domenica 19 agosto 2018

 Salvini, Di Maio e Shakespeare
Essere  o non essere


Non per cominciare i miei pezzi, ricorrendo sempre   allo stesso cappello. Ma, quasi ogni giorno,   discuto i miei  post,  non solo pubblicamente, ma in privato con amici, che mi scrivono, telefonano. oppure che  incontro. 
Ieri un amico mi faceva notare, che stanno emergendo le responsabilità  di Autostrade. Perfetto.   Io non sono il difensore di ufficio, se il “gestore”, come si dice, ha sbagliato è  giusto che paghi.  Ciò  che invece ferisce,  è che  molti miei lettori non riescano ad afferrare il reale pericolo per l'Italia rappresentato dal governo giallo-verde, che nella migliore delle ipotesi si comporta come un pugno di  troll e hacker, nella peggiore come un gang di  fascisti o mafiosi.
Lo stato di diritto non è una “favoletta” per bambini,  è la base costituzionale e  procedurale,  sulla quale dovremmo essere d’accordo tutti, il cui scopo  è  impedire, semplificando,  che le persone siano condannate  prima di essere processate. Oggi tocca ad Autostrade, domani potrebbe toccare a ognuno di noi. Ecco allora che un insieme di regole, condivise da tutti, ci può proteggere da abusi e ingiustizie.
Lo ripetiamo per la milionesima volta, siamo dinanzi  a una forma di organizzazione giuridica, luminoso punto di arrivo della civiltà liberale, che fascisti, nazisti, comunisti e (ora) populismi rifiutano, evocando pericolose ideologie legate alla nazione, alla razza, alla classe, al  popolo. Figurarsi dunque la preoccupazione di un liberale.
C’è anche un altro aspetto preoccupante, che non riguarda direttamente  la gang  al governo, ma l’atteggiamento dei mass  media  verso di esso  che sfiora la complicità.   
Dei Social, per inciso,  inutile parlare: ci sono persone, addirittura “amici” (come si usa chiamarli sui Fb) che si guardano bene  -   alcuni di essi hanno  confermato privatamente -  di riprendere i miei articoli per non essere escluse e/o schedate come “nemici del popolo”, oltre, ovviamente, per evitare di ricevere  quotidiane  dosi  di insulti. . Insomma, i Social  sono in larga parte controllati dai populisti governativi:  rappresentano il maistream del politicamente corretto pentaleghista. 
Quanto ai giornali,   l’unica vera opposizione liberale  alla gang di Palazzo Chigi è rappresentata dal “Foglio” e  in parte dal “Dubbio”.  Il resto della stampa, incluso il postcomunista  "Manifesto",  o  non si compromette,  lanciando però tra le righe,  segnali di incoraggiamento, oppure  gioca al rialzo,  al populismo al quadrato,  come i fogliacci di destra.  Una tragedia mediatica.     
Per dirne una,   ora  è in voga, secondo il politicamente corretto pentaleghista,   attaccare la Francia (a proposito  chi desidera si faccia un giretto sui social,   ritroverà  l’espressione “mangiarane”, tipicamente fascista):  giorni fa, “La Stampa”, dico “La Stampa”,  è uscita  in prima pagina   con  una rievocazione dell’eccidio di Aigues-Mortes, avvenuto il 17 agosto del 1893… Stesso giorno ma non stesso anno. Perché?  Giusto,  ricorreva il  "Centoventicinquesimo"… Quando si dice il caso.
Sulla questione del ponte di Genova,  invito  i lettori  a trovare  un titolo dove si stigmatizzi il comportamento all’Al Capone del  governo giallo-verde.   Certo, sono usciti inviti (magari relegati  nelle pagine interne), non molti, alla prudenza.  L’unico a prendere posizione, fin dai titoli (che sono quelli che il 95 per cento delle persone si limita a leggere),  è stato “Il Foglio”.  Quanto a televisioni e radio, gli anchorman si sono gettati come avvoltoi sul dolore e sugli effetti scenografici della tragedia, favorendo direttamente o indirettamente,   il politicamente corretto pentaleghista dell’impiccalo più in alto.
I mass media  riflettono il Paese? O il Paese è un  puro  riflesso dei mass media?  Il problema è antico, come quello dell’uovo e della gallina.  Resta il fatto che  gli applausi di Genova rivolti a Salvini e Di Maio, claque o meno,   indicano che l’arroganza, il linguaggio violento, i metodi sbrigativi  piacciono agli italiani. Ed è già accaduto.  Perciò, probabilmente, anche questa volta,  i mass media riflettono il Paese.
Da commentatore,  me la potrei  cavare,  con il classico chi è causa del suo mal eccetera, eccetera. Ma, mi chiedo, e chiedo ai lettori,   è giusto assistere, ancora una volta, alla rovina dell’Italia,  senza fare nulla? Passivamente?   
Il problema, purtroppo non è cambiato. È sempre quello scolpito da Shakespeare…  Che rinvia, certo  in modo indiretto, al di là della questione esistenziale,  al grande dramma della decisione politica:  “Essere, o non essere, questo è il dilemma: se sia più nobile nella mente soffrire i colpi di fionda e i dardi dell’oltraggiosa fortuna o prendere le armi contro un mare di affanni, e,  contrastandoli, porre loro fine?”.    
Carlo Gambescia