Nuovi fascismi
Il politicamente corretto di destra
Dal punto di vista sociologico crediamo di scorgere un
fenomeno importante. Qualcosa che va oltre la vittoria delle forze populiste il
4 marzo. Di cosa parliamo? La società italiana sta
subendo un processo di metamorfosi del suo immaginario collettivo, che si riflette sui comportamenti, socialmente incoraggiati, leciti, se si vuole. Semplificando: è in atto il passaggio - per ora mediatico - dal politicamente corretto di
sinistra al politicamente corretto di destra.
Non
ci si faccia distrarre dalle lamentazioni della destra, che usa il
politicamente corretto di sinistra, - voce sempre più flebile e ristretta,
giornalisticamente parlando, a “Repubblica" , "Manifesto” e alcuni fogli cattolici - come arma propagandistica , per imporre
le proprie nuove regole.
Il
quadro è questo: la stampa di destra si
è fatta più aggressiva, i social incalzano, i giornali a grande tiratura
(esclusa "Repubblica"), hanno sposato la tesi del
“facciamo lavorare questo governo”. Resta fuori da questa specie di "nuova fabbrica del
consenso", come dicevamo, la stampa cattolica, particolarmente preoccupata della deriva razzista, ma il giornalismo "bianco" è poca cosa.
In che cosa consiste il politicamente corretto di destra?
Prima una breve premessa.
Il “prima gli italiani”, non lo hanno inventato Salvini e Di Maio, ma proviene dall’immaginario politico di Forza
Nuova, Casa Pound e di altri gruppuscoli di estrema destra. E così per le scelte di politica economica: del "pericolo per il lavoro italiano" insito nelle delocalizzazioni, parlava già trent’anni fa il Movimento
Sociale Italiano per bocca di Pino Rauti. Come del resto, a proposito dell' idea
di “aiutare gli immigrati, ma a casa propria”: puro rautismo. Inutile qui ricordare le
posizioni sulla razza, sulla famiglia, sui gay, insomma sui diritti civili in generale, attinte anch'esse dal mondo dell’estrema destra.
Salvini
in particolare è un abile sdoganatore di contenuti eversivi
cripto-fascisti. Se Silvio Berlusconi ( e in qualche misura, pur
strumentalmente, Gianfranco Fini) tentarono di portare il Movimento Sociale su
posizioni liberali e democratiche, Salvini, senza chiedere permesso a nessuno (neppure agli stessi post-aennini)
ha rimesso in circolazione l’immaginario
dell’estrema destra. Parliamo di un mix di idee che si compone di odio per la diversità, assistenzialismo (solo
per gli italiani, ovviamente),
tradizionalismo sociale,
nazionalismo riverniciato e riqualificato come sovranismo, altro termine
rubato all’estrema destra dei Social.
Detto questo, ripetiamo la domanda: in che cosa consiste il politicamente corretto di destra?
In sintesi, nel fare l’esatto contrario di
ciò che fino a oggi ha fatto la sinistra
e soprattutto nel demonizzarla, addossandole tutte le colpe, anche quelle che non sono sue.
Di conseguenza: 1) se prima l’accoglienza era vista come un valore positivo, ora è un
valore negativo; 2) se prima l’Europa e l’euro erano simboli di pace e di
progresso, ora sono simboli del male; 3)
se prima i mercati aperti erano fattori di sviluppo, amicizia e scambio tra i
popoli, ora sono il Cavallo di Troia dei nemici dell’Italia. E così via.
Ovviamente,
4) se prima il capro espiatorio della sinistra era il fascismo, ora per la destra è l’antifascismo.
Queste
idee circolano sui giornali, hanno guadagnato le tv, trionfano sui Social. Quindi piano piano la
mentalità sta cambiando. Il comportamento sociale è mimetico, e di regola chiunque non si adegui rischia l' esclusione dal mainstream del politicamente corretto di destra. E la vita
dell’ escluso ( e dell'auto-escluso) non è facile. Dapprima psicologicamente, poi professionalmente. Le catacombe non piacciono a nessuno. E questo fenomeno di delegittimazione di chiunque pensi "diversamente", accade, piaccia o meno, a parità di contenuti storici (buoni
o cattivi che siano).
L’istinto gregario, che si nutre di comportamenti socialmente indifferenziati, quindi fondati sull’uguaglianza, ha però sempre origine nella differenza tra comportamenti dissimili (quindi fondati sulla disuguaglianza). Insomma, l’eccezione, si fa regola, per poi farsi di nuovo eccezione, e così via. Ecco descritto, per sommi capi, il ciclo sociale del politicamente corretto, che ovviamente nella società di massa, assume un potere enorme. Quel che però non cambia mai è la forma, socialmente vincolante, del politicamente corretto. La libertà, socialmente parlando, è sempre condizionata dagli istinti gregari dell’uomo. I veri individui, consapevoli della propria individualità, sono e saranno sempre pochi.
L’istinto gregario, che si nutre di comportamenti socialmente indifferenziati, quindi fondati sull’uguaglianza, ha però sempre origine nella differenza tra comportamenti dissimili (quindi fondati sulla disuguaglianza). Insomma, l’eccezione, si fa regola, per poi farsi di nuovo eccezione, e così via. Ecco descritto, per sommi capi, il ciclo sociale del politicamente corretto, che ovviamente nella società di massa, assume un potere enorme. Quel che però non cambia mai è la forma, socialmente vincolante, del politicamente corretto. La libertà, socialmente parlando, è sempre condizionata dagli istinti gregari dell’uomo. I veri individui, consapevoli della propria individualità, sono e saranno sempre pochi.
Detto
questo - utile per chiarire alcuni
aspetti teorici - sembra
ora essere giunto il momento del politicamente
corretto di destra. Ma anche delle
decisioni, non tanto per le persone
comuni, che inevitabilmente obbediscono alle leggi del politicamente
corretto (di destra o sinistra), quanto
per coloro che studiano la società e ancora di più per coloro che ne decidono le sorti politiche. Insomma, per i pochi, veramente liberi e con capacità autonome di giudizio. O almeno, così dovrebbe essere.
Certo
sarebbe bello, sul piano degli ideali, poter fare a meno del politicamente corretto. Ma
la sociologia è una scienza triste, e ci dice che ciò è impossibile. Insomma, o di qua o di là. Nel "caso italiano" si deve allora scegliere tra due forme di politicamente corretto.
Chi
scrive - per salire al roof garden delle scelte valoriali - tra il
politicamente corretto del fascismo (o se si preferisce, per ora, del cripto-fascismo) e
dell’antifascismo non può non scegliere quest’ultimo, pur con tutti i suoi
limiti, che comunque si possono in qualche modo contrastare. E quest'ultimo resta il ruolo delle minoranze liberali. Non liberal o liberiste, ma li-be-ra-li. Composte da quei pochi, veramente liberi. Consapevoli della dolente necessità, se si vuole triste necessità, dei processi di legittimazione-delegittimazione del nemico, quando esso non può essere trasformato in avversario. Perché poi, in ultima istanza, sono queste le radici sociologiche del politicamente corretto: la sublimazione del nemico.
Però, ecco il punto, dal politicamente corretto del fascismo non si torna indietro. Se non
impugnando le armi. Perciò,
se solo si volesse, saremmo ancora in tempo. Basterebbe ricorrere all’arma innocua
della scheda elettorale. Tuttavia quanto più il politicamente corretto
di destra si fa largo, tanto più cresce
il rischio di ritrovarsi prigionieri di una specie di nuovo fascismo degli anni
Duemila…
Carlo Gambescia