Probabilmente la ragione più grave della crisi determinata dall’arrivo al
governo dell'Italia di due forze antisistemiche, è rappresentata dalla
colpevole assenza di un' opposizione politica, culturale, economica, in
grado di riassorbire quel sordo risentimento "anti-casta" che ha condotto a Palazzo Chigi
due pericolosi falliti di successo come Di Maio e Salvini.
Il lettore, ora, può riprendere
fiato. Cominciamo dalla politica.
Il Partito Democratico ( e
"avanzi" esterni) ribatte al populismo giallo-verde, con un populismo
altrettanto agguerrito. Praticamente, si assume lo stesso atteggiamento
razzista, indirizzandolo però contro Cinque Stelle e Lega.
Forza Italia non esprime né una politica
sinceramente liberale, né una politica riformista. Di fatto (e di
diritto), resta a rimorchio delle decisioni di Salvini, chiosando.
In attesa, non si sa bene di che cosa.
Fratelli d’Italia, ciò che resta del mondo
post-missino e post-aennino, sembra essere tornato alle origini:
praticamente, ha riscoperto le sue radici e rivendica un populismo d'antan ancora
più acceso di quello salviniano.
Degli altri oppositori politici, i singoli
diciamo, si sono perdute le tracce.
Sul piano culturale, in Italia, l’unico
mondo, seppure minoritario, che potrebbe opporsi al governo giallo-verde, resta
quello liberale. Che però è molto diviso. Semplificando: tra
individualisti apolitici, individualisti politici, individualisti prepolitici.
Gli apolitici, non prendono partito e disdegnano la battaglia giornalistica. Ad
esempio, le loro firme sono sparite dal “Foglio”. Gli individualisti politici,
si guardano intorno, aspettano (cosa è facile intuirlo...), nascondendosi
dietro un “lasciamo lavorare il governo giallo-verde”. I prepolitici, invece,
ritengono che, come altri servizi di mercato, anche il governo
abbia un suo cartellino con il prezzo. Se rimarrà competitivo, non
avranno dubbi da che parte stare.
Quanto al mondo economico, grandi
imprese (poche), medie (tante), piccole (troppe), tutto sembra risolversi,
anche questa volta, nel trattare al ribasso, mettendosi nelle mani
di Confindustria, per ottenere o vedere confermato qualche privilegio,
magari a cascata, anche per l'indotto. Nessuna battaglia di principio, come
prova il suo scialbo bollettino giornaliero, "Il Sole 24ore".
Perciò, se il governo giallo-verde dovesse cadere il mondo
economico, senza battere ciglio, tratterebbe subito con i
successori. La sua regola aurea, piaccia o meno, è the
show must go on. Come per i teatranti.
E gli italiani? Il “Popolo Sovrano” che
fa? Diciamo che, secondo i sondaggi d’opinione, i due terzi
stanno, ovviamente, dalla parte di un governo che odia gli immigrati,
promette di mandare tutti in pensione a sessant’anni, celebra il
posto fisso sotto casa, vuole elargire il reddito di cittadinanza.
L’altro terzo è confuso, tranne pochi
individui di educazione superiore, vaga alla ricerca
di un’isola che per ora non sembra esserci. Alcuni però, tra gli
anziani, tra coloro che hanno vissuto a dieci, dodici anni la tragedia
delle due guerre ( guerra mondiale e civile), avvertono un grande
disagio.
Per carità, si tratta di sociologia
impressionistica. Ad esempio, secondo una nostra cara vecchia amica
ebrea, che per un pelo, riuscì a schivare il rastrellamento romano
dell’ottobre del 1943, le parole d’ordine del governo
giallo-verde, ricordano certa lugubre e allucinata euforia
fascista, presente negli sguardi obliqui di Di Maio, Salvini e di numerosi
ministri e viceminstri. Come se - ha aggiunto - avessero
un retropensiero, innominabile, qualcosa da nascondere...
Parole forti, indubbiamente, che
provengono da una ottuagenaria. Che però fiuta, in modo quasi
animalesco, il pericolo. Perché c'era.
Cosa dire? Che intanto gli italiani,
come recitava una vecchia canzone, fanno il bagno a Cesenatico...
Carlo Gambescia
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