Amico, Nemico e riaggregazioni
Le nuove polarità politiche
Le nuove polarità politiche
di Teodoro Klitsche de la Grange
Probabilmente il limite maggiore
della visione politologica schmittiana consiste nell' ignorare
i contenuti
culturali e sociali, che vanno a innervare storicamente la
forma-regolarità amico-nemico. Ovviamente, in questo suo ottimo articolo, Teodoro Klitsche de la Grange, da politologo navigato, non incorre in un errore del
genere.
Va inoltre ricordato che
l'argomento, anche politico, che il nemico esterno,
sociologicamente parlando, sia sempre funzione dell’amico interno,
per chiunque conosca la letteratura scientifica (o meno) in materia,
non suona come nuovo. Ad esempio, per limitarsi al Novecento,
l'idea che la coesione interna si cementi attraverso
l’insorgere, reale o presuntivo di un nemico esterno, rinvia a Enrico
Corradini, grande ammiratore di Mussolini, nonno dei
sovranisti, che subordinava, addirittura, l’unità politica
del pianeta Terra a una guerra contro Marte ( E. Corradini, Scritti e discorsi 1901-1914, Einaudi
1980, p. 36).
Il punto scientifico interessante (con evidenti ricadute politiche) è
come possano oggi integrarsi tali riallineamenti
con la democrazia parlamentare, la società di mercato, gli
ideali liberali. Il Novecento, nella sua prima metà, ha tristemente
provato che liberalismo e nazionalismo (mentre spirito liberale di nazione è altra cosa...), finiscono sempre per
confliggere e, nel caso di quest'ultimo, una volta cancellato lo stato di
diritto, dare vita a forme politiche autarchiche,
autoritarie, se non totalitarie, nemiche della società aperta.
Perché è vero, che i processi
sociali hanno una loro coerenza formale, come nel caso della regolarità
amico-nemico, però resta altrettanto vero che non
può essere ignorata l’importanza della sostanza, cioè
dell’identificazione della natura culturale degli amici e dei nemici,
altrimenti tra una banda di gangster e un partito politico si rischia di non ravvisare alcuna differenza. Buona lettura. (C.G.)
***
Le recenti dichiarazione di Benedetto Della
Vedova presidente di Forza Europa (nella foto), le interviste di esponenti del PD e di FI (Calenda,
Gentiloni, e, sull’altro versante, Alessandra Mussolini) confermano
quello che, nel mio piccolo, vado sostenendo da qualche anno: che con
l’emergere prorompente dei partiti sovran-popul-identitari è cambiata la discriminante
del politico, come più volte capitato nella storia dell’Europa moderna: non è
più borghesia/proletariato, come nel “secolo breve”, ma popoli
(identità)/globalizzazione. Come sosteneva Carl Schmitt, la nuova scriminante
non esclude la precedente (né le “scriminanti” particolari come Israele/ANP e così via) ma la relativizza, cioè la retrocede
d’importanza, onde il sentimento
politico (Clausewitz) non
individua più il nemico nel borghese o, viceversa, nel proletario, ma nel
finanziere cosmopolita o, di converso, nel cittadino legato al territorio, alla
tradizione, allo Stato “classico”.
Gli interventi suddetti, il comportamento
e il ruolo comune in Parlamento di PD e FI (ambedue all’opposizione) rendono
probabile che sia in atto una riorganizzazione in polo globalista, le cui
caratteristiche prevedibili dovrebbero presentare molte somiglianze con quanto
capitato in Francia dove il convergere dei voti del seguito dei “vecchi”
partiti ordinati secondo l’asse destra/sinistra ha permesso al nascente polo
“globalista” ed al suo leader Macron di prevalere sulla Le Pen.
La manovra, del tutto logica rispetto alla
nuova scriminante del criterio
del politico, sembra pertanto in atto.
Come potrà realizzarsi, data la lontananza
delle posizioni delle possibili componenti, è difficile prevedere, ed ancor più
se possa aver successo alle prossime elezioni. Da un lato perché grava sul polo
globalista (futuribile) il peso della “seconda repubblica” di cui tutto può
dirsi, meno che abbia conseguito risultati politici, economici e sociali di una
qualche appetibilità. Dall’altro la lotta ventennale scatenata da un
centrosinistra in stato terminale contro Silvio Berlusconi ha creato un
retaggio di odi e risentimenti che ancora ne condiziona, più che la dirigenza,
il seguito.
Dall’altro una ricomposizione del sistema
politico italiano nei due poli nuovi ha delle carte a favore.
La prima, la Storia : l’opposizione globalista ha il vento
della storia a favore, pertanto il percorso è tendenzialmente in discesa: non
deve navigare contro corrente. E questo, come spiega il successo dei populisti,
fa lo stesso con i loro avversari dato che la regolarità politica del conflitto e dell’ostilità
non è superabile. E la capacità di suscitare il sentimento politico che ne
consegue, neanche.
Dall’altro che avere lo stesso nemico crea il gruppo politico che si costituisce per opporsi a
quello. Il quale può conseguire la propria unità d’azione nei modi più vari
(dall’alleanza, alle varie forme e tipi di integrazione politica). Ed aver
costituito un governo populista “bicolore” ha creato il presupposto
(principale) perché si costituisca, all’opposizione, il polo avverso.
Chiudo queste note ricordando come un
poeta come Eschilo nelle Eumenidi descrive la funzione
“costitutiva-integrativa” del nemico nella comunità “E scambio ci sia di gioie
nella comune concordia; e unanime odio ai nemici: delle molte calamità unica
medicina è questa ai mortali”.
Anche se le Eumenidi si riferivano al nemico come medicina
della guerra civile, e questo non è il caso, è tuttavia sicuro che
l’organizzarsi dei partiti in un sistema di ostilità regolata (e relativizzata) è la terapia per
saldare capi e seguiti, come per ridurre le tensioni tra le diverse componenti
della classe politica, anche in democrazia. Come scriveva Machiavelli una delle
cause dell’ascesa di Roma fu aver relativizzato e “sfruttato” (anche ai fini di
potenza) i conflitti interni. Sperém.
Teodoro Klitsche de la Grange
Teodoro Klitsche
de la Grange è avvocato, giurista, direttore
del trimestrale di cultura politica “Behemoth" ( http://www.behemoth.it/ ). Tra i suoi
libri: Lo specchio infranto (1998), Il salto di Rodi (1999), Il
Doppio Stato (2001), L'apologia della cattiveria (2003),
L'inferno dell'intellettuale (2007), Dove va lo Stato? (2009), Funzionarismo (2013).
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