Da Pétain a Salvini
Il regime di Vichy, filonazista, che alcuni storici ancora
difendono come scudo alla totale invasione della Francia da parte degli eserciti di Hitler, “stoccava” gli ebrei francesi in appositi campi per poi consegnarli alle SS. Queste persone,
anziani, donne, bambini, privi di
qualsiasi diritto, restavano per giorni e mesi, nella più completa
incertezza del proprio destino. Per loro
non esisteva scudo… Un grande studioso di origine ebraica, in fuga dalla Germania, Walter Benjamin, fermato dalla polizia di
confine spagnola, per evitare tutto questo,
si suicidò.
Quando
oggi si parla di Europa
unita, di libera circolazione di uomini e merci al suo interno come
all’esterno, sembra che nessuno più ricordi lo “stoccaggio”
pétainista degli ebrei, frutto avvelenato di una visione nazionalista, razzista
antisemita e complottista. Cosa vogliamo dire? Che le radici del processo di unificazione europea
affondano, politicamente e moralmente, in un “Mai più stoccaggi di essere umani”, tragico preludio, allora, a quell’unicum, rappresentato dalla Shoah. Quindi saremmo davanti a qualcosa di indimenticabile che, estensivamente, ha toccato tutti ebrei e non ebrei. Per farla breve: l'Unione Europea, al di là di tutte le controversie politiche ed economiche, rappresenta un "no" al nazionalismo, al razzismo, all'antisemitismo, al complottismo.
Saremmo davanti. Perché abbiamo usato il condizionale? Per una ragione precisa: come possiamo definire le centosettantasette persone della nave Diciotti? Persone, attenzione al termine. Non parliamo di clandestini o migranti, ma di
persone con diritti, proprio perché tali. Come potremmo definirle, se non “stoccate”? Nell’attesa penosa e incerta di un destino ancora
oscuro...
Delle
due l’una. O Salvini, per usare la terminologia di Nolte, non conosce la storia
della “guerra civile europea” nei suoi
lati più rivoltanti, oppure la conosce fin troppo bene. Nel primo caso è un
vero ignorante , nel secondo, un essere brutale. In entrambi i casi, un
uomo pericoloso.
Come lo fu Pétain.
Come lo fu Pétain.
Carlo Gambescia
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