Cari sovranisti, è vero, l’Italia non è la Turchia , ma non per le
ragioni da voi evocate...
Avete
notato come i neo-nazionalisti italiani, pardon sovranisti, si preoccupino di prendere le distanze dalla crisi
della lira turca? L’Italia non è la Turchia , dicono. E non hanno torto. Perché l’ Italia è in condizioni di salute, quanto a debito pubblico,
peggiori.
Anzi, tra costoro c’è addirittura chi sostiene, anzi evoca come uno sciamano che la crisi della lira
turca sia dovuta al debito pubblico basso.
Insomma, per aver dato ascolto alla
vulgata "ordoliberista". E da quando il
debito pubblico elevato rafforza la
moneta? Tesi, appunto, degna di uno sciamano...
Ignoranti
e presuntuosi. La crisi turca, come abbiamo scritto (1), è dovuta a un pericoloso mix tra
deficit della bilancia dei pagamenti e indebitamento estero per finanziare quel
consenso sociale, attraverso il rilancio
dei consumi , di cui Erdogan, come ogni leader autoritario,
non potendo contare solo sulla forza, ha necessità.
Però
l’Italia non è la Turchia anche per un’altra
ragione: esporta molto di più, però ha
un debito pubblico che pesa sul rilancio dell’economia. Che dovrebbe essere
tagliato per favorire il riallineamento dell’economia italiana all’economia tedesca, non solo in termini di spread ma di credibilità nei riguardi dei mercati esteri sui quali non
può non puntare un’economia italiana,
basata per tutto il dopoguerra, pur tra gli alti e bassi tipici del mercato, sulle esportazioni, dunque sulla vigorosa conquista, ripetiamo,
di mercati esteri.
Si
dice che l’euro sia troppo altro, e che
dunque penalizzi le esportazioni italiane. Esportazioni che invece, al tempo della lira, potevano contare sulle
cosiddette svalutazione competitive. Diciamo che la Turchia ne ha subita una
proprio adesso... E non sembra molto felice, anche perché non ha molto da
esportare. Quindi piano con le stupidaggini,
Pertanto, se si tornasse alla lira italiana, è vero che potremmo
esportare di più. Però, le
importazioni, soprattutto di materie
prime, costerebbero molto di più. Di qui, quel deficit della bilancia dei pagamenti unito a
indebitamento pubblico, la cui ragione, sull'esempio turco, era ed è quella di tenersi stretti i ceti medi. Debito, nel caso italiano già elevato, che crescerebbe ancora di più, portandoci alla rovina. Una Turchia
al quadrato. Per inciso, i ceti medi che votano populisti e sovranisti, segano il verde ramo del rigoglioso albero liberoscambista, sul quale fino a oggi sono stati placidamente seduti. Chiamalo se vuoi, suicidio sociale.
Naturalmente,
i
neo-nazionalisti italiani, credono, come i mercantilisti del Seicento, che gli altri paesi dinanzi a un’Italia tesa a conquistare i mercati, svalutando la lira, con merci a basso
a prezzo, resterebbero con le mani in mano Poveri illusi. Immediatamente, si alzerebbero barriere per colpire e affondare le merci italiane senza pietà. Noi a nostra volta reagiremmo, seguendo la più
classica delle escalation protezioniste, fino alla paralisi degli scambi. Di qui, il crollo vero, questa volta, dei tenore di vita dei ceti medi, costretti ad
accontentarsi di pochi e mediocri prodotti italiani.
Va
ricordata anche l’altra favoletta neo-nazionalista:
quella di inondare il mercato di
italiano di lire, grazie a una Banca d’Italia “ritornata al servizio della
Nazione” (rigorosamente con la maiuscola). In realtà, la scelta inflazionista provocherebbe l’innalzamento interno dei prezzi, annullando, per contagio, all’esterno, i
cosiddetti vantaggi delle svalutazioni competitive: si dovrà pur importare? O no? Dopo di
che - stiamo portando il ragionamento alle estreme conseguenze - per correre ai ripari, si potrebbe svalutare di nuovo, per
poi stampare altra moneta, fino a distruggere, seguendo un meccanismo a spirale, la credibilità italiana e di riflesso l’intera
economia. E con essa il ceto medio. Altro
che i presunti effetti del “liberismo
selvaggio”. L’”inflazionismo selvaggio” è molto più cattivo.
Pertanto
la Turchia , e
concludiamo, dal momento che è fuori
dall’euro-ombrello, che i neo-nazionalisti italiani invece vorrebbero bruscamente chiudere, non può che pregare Allah e osservare, malinconicamente, le pericolose oscillazioni della sua moneta.
Ciò però significa che l’Italia, per fortuna, non è ancora la Turchia. L' euro è forte e dobbiamo tenercelo stretto. A ogni costo.
Carlo Gambescia