Obbligo del seggiolino antiabbandono?
Il circolo vizioso del welfare
Ci
sono notizie negative che non attirano
l’attenzione delle persone comuni, ma colpiscono il sociologo perché rappresentano un segnale d’allarme. Insomma, la punta dell’iceberg,
per usare una terminologia banale.
Di che parliamo? Il Ministro
delle Infrastrutture e Trasporti, Toninelli, Cinque Stelle di origine controllata, vuole rendere obbligatorio l’uso del
seggiolino antiabbandono dei bambini in auto. Ovviamente defiscalizzato, si parla di una detrazione di duecento euro.
Perché
questa decisione? Secondo il Ministro, “8 decessi in Italia per
abbandono negli ultimi dieci sono troppi”. Quindi bisogna intervenire. Del
resto,aggiunge Toninelli, assassinando la lingua italiana: “ Quelle poche decine di euro che madri e padri dovranno spendere lo faranno con
gioia” (*).
Ovviamente, gli italiani (intervistati), sono soddisfatti: “Era
ora che lo stato intervenisse”.
Fin qui la notizia. Diciamo
pure che dal punto di vista dell’analisi sociale - del segnale d’allarme - il quadro è completo. Vediamo perché.
1) Una finta emergenza, nel segno del catastrofismo sociale; 2) lo stato occhiuto che si sostituisce alla
famiglie 3) l’assistenzialismo, con l’inevitabile deresponsabilizzazione dei genitori 4) il
carico fiscale che ricade sulle spalle di tutti i cittadini.
Si innesca insomma il circolo vizioso del welfare: il cittadino
scarica la responsabilità individuale di genitore sullo stato, che, a sua volta, è ben felice di sostituirsi al cittadino,
introducendo nuove normative e balzelli, perché di questo vive in modo
parassitario.
Siamo davanti a un caso da manuale che illustra bene la dannosità della mentalità welfarista. Pensiamo all’ assuefazione, nel cittadino, e più in generale nell’individuo, a un
comportamento socialmente passivo: non
si decide, ma si chiede; non si sceglie, ma si delega; non si delibera, ma si attende. La fine, insomma, di ogni sano individualismo.
Piano piano ci si ritira
nel bozzolo di un singolarismo sociale protetto, dove lo stato è tutto, l’individuo
nulla, nel senso che i diritti individuali, non preesistono ai singoli ( e non
sono sentiti come tali), ma sono attribuiti, delimitati, tassati. Alla
moltiplicazione dei diritti, anche dei più inutili e pretenziosi, corrisponde la
moltiplicazione dei poteri dello stato attraverso la regolamentazione. Quel che
si acquista sulla carta, si perde nella pratica, dominata dalla selva oscura di norme e regolamenti. Per farla breve: ogni diritto in più, un briciolo di libertà in meno. E quel che è più grave rimane la crescente
passività del singolo, che, anzi, chiede
sempre maggiore protezione. Sul piano collettivo il conformismo fa il resto. Si chiama anche comportamento mimetico: si diffondono micro-paure, proliferano micro-diritti, e così via.
In qualche modo, l’obbligatorietà del seggiolino antiabbandono,
libera il genitore dalle sue responsabilità, aumentandone, come si legge, la qualità della vita... Un diritto, sebbene imprecisato, anche questo... Si esonera il genitore ancorandone però il comportamento all’adempimento
di alcune norme. In questo senso, tuttavia, l’individuo, non è più padre (o madre), perché demanda al diritto e alla tecnologia, ma, al tempo stesso, non è più
libero di prima, perché deve rispettare normative intricate, pagare tributi elevati, eccetera, eccetera.
Non sarebbe così difficile da capire, eppure…
Carlo Gambescia