Alessandro Campi o della politologia à
la carte
Dopo Fini, tocca a Salvini
A
che serve studiare Aron, civettare con
il liberalismo, convegni di qua,
seminari di là, per poi scrivere un articolo
del genere? Solo per ingraziarsi i nuovi
padroni? Offrirsi a costo zero? Piacere
di servire? Mah...
Probabilmente,
al fondo, c’è un’ ambizione sfrenata. Che nella vita, se fisiologica non guasta. Bisogna sempre puntare in alto, per carità. Però mai
tramutarsi in aspiranti valletti cognitivi, puntando addirittura sulla politologia à la carte. Pronta a
incensare i vincitori di turno. Se poi di destra anche meglio (o peggio,
dipende dal punto di vista dei lettori). E qui Alessandro Campi, politicamente, già avrebbe dato. Con Gianfranco Fini. Di cui era consigliere scientifico…
Allora, come presentare Matteo Salvini sotto una luce migliore? Lavorando sulle coordinate storiche. Una Weltgeschichte a chilometro zero.
Forse qualcosa sta cambiando nell’opinione
pubblica, dopo due decenni di ubriacatura sulle virtù del dilettantismo
applicato alla sfera politica. Ma c’è dell’altro. Mentre i suoi avversari [di
Salvini] si affannano a denunciarne il populismo (che in realtà è il registro o
stile di comunicazione adottato ormai da tutti i leader democratici) o lo
scivolamento verso posizioni d’estrema destra (con l’evocazione di scenari e
pericoli storici del tutto anacronistici, o accostandolo a esperienze europee
che hanno agganci sentimentali o simbolici col fascismo che alla Lega invece
mancano) non si tiene conto che l’ideologia sovranista alla quale Salvini ha
convertito il suo partito è meno banale, sul piano storico generale, di quanto
appaia. Di sicuro non può essere liquidata come una retriva pulsione ad alzare
muri e linee divisioni laddove la tendenza storica sarebbe invece ad abolire
ogni tipo di confine o di identità collettiva particolaristica. (1)
Capito? Il populismo, per sdoganare
scientificamente Salvini, viene interpretato riduttivamente
come “il registro o stile di comunicazione adottato ormai da tutti i leader
democratici”. E il sovranismo come naturale
reazione al globalismo… Ovviamente, il fascismo è giudicato
fenomeno anacronistico… Non sia mai.
Ecco la politologia à la carte. Dietro Salvini ci sarebbe una tendenza storica di fresco conio: la reazione nazionale al pensiero unico. Del resto ai tempi di Gianfranco Fini, c'era quella di vecchio conio: allora Campi parlava di un'altra "tendenza storica" , quella incarnata dalla rivoluzione dei diritti civili, che la destra doveva assolutamente intercettare, contro il conservatorismo codino… Ovviamente, ora finita in soffitta. Insomma, ieri le pulsioni civili, oggi quelle incivili. Tutto fa brodo.
Ecco la politologia à la carte. Dietro Salvini ci sarebbe una tendenza storica di fresco conio: la reazione nazionale al pensiero unico. Del resto ai tempi di Gianfranco Fini, c'era quella di vecchio conio: allora Campi parlava di un'altra "tendenza storica" , quella incarnata dalla rivoluzione dei diritti civili, che la destra doveva assolutamente intercettare, contro il conservatorismo codino… Ovviamente, ora finita in soffitta. Insomma, ieri le pulsioni civili, oggi quelle incivili. Tutto fa brodo.
Eppure, oltre a civettare con il pensiero
di Aron e con quei liberali, in carne e
ossa, che si prestano ai suoi giochetti, Campi ha fatto pubblicare sulla “Rivista di Politica” - e poi in un demistificante libro collettivo sui complotti - l'illuminante saggio di
Richard Hofstadter sullo stile paranoico in politica.
Ora,
dopo aver letto Hofstadter, perché quale direttore e curatore non può non averlo letto, come si può concedere un salvacondotto
politico a Salvini? Lo "stilista" principe dei paranoici politici d'Italia? Sempre pronto a gridare al complotto?
Anche
perché, in un momento di lucidità, Campi, tra le altre cose, ammette che “ lo stile di
comunicazione dello stesso Salvini non può mantenersi febbricitante e
martellante come è stato sino ad oggi”.
Ma se lo stile è quello paranoico, quindi un fatto politicamente
costitutivo (secondo la lezione di Hofstadter), come ne esce Salvini? Come potrà creare quel “ solido partito conservatore di massa” che Campi
auspica ? Che rischia invece di somigliare a un fascismo di massa, che in Italia ha puntuali precedenti storici.
Ora delle due l’una, o
Campi, come studioso si è perso per
strada, o ci sta ricadendo un’altra volta. Ma Salvini non è Fini. È molto più
intelligente. E quindi pericoloso.
E anche per questa ragione perché fornirgli un assist? Per diventare senatore o ministro “blu-azzurro”?
Carlo Gambescia
(1) https://www.nuovocorrierenazionale.com/alessandro-campi-salvini-creera-i-tories-italiani/ . L'inserto tra parentesi quadre è nostro.