Vecchio e nuovo nazionalismo
Salvini e Di Maio:
il fascismo dei pannolini
È tragicomico come certe microscopiche cerchie
intellettuali prospettino chissà quali missioni dell’Italia nel
mondo. Ma di che compiti si tratta? Ritorno del nazionalismo?Mah...
Il
Paese, per ora, è ricco, ma le nostre esportazioni, per semplificare, strutturalmente sono poca roba (nel senso delle "economie dominanti" studiate da Perroux più di cinquant’anni fa), ruotano intorno ad acciai speciali, qualche macchina
utensile, alcune componenti elettroniche, armi,
costruzioni e la cosiddetta industria del lusso. Infine, nel sottobosco,
si muovono mafia, droghe, riciclo di capitali sporchi e qualche spia. Tutto qui.
Siamo
ricchi, ma non contiamo niente sotto il profilo del potenziale economico. E' un problema di risorse, di quel che possiamo offrire al mondo. Poco, magari incartato bene. E siamo stati anche fortunati. In qualche misura siamo andati oltre la fosca previsione del grande Luigi Barzini
junior. Quale? Che, al massimo, avremmo potuto insegnare agli americani a che temperatura bere il vino rosso.
Del resto, all’Italia manca proprio la logica, se si vuole la mentalità, anche per ragioni dimensionali (è la terra della piccola e media impresa), del colosso multinazionale privato. Si chiama, mentalità capitalistica. E qui si pensi alle reazioni da età della pietra all’internazionalizzazione della Fiat. Il capolavoro di Marchionne. L'eccezione, non la regola. Quindi, sintetizzando, poche risorse e mentalità latifondistica ("Perché produrre di più se vivo bene così..."). E nonostante ciò: negli ultimi settant'anni abbiamo venduto miracoli. Ma - ecco il paradosso di un' Italia nel midollo anticapitalista - quasi proviamo vergogna della nostra ricchezza. Del cammino percorso. Nessuno più ricorda che molti nonni andavano in giro scalzi, senza zapatos...
Del resto, all’Italia manca proprio la logica, se si vuole la mentalità, anche per ragioni dimensionali (è la terra della piccola e media impresa), del colosso multinazionale privato. Si chiama, mentalità capitalistica. E qui si pensi alle reazioni da età della pietra all’internazionalizzazione della Fiat. Il capolavoro di Marchionne. L'eccezione, non la regola. Quindi, sintetizzando, poche risorse e mentalità latifondistica ("Perché produrre di più se vivo bene così..."). E nonostante ciò: negli ultimi settant'anni abbiamo venduto miracoli. Ma - ecco il paradosso di un' Italia nel midollo anticapitalista - quasi proviamo vergogna della nostra ricchezza. Del cammino percorso. Nessuno più ricorda che molti nonni andavano in giro scalzi, senza zapatos...
Pertanto, per venire al punto, questo sovranismo, o nazionalismo riverniciato, che vuole "sfasciare tutto", di cui si nutrono le due principali forze di
governo e che tanto affascina alcuni micro-intellettuali, in che cosa consiste?
Prima un poco di storia. Diciamo subito che se il nazionalismo storico (quello di Corradini, eccetera) e il
nazionalfascismo (quello per semplificare
federzoniano-mussoliniano) furono offensivi, nel senso, per
semplificare, del “Prima l’Italia”, alimentando un sogno autodistruttivo di grandezza, il sovranismo, o nazionalismo riverniciato di
Salvini e Di Maio è un fenomeno difensivo, perché rinvia al "Prima gli italiani". Ci spieghiamo meglio.
Se
il soldato che difende il solco con la spada sta a Mussolini, il soldato che sta a Salvini e Di Maio è un
soldato sociale, magari con la celtica sul camice, che cambia i pannolini agli anziani.
Per
fare un altro esempio: Mussolini voleva eliminare la povertà conquistando le
colonie. Invece impoverì l’Italia, attraverso una catastrofica guerra
mondiale. Salvini e Di Maio si pongono
lo stesso problema, ma vogliono azzerarla con l’assistenzialismo puro. Che costa. E che è cosa
macchinosa da implementare. Il che ci porterà, anche questa volta, a una catastrofica guerra - attenzione - economica, contro tutti e tutto. Un altro modo per distruggere l' Italia. E abbiamo tralasciato il fatto che si tratta di una povertà reinventata, per crearsi una base di consenso. In qualche misura, Salvini e Di Maio hanno bisogno di "masse" (per dirla all'antica), vittime del risentimento, alle quali additare il capro espiatorio: "l'euro-burocrate" "il negro", il "ricco", "il pensionato d'oro", eccetera.
Insomma, la
logica, non è più quella militare di Mussolini, ma quella sociale del fornire posto fisso, reddito di cittadinanza, eccetera, nonché, sintetizzando, pannolini,
gratis per tutti, dai neonati ai nonni incontinenti (che di numero già
superano i nati vivi): " Popolo d'Italia, corri ai pannolini!", per parafrasare e aggiornare il Duce del catastrofico 10 giugno 1940.
Si
dirà, che dal punto di vista dei principi egualitari e pacifisti siamo agli antipodi del fascismo. Questo è un
nazionalismo buono, quello, invece, cattivo. Dunque, meglio così. No.
Le cose stanno in modo diverso.
In
qualche misura, il nazionalismo
sovranista (tanto per dare un etichetta)
è profondamente razzista. Quel
“Prima gli italiani” implica l’esclusione
dalla guerra economica
contro la cosiddetta povertà, in primo luogo, di tutti coloro
che hanno altre nazionalità, di qui l'anti-europeismo. E, in secondo luogo, dal momento che sono rappresentati come il nemico principale, della gente di colore che tenta di raggungere l'Italia, via Mediterraneo.
Il
nazionalismo del fascismo fu antisemita,
con venature razziste, comuni però ad altri paesi conquistatori dell’ epoca, all’interno di un quadro, benché cartonato, imperiale. Dove
esistevano gerarchie, accettate, tra i
diversi popoli assoggettati. Quindi il progetto di Salvini e Di Maio potrebbe addirittura essere peggiore del fascismo. Il che è tutto dire.
Il
nazionalismo sovranista sogna di chiudersi in casa con la pistola, gettare via la chiave e a mare i disperati che
giungono dall’Africa. Ovviamente, come si proclama ai quattro venti, per la
sacrosanta missione di fornire servizi
sociali solo agli italiani. Ma dove
prenderanno i soldi Salvini e Di Maio, se il nostro ruolo nel mondo, come abbiamo
detto all’inizio, è poca cosa? Chiudendosi a doppia mandata? Al peggio non c'è mai fine.
Non
che la politica nazionalistica del
fascismo fosse migliore: per carità, finì in tragedia. Ma sicuramente
era più conseguente, in quella follia c'era del metodo: non avendo sufficienti risorse interne, Mussolini se le andò a prendere con la forza. Salvini e
Di Maio invece puntano su formidabili divisioni di pannolini. Ma chi pagherà?
Carlo Gambescia