I “Campioni culturali della destra”
secondo Giuliano Ferrara
Curare la peste con il colera…
A
prima vista ho pensato alla canicola. Il
classico colpo di sole, insomma. Poi
rileggendolo - parlo del pezzo di oggi dell’Elefantino - mi sono accorto che sotto c’era dell’ altro. Che cosa? La suprema perfidia del post-comunista (degna di
un Natta, pre-colpo apoplettico). Giuliano Ferrara , a dire il vero dall'aspetto sempre più vagamente dughiniano, incensa, elevandole a figure
presentabili di una cultura di destra, Veneziani, Buttafuoco, Giuli. Perché? Per fustigare
Foa e compagnia cantante sovran-complottista a un passo dalla Rai.
Roba
forte. Da Comitato Centrale. Chiamala se vuoi (anche)
trasversalità togliattiana. Si riabilitano tre spiriti della Casa degli Others Aennina: nell'ordine, un fascista, un nazista, un tradizionalista. “Campioni
culturali della destra”, per citare l’Elefantino, che però,
quando si dice il caso,
scrivono (tutti e tre ) su quella raffinatissima testata liberale che
risponde al nome del “Tempo” di Roma,
diretta, ovviamente, da un
coltissimo Luigi Albertini dei nostri giorni…
Ora,
da lettore - quotidiano e soddisfatto - del “Foglio”, una specie di Fort Apache, assediato da bande indiane pentaleghiste, venditori di acqua di fuoco e di armi della confindustria, sindaci messicani e agenti indiani pugliesi, trasecolo… Combattere,
per dirla alla buona, la peste con il colera, anche solo per tirare
la sassata quotidiana, come Natta con
Occhetto, non aiuta la causa. Al massimo, come si dice a Roma, la si butta in caciara.
Veneziani,
sarà pure accettato nei salotti buoni, ma
gli mancano i fondamentali liberali. Stesso
discorso per Buttafuoco, che scriverà pure da dio, ma oltre il Gott Mit
Uns non va. Giuli invece, proprio
perché giovane, potrebbe essere recuperabile, per ora però, più che un intellettuale è un
archeologo.
Ferrara,
butta lì, e parla della capacità di
ascolto dei tre "campioni". Forse. Però i nostri, anzi i suoi tre moschettieri, quando scrivono, mostrano di non riuscire a tradurla in quel "parlare al mondo", nel quale invece eccelleva Giano Accame, unico vero intellettuale della destra
postfascista. Che se fosse ancora tra
noi, probabilmente, rientrerebbe, e dalla porta principale, nei pur anfibologici parametri di Ferrara.
Però, ecco il punto, forse il fare di Ferrara non
collimerebbe con il suo…
Carlo Gambescia