Gli italiani si sono innamorati dei
populisti
Il ritorno del Banner Man
Fonte: "Il Messaggero", 29/7/2018 |
Secondo
un sondaggio Swg il 51 per cento degli
italiani giudica il populismo “positivo”. In pratica, crolla la percentuale di
coloro che lo consideravano fino a due anni fa come una forma di demagogia, percentuale che passa
tra il 2016 e il 2018, dal 43 al 58 per cento.
Ora
i sondaggi esprimono, se ci si passa il termine poco sociologico, stati d’animo, quindi
sentimenti fuggevoli, però un cambiamento è in atto, il fatto è indiscutibile.
Farà
bene alla democrazia liberale italiana? Il populismo, così come si esprime
nelle forze politiche che si definiscono tali, non solo in Italia, è un mix di
risentimento sociale e razzismo. Due
atteggiamenti, per così dire, che non
aiutano la convivenza sistemica e intrasistemica. Tradotto: tra popoli diversi
e all’interno dei popoli. Inoltre, cosa ancora più importante, il
mix risentimento sociale-razzismo rappresenta, storicamente parlando, una componente dei movimenti eversivi fascisti, nazisti e
comunisti.
Nolte,
da grande studioso dei totalitarismi, identificò nel comunismo una forma di razzismo sociale (contro i
borghesi), ricambiata, si far per dire, nei fascismi, da forme più o meno di antisemitismo (con l'ebreo al posto del borghese, o anche un mix dei due). Tutta la teoria
politica populista si fonda sull’immagine del capro espiatorio, in genere,
rappresentato dalle élite al potere,
viste come depositarie di privilegi, sociali, economici, culturali,
politici, razziali.
Ora però, l’aspetto
scientificamente interessante (ma non solo) è quello di individuare le caratteristiche
di un populismo dopo i fascismi. Ci
spieghiamo.
Quanto
può pesare sul populismo il peso
dell’eredità nazifascista (ma anche di certo nazionalcomunismo)? Che significa "pesare" innanzitutto?
Ad
esempio, dichiararsi eredi diretti del
fascismo, al di là di un pugno di nostalgici, può essere politicamente sbagliato. Quindi, come si può osservare , il
populista non si definisce nazionalista (per evitare qualsiasi collegamento con pericoloso retaggio culturale
nazi-fascista), ma sovranista, nel senso dell’esercizio esclusivo della sovranità, ovviamente del solo popolo
italiano.
La stessa critica alla democrazia rappresentativa e ai parlamenti (altro cavallo di battaglia
nazi-fascista) è sostituita dall’elogio della democrazia diretta, in particolare quella digitale, vista come innovativa, più rapida e meno costosa.
Il
razzismo, si presenta invece, mascherato sotto una specie di
nuova dottrina dell’interesse nazionale. Naturalmente, non rinvia a una classificazione tra razze superiori
e inferiori, bensì alla lotta contro un
presunto stato di povertà, nel quale gli italiani avrebbero la precedenza.
Come
si può vedere, da questi pochi punti, il
populismo nei riguardi del fascismo e
del nazismo ha assunto un atteggiamento subdolo, non si dichiara tale, però si
colloca, magari usando terminologie più
soft, nella stessa scia.
Allora? Diciamo però che il
ritmo verbale, comunque violento, che ha precise ascendenze antiliberali (Sternhell e Holmes), ma
depurato da riferimenti diretti al nazifascismo (o al nazional-comunismo), spiega
il successo che il populismo sta riscuotendo. Piace l'uomo forte: il banner man. C'è il testo di una vecchia canzone dei Blue Mink, che spiega bene il fenomeno, meglio di una lezione di sociologia.
Si tratta naturalmente di un grande inganno. Dal momento, che la stessa rabbia che personaggi come Salvini e Di Maio rivolgono contro le élite, un bel giorno, una volta impossessatisi dei meccanismi di controllo sociale, potrebbe essere rivolta contro coloro che li hanno votati.
So
we waved our hands as we marched along
And the people smiled as we sang our song
And the world was saved as they listened to the band
And the Banner-Man held the banner high
And the people smiled as we sang our song
And the world was saved as they listened to the band
And the Banner-Man held the banner high
He
was ten feet tall and he touched the sky
And I wish that I could be a Banner-Man
And I wish that I could be a Banner-Man
Glory,
glory, glory
Listen
to the band
Sing the same old story
Ain't it something grand?
To be good as you can
Like a Banner-Man
(https://genius.com/Blue-mink-banner-man-lyrics )
Sing the same old story
Ain't it something grand?
To be good as you can
Like a Banner-Man
(https://genius.com/Blue-mink-banner-man-lyrics )
Si tratta naturalmente di un grande inganno. Dal momento, che la stessa rabbia che personaggi come Salvini e Di Maio rivolgono contro le élite, un bel giorno, una volta impossessatisi dei meccanismi di controllo sociale, potrebbe essere rivolta contro coloro che li hanno votati.
La
violenza (che non è legittima forza) è una,
la si può mascherare, rivolgendola contro il presunto nemico di turno, ma prima
o poi, per abitudine e per conservare il potere, la si rivolge contro chiunque osi mettere in dubbio il principio
di autorità.
Oggi, di
regola, gonfiando i muscoli, si ride, al di là delle contraffazioni ideologiche
dei populisti, della debolezza della democrazia liberale. In realtà, quello della debolezza è un
costume politico, che ha certamente dei limiti, ma impedisce, ancora prima che con la
forza legittima (dunque, comunque sia, non con la violenza sopraffattrice, artatamente tirata in ballo piagnucolando dai populisti), impedisce, dicevamo, con la ragione, applicata ai
costumi, la deriva nazi-fascista e più in generale, tutto ciò che si presenti come potenzialmente totalitario.
Ecco
la posta in gioco. Ecco il pericolo. Ecco ciò che si nasconde dietro il
consenso degli italiani verso il
populismo: il ritorno del Banner Man.
Non è ancora l’ora più buia, ma potremmo esserci vicini.
Non è ancora l’ora più buia, ma potremmo esserci vicini.
Carlo Gambescia
Video - Blue Mink "The Banner Man" (1971)