L’intervista di Davide Casaleggio al quotidiano “La Verità ”
Chiunque conosca la letteratura
scientifica e storica sull’antiparlamentarismo nulla potrà
trovare di originale nell’intervista di Davide Casaleggio rilasciata al
quotidiano populista “La
Verità ” (1). Insomma,
puro e semplice déjà vu. Spieghiamo perché.
Dal punto di vista dell’argomentazione (
si dovrebbe però aver letto Hirschman, e uno) siamo dinanzi
al modello, preferito da certa retorica dell’intransigenza di sinistra
(si badi retorica dove la forma è sostanza): quella del “pericolo
incombente". Nel senso che, se non si procederà lungo la
strada indicata (democrazia diretta, il famigerato "uno vale uno";
robotizzazione e riconversione ecologica dell'economia; diminuzione
o azzeramento dell’orario di lavoro, per indicare solo tre assi del
discorso di Casaleggio), il futuro sarà gravido di pericoli. Anche perché, ecco il succo ultimativo, comunque sia, tutto ciò avverrà, con o senza di noi.
Questo tipo argomentazione, si appoggia,
sulla premessa non provata dell’esistenza di alcune leggi del movimento
storico, che per dirla con Hirschman, “fornirebbero agli scienziati sociali”, e
a maggior ragione al “cittadino digitale” (altro topos
casaleggiano), “la gradita assicurazione che il mondo sta
‘irreversibilmente’ muovendosi nella direzione da loro invocata” (2). Del
resto, l’intervista è fitta di rinvii, al “se non facciamo questo
(quindi non intercettiamo il movimento storico) allora si rischia,
eccetera, eccetera”.
È una retorica, formale e sostanziale al
tempo stesso, perché rinvia a una pseudo-legge del movimento storico,
rappresentata questa volta, da una visione
tecnologico-provvidenzialistica della storia umana: la forma, insomma,
nasconde la sostanza, che come spiega, ad esempio Karl Löwith, ha
radici nel finalismo metastorico cristiano. Però, anche qui, per capire, si dovrebbe
aver letto Löwith, e due (3).
Quanto al de profundis, intonato da Casaleggio, della democrazia
rappresentativa, lo storico Domenico Settembrini, in un libro eccellente, provò come in Italia, la battaglia contro le istituzioni liberali, della
democrazia rappresentativa, attecchì grazie al forte spirito antiborghese,
frutto avvelenato di una diffusa “invidia sociale” ( concetto, guarda
caso, respinto, come inesistente, da Casaleggio), quale inevitabile correlato di una
cultura politica collettiva, mai riuscita a interiorizzare il successo come
valore sociale positivo (4). Di qui, l’anticapitalismo,
l’antiliberalismo, l’antiparlamentarismo: un "antismo" diffuso verso tutto ciò che può essere qualificato come veicolo di promozione sociale di natura meritocratica.
E anche qui, per capire dove vada a parare Casaleggio, si dovrebbe
aver letto Settembrini, e tre.
Hirschman, Löwith, Settembrini, e
abbiamo citato solo alcuni autori e lavori, utilissimi per comprendere
quanto sia banale l’intervista concessa a “La
Verità ”.
Attenzione, banale e
pericolosa, per via riflessa. E ci spieghiamo subito.
In quanti, in l’Italia, dove statisticamente viene definito “lettore forte” chiunque legga dieci libri all'anno (in genere, se va bene, romanzi in cima alle classifiche), sono in grado di leggere e capire i testi appena ricordati?
In quanti, in l’Italia, dove statisticamente viene definito “lettore forte” chiunque legga dieci libri all'anno (in genere, se va bene, romanzi in cima alle classifiche), sono in grado di leggere e capire i testi appena ricordati?
Ecco, in una realtà, praticamente
immodificabile, perché, nonostante la novecentesca alfabetizzazione di massa,
la curva dei lettori non ha perso la sua forma piramidale.
Forma, ci si scusi per l’inciso, che del resto riflette la stratificazione
sociale, dunque gli interessi diffusi, e per alcuni studiosi, addirittura, la
distribuzione sociale intelligenza.
Allora, in una realtà di questo
tipo, dove il 95 per cento dei Social si ciba di fake e non di libri, un mondo di "diversamente analfabeti", che più che al capire sembra rivolto al credere, dove può condurre “l’uno vale uno” ribadito da
Davide Casaleggio?
Carlo Gambescia
1) La si legga in versione integrale qui: https://www.ilblogdellestelle.it/2018/07/lintervista_integrale_di_davide_casaleggio_a_la_verita.html
(2) Albert O. Hirschman, Retoriche dell’intransigenza.
Perversità, futilità, messa a repentaglio, il Mulino,
Bologna 1991, p. 158.
(3) Karl Löwith, Significato e senso della
storia. I presupposti teologici della filosofia della storia, Edizioni di
Comunità, Milano 1972.
(4) Domenico Settembrini, Storia
dell’idea antiborghese in Italia (1860-1989), Laterza, Bari 1991.