mercoledì 4 luglio 2018

Vecchio e nuovo nazionalismo
Salvini e Di Maio: 
il fascismo dei pannolini

È tragicomico come  certe microscopiche cerchie intellettuali prospettino chissà quali missioni dell’Italia nel mondo.  Ma di che compiti si tratta? Ritorno del nazionalismo?Mah... 
Il Paese, per ora, è ricco, ma le nostre esportazioni, per semplificare, strutturalmente sono  poca roba (nel senso delle "economie dominanti"  studiate da Perroux più di cinquant’anni fa), ruotano  intorno ad acciai speciali, qualche macchina utensile,  alcune componenti  elettroniche,  armi,   costruzioni e la cosiddetta industria del lusso. Infine, nel sottobosco, si muovono  mafia,  droghe, riciclo di capitali sporchi e qualche spia.  Tutto qui. 
Siamo ricchi, ma non contiamo niente sotto il profilo del potenziale economico. E' un problema di risorse, di quel che possiamo offrire al mondo. Poco, magari incartato bene. E  siamo stati anche fortunati.  In qualche misura siamo andati oltre la fosca previsione del  grande Luigi Barzini junior. Quale?  Che,  al massimo,  avremmo potuto insegnare agli americani a che temperatura bere il vino rosso.
Del resto, all’Italia manca proprio la logica, se si vuole la mentalità,   anche per ragioni dimensionali (è la terra della piccola e media impresa), del colosso multinazionale privato. Si chiama,  mentalità capitalistica.  E qui si pensi  alle reazioni da età della pietra all’internazionalizzazione della Fiat. Il capolavoro di Marchionne. L'eccezione, non la regola. Quindi, sintetizzando, poche risorse e mentalità latifondistica ("Perché  produrre di più se vivo bene così..."). E nonostante ciò:  negli ultimi settant'anni abbiamo venduto miracoli.  Ma  - ecco il paradosso di un' Italia nel midollo anticapitalista  - quasi proviamo vergogna della nostra ricchezza. Del cammino percorso.  Nessuno più ricorda che molti nonni andavano in giro scalzi, senza  zapatos...      
Pertanto, per  venire al punto,  questo sovranismo, o nazionalismo riverniciato,  che vuole "sfasciare tutto",  di cui si nutrono le due principali forze di governo e che tanto affascina alcuni micro-intellettuali,  in che cosa consiste?   
Prima un poco di storia. Diciamo subito che se il nazionalismo  storico (quello di Corradini, eccetera) e il nazionalfascismo (quello per semplificare  federzoniano-mussoliniano) furono offensivi, nel senso, per semplificare, del “Prima l’Italia”, alimentando un sogno autodistruttivo di grandezza, il sovranismo, o nazionalismo riverniciato di Salvini e Di Maio  è  un fenomeno difensivo, perché rinvia al "Prima gli italiani".  Ci spieghiamo meglio.
Se il soldato che difende il solco con la spada sta a Mussolini,  il soldato  che sta a Salvini e Di Maio   è un soldato sociale, magari con la celtica sul camice,  che   cambia  i pannolini agli anziani.
Per fare un altro esempio: Mussolini voleva eliminare la povertà conquistando le colonie. Invece impoverì l’Italia, attraverso una catastrofica guerra mondiale.  Salvini e Di Maio si pongono lo stesso problema, ma vogliono azzerarla  con l’assistenzialismo puro.  Che costa.  E che  è  cosa macchinosa da implementare. Il che ci porterà, anche questa volta,  a una catastrofica guerra - attenzione - economica, contro tutti e tutto. Un altro modo per distruggere l' Italia. E abbiamo tralasciato il fatto che si tratta di una povertà reinventata, per crearsi  una base di consenso.  In qualche misura, Salvini e Di Maio hanno  bisogno di  "masse" (per dirla all'antica),  vittime del risentimento, alle quali additare il capro espiatorio:  "l'euro-burocrate"  "il negro", il  "ricco", "il pensionato d'oro", eccetera.    
Insomma, la logica, non è più quella militare di Mussolini, ma quella sociale del fornire posto fisso, reddito di cittadinanza, eccetera,  nonché,  sintetizzando,  pannolini,  gratis per tutti,  dai neonati ai nonni incontinenti (che di numero già superano i nati vivi): " Popolo d'Italia,  corri ai pannolini!", per parafrasare e aggiornare il Duce del catastrofico 10 giugno 1940.
Si dirà,  che  dal punto di vista dei principi  egualitari e pacifisti siamo agli antipodi del fascismo. Questo è un nazionalismo buono, quello, invece, cattivo.  Dunque, meglio così. No. Le cose stanno in modo diverso.
In qualche misura,  il nazionalismo sovranista (tanto per dare un etichetta)  è profondamente  razzista. Quel “Prima gli italiani” implica l’esclusione  dalla  guerra economica contro la cosiddetta povertà, in primo luogo,   di  tutti coloro  che hanno altre nazionalità, di qui l'anti-europeismo.  E, in secondo luogo,  dal momento che sono rappresentati  come il nemico  principale, della gente di colore che tenta di raggungere l'Italia, via Mediterraneo.
Il nazionalismo del  fascismo fu antisemita, con venature razziste, comuni però ad altri paesi conquistatori dell’ epoca,  all’interno di un quadro, benché cartonato, imperiale. Dove esistevano gerarchie, accettate,  tra i diversi popoli assoggettati. Quindi il progetto di Salvini e Di Maio  potrebbe addirittura essere peggiore del fascismo.  Il che è tutto dire.  
Il nazionalismo sovranista  sogna   di chiudersi in casa con la pistola,  gettare  via la chiave e a mare i disperati che giungono dall’Africa.  Ovviamente, come si proclama ai quattro venti,  per la sacrosanta missione di  fornire servizi sociali solo agli italiani.  Ma dove prenderanno i soldi Salvini e Di Maio, se il nostro ruolo nel mondo, come abbiamo detto all’inizio,  è poca cosa?  Chiudendosi a doppia mandata?  Al peggio non c'è mai fine.
Non che la politica nazionalistica  del fascismo fosse migliore: per carità, finì in tragedia.  Ma sicuramente era più conseguente, in quella follia c'era del metodo:  non avendo sufficienti risorse interne, Mussolini  se le andò  a prendere con la forza. Salvini e  Di Maio  invece puntano su formidabili divisioni di pannolini.  Ma chi pagherà?     

Carlo Gambescia