sabato 11 agosto 2018


Crisi  turca
Erdogan si affida al grande Allah  ( e noi?)




Probabilmente l’ultimo “Dio è con noi”  dell’Occidente (semplifichiamo) risale alle Crociate, solo novecento anni fa.  Per la Turchia, diretta a velocità sostenuta,  verso lo smantellamento del sogno secolare  di Atatürk,  a ieri : “Loro hanno il dollaro, noi Allah”…(1).  Così Erdogan, invitando i  turchi  a  portare in banca gli averi, anche in valuta straniera, per  cambiarli in lire turche.  Un atto di fede, non in Allah, ma nella valuta nazionale.  Cosa che i suoi concittadini si sono ben guardati dal fare, per non vedere i propri  beni andare in fumo.
L’impressione per  usare un termine romanesco, ma efficace,  è che a Erdogan  sia partita la brocca.  E da un pezzo. Non si può volere tutto:  potere assoluto su un sistema politico ed economico, minacciando la marcia indietro verso la Mezzaluna, neppure tanto fertile, e poi pretendere che i  mercati esteri, dai quali comunque la Turchia dipende per il finanziamento del consumi  pubblici e   privati,  se ne stiano zitti e buoni. E la moneta nazionale è la prima a risentirne.
Si dice che  i tassi di sviluppo della Turchia siano  alti (cinque-sei per cento). Mah...   Si dovrebbe invece ricalcolarli al netto  di  quel   che c’è  di drogato nell’economia turca,  ossia una spesa pubblica e privata, finanziata contraendo debiti all’estero. Come è noto, la Turchia importa più di quanto esporta. Di qui  il deficit cronico della bilancia dei pagamenti.  Insomma, l’economia della Turchia, cresce, non per forza propria, ma facendo debiti con l’Ue, gli Stati Uniti, la Russia e persino la Cina. Certo -   dirà il saggio -   forse si poteva  fare  a meno dei   prestiti.  Rinunciando però a  uno sviluppo meno marcato, se non al lumicino. Con il risultato di  massacrare  il tenore di vita delle classi medie, cresciuto fino all’arrivo di Erdogan al potere (2).  
La politica del Sultano, sorvolando sulle scelte illiberali a  proposito di  diritti civili e politici,  è un classico esempio di suicidio programmato per conservare il consenso:   più debiti, più sviluppo drogato, più inflazione.  L'onda  si alza, solleva tutti, per primi i ceti medi,  fino a quando i creditori non bussano alla porta.  I dazi di Trump, sono soltanto la ciliegina sulla torta. 
La Turchia, per uscirne fuori, dovrà rinegoziare il debito e tagliare, o comunque ritoccare al ribasso, la spesa pubblica. Ovviamente, esiste un’altra strada,  non pagare i  debitori  esteri  e affidarsi al grande Allah…  
Chiamala  se vuoi autarchia.   A proposito,   Salvini è credente.  Conte e Di  Maio?  Dal momento che a breve potrebbe capitare a noi, che abbiamo un deficit pubblico, molto più alto di quello turco (anche se, a dire il vero,  esportiamo molto di più)…  Perché, allora,  non affidare, da subito,  i dicasteri economici  a Papa Francesco?  Così,  tanto per portarsi avanti il lavoro, anzi indietro di novecento anni.   
Carlo Gambescia

                                 
(1) “Se loro hanno i dollari, noi abbiamo la nostra gente, il nostro diritto, il nostro Allah e continuiamo a camminare con passo fermo verso il futuro”: Fonte:  https://almaghrebiya.it/2018/08/10/crolla-la-lira-turca-erdogan-ma-abbiamo-allah/
(2) Per il  quadro macroeconomico turco:  http://www.infomercatiesteri.it/quadro_macroeconomico.php?id_paesi=95