giovedì 2 agosto 2018

I “Campioni culturali della destra” secondo Giuliano Ferrara
Curare la peste con il colera…





A prima vista ho pensato alla canicola.  Il classico  colpo di sole, insomma.   Poi rileggendolo -   parlo del pezzo di oggi  dell’Elefantino -  mi sono accorto  che sotto c’era dell’ altro.  Che cosa?  La suprema perfidia del post-comunista (degna di un Natta, pre-colpo apoplettico).  Giuliano Ferrara , a dire il vero dall'aspetto sempre più vagamente dughiniano,  incensa, elevandole a figure presentabili  di una cultura di destra,   Veneziani,  Buttafuoco,  Giuli.  Perché?  Per fustigare  Foa e compagnia  cantante  sovran-complottista  a un passo dalla Rai.  
Roba forte.   Da Comitato Centrale. Chiamala se vuoi (anche) trasversalità togliattiana.  Si  riabilitano tre  spiriti della Casa degli Others Aennina:  nell'ordine,  un fascista, un nazista, un tradizionalista. “Campioni culturali della destra”, per citare l’Elefantino,  che però,  quando si dice il caso,  scrivono  (tutti e tre ) su quella  raffinatissima testata liberale  che risponde al nome del “Tempo” di Roma,  diretta, ovviamente,  da un coltissimo Luigi Albertini   dei nostri giorni…
Ora, da lettore -  quotidiano e soddisfatto -   del “Foglio”, una specie di Fort Apache,  assediato da bande indiane pentaleghiste,  venditori di acqua di fuoco e  di armi  della confindustria,  sindaci  messicani e  agenti indiani pugliesi,  trasecolo… Combattere, per dirla alla buona,  la  peste con il colera, anche solo  per tirare la  sassata quotidiana, come Natta con Occhetto,  non aiuta la  causa.   Al massimo, come si dice  a Roma, la si butta in caciara.   
Veneziani, sarà pure accettato nei salotti buoni,  ma gli mancano i fondamentali liberali.  Stesso discorso per Buttafuoco, che scriverà pure da dio, ma oltre il  Gott Mit Uns  non va. Giuli invece, proprio perché giovane,  potrebbe essere recuperabile, per ora però, più che un intellettuale è un archeologo.
Ferrara, butta lì, e parla della  capacità di ascolto dei tre "campioni".  Forse.  Però  i nostri, anzi i suoi tre moschettieri,  quando scrivono,  mostrano di non  riuscire a  tradurla  in quel  "parlare al mondo", nel quale  invece eccelleva  Giano Accame,  unico vero intellettuale della destra postfascista.  Che se fosse ancora tra noi, probabilmente,   rientrerebbe, e dalla porta principale,  nei pur anfibologici parametri  di Ferrara.   
Però, ecco il punto,  forse il fare di  Ferrara non collimerebbe con il  suo…                    

Carlo Gambescia