martedì 3 luglio 2018

Il titolo razzista di "Libero"
La mamma dei cretini è sempre incinta



Quanti danni sociali  e culturali possono provocare titoli del genere?  Ammesso e non concesso che i mass media mainstream tendano a  privilegiare  il  multiculturalismo,  che senso ha presentare una “buona notizia”,  perché si tratta di un caso di felice integrazione con ottimi risultati sportivi, come una “cattiva notizia”?   Per quale ragione,  come si legge,  gli italiani  sarebbero defraudati di una par condicio mediatica? 
Ora,  se vogliamo metterla così,  va detto che  in Italia  lo sport   ha visto sempre  primeggiare i “bianchi”,  per ovvie   ragioni  di composizione razziale  della popolazione.  Perciò, il fatto che questa volta, probabilmente  la prima, il successo sportivo abbia arriso a  un team, per così dire,   di “neri”, anzi "nere",  è notizia,  buona, due volte:  uno, in sé, per la novità;  due perché rivela che la nostra è una società aperta, dove tutti hanno le stesse opportunità.  Quindi, ripetiamo, si parla di una doppia buona notizia.
Andare a cercare il pelo nell’uovo, tirando in ballo il politicamente corretto,  come madre e padre di tutti i mali del mondo, significa due cose:
1) Ignorare, che ogni società storica, se vogliamo usare una parola alla moda,  esprime forme di politicamente  corretto (dai riti per gli antenati al sabato fascista fino al gay pride). Per dirla in sociologhese sono fenomeni, di istituzionalizzazione (nel senso di comportamenti, non gassosi ma solidificatisi, perché vincolati alle regole dell’appartenenza a un gruppo).  Il vero punto  è la direzione in cui vanno i processi,  se garantiscano o meno una pacifica convivenza.  Il conformismo sociale  è un’arma a doppio taglio, può far vivere o morire le  società. Dipende dal suo  tasso e dal ciclo sociale, come poi vedremo.   
2) Giocare, evocando rabbia e paura, attraverso narrazioni razziste, letteralmente inventate a tavolino (perché come detto si tratta di una duplice bella notizia),  la carta del conflitto sociale,  invece di favorire l’integrazione e una cultura  repubblicana, capace di andare oltre il colore della pelle.  Quindi, la lotta al politicamente corretto, altro cavallo di battaglia di “Libero” va a vellicare, mescolando integrazione felicemente riuscita e razzismo di strada,  i peggiori istinti etnocentrici degli italiani.
Ripetiamo, non sono mai esistite, né mai esisteranno,  società libere dal politicamente corretto. Il punto è la direzione del fenomeno.  “Libero”, semplificando, non può  riequilibrare nulla,  perché, per ora, non c’è nulla da riequilibrare in Italia fra “bianchi” e “neri”.
Da studiosi della società, non neghiamo però  che, secondo gli andamenti ciclici, tipici dei fenomeni sociali,  passato il punto di equilibrio, o meglio di stabilità, una specie di picco  (che può durare anche alcuni secoli),  il  politicamente corretto -  o istituzionalizzazione comportamentale  delle credenze - che anima  una certa forma sociale,  entra in una fase di declino, alla quale segue l’ascesa di una nuova forma di politicamente corretto.  Si pensi ad esempio al differente  pre-giudizio sociale e culturale, prima positivo, poi negativo,  su  nobiltà e clero, prima e dopo la Rivoluzione francese. Quanto al razzismo, ad esempio  recenti report, mostrano come in Sud Africa, soprattutto nelle  università, prevalga una tendenza a valorizzare una visione culturale, semplificando, etnocentrica, ma con riferimento, questa volta alla popolazione nera. 
Però, in Italia -  ecco il punto - siamo ben lontani, anche per ragioni storiche e demografiche,  da una situazione del genere:  siamo ancora ben al di sotto del picco di stabilità.  Siamo invece davanti ad atteggiamenti difensivi, in puro stile razzista, che rinviano agli Stati Uniti degli anni Cinquanta-Sessanta, quando gli stati del Sud, non volevano sentir parlare di integrazione. Probabilmente, oggi, negli Usa,  una volta raggiunto il picco, negli anni Ottanta, anche in presenza di una forte immigrazione ispanica, si sta verificando  un movimento in controtendenza. 
In qualche misura, in Italia, “Libero” e quei gruppi politici e sociali  che la pensano  come Vittorio Feltri, vogliono agganciarsi al movimento in controtendenza di cui sopra. Ma in America, come abbiamo detto,  si tratta di una risposta,   sociologicamente motivata all'integrazione (il che non significa che sia moralmente giustificata o giustificabile).  Che da noi, non è neppure iniziata.  Di conseguenza,  la prima pagina di “Libero” può  produrre  danni incalcolabili. Anche perché sociologicamente priva di qualsiasi fondamento sociale:  anticipa,  non segue il fenomeno.  Insomma, veleno razzista allo stato puro. Per farla breve: stupidamente,  si intossicano le persone, senza alcuna ragione sociologica plausibile.   
Come concludere?  Per dirla fuori dai denti:  la mamma dei cretini è sempre incinta.  

Carlo Gambescia