal momento che non possono portare a effetto promesse irrealizzabili. Se non,attenzione, distruggendo la credibilità dell'Italia e il tenore di vita degli italiani.
Di qui, l'escalation degli insulti e delle parole d'ordine,  per tenere alta la tensione politica e nascondere il sicuro flop.  Per ora, dunque, i funerali di stato  rappresentano un ulteriore e importante passo propagandistico verso il consolidamento politico del governo giallo-verde, lungo un escalation, che prima o poi, si dovrà arrestare, dal momento che le parole seppelliscono altre parole, i complotti i complotti,   insomma i tweet i tweet.   Sicché,  i duri fatti non possono non  finire sotto gli occhi di tutti.   E il popolo, in ultima istanza, come prova il caso russo, sembra sempre essere  più realista delle sue élite populiste.
Speriamo solo, che quando verrà il momento,  non ci liberi da questa “gang of populists”  (secondo l'eccellente definizione dell’ ”Independent”)  un nuovo Lenin. Magari, questa volta, rosso-bruno. Perché sarebbe come cadere dalla padella  nella brace.  

Carlo Gambescia

                              

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