lunedì 2 luglio 2018

 A  mo' di conclusione  
Caro Luigi Iannone, solo il coraggio è al di là della destra e della sinistra...


Caro Luigi  Iannone, 

con questa mia, se Lei è d’accordo, chiuderei il nostro piccolo duello senza morti né feriti. Ho letto tutti i commenti, sia su Fb sia sul blog del “Giornale”.  Tranne uno,  su Fb (mi pare), dove si accenna giustamente a Nolte, tutti gli altri eludono totalmente il nocciolo della questione che sottende il mio articolo, che, come Lei ha ben  capito,  non riguardava  e riguarda le nostre persone,  bensì il nodo della democrazia liberale e più in generale della civiltà liberale, che i postfascisti  italiani (semplifico, per riunire le varie correnti politiche  e culturali dal 1945 in poi),  non hanno mai sciolto. Sotto questo aspetto - di qui la centralità della questione da me posta -  il Ventennio berlusconiano (come opportunità di rinnovamento culturale)  e quello in camicia nera (come seria riflessione sulla parabola fascista), sembrano essere trascorsi invano.  Il che, come scrivevo,  mi addolora,  inquieta,  sconcerta.
Quando parlo di “tentazione fascista”, riferendomi all’ottimo libro di Kunnas (in particolare, la prima edizione), rinvio agli stilemi, da lui ottimamente studiati (irrazionalismo,  negazione del progresso,   né destra né sinistra, antiegualitarismo,  disprezzo delle ideologie, nazionalismo e così via), purtroppo, ancora  largamente diffusi  in ambito culturale postfascista. Anzi, addirittura esibiti come fiore all'occhiello.
Un atteggiamento di chiusura  - ermetica -  che non aiuta alla comprensione e giusta valutazione della civiltà liberale,  della democrazia rappresentativa,  della libertà di pensiero, dell’economia di mercato e in particolare dell'idea di Europa unita, liberale e riformista,  come risposta alle terribili divisioni della guerra civile europea  tratteggiate, - per ritornare sul punto -  con grande lucidità,  da Ernst Nolte. Lucidità liberale, argomentante, che va al di là di una pura difesa-offesa dei partiti e fazioni che animarono la crisi di Weimar.
Parlo di un universo di valori e pratiche  che ha garantito - obiettivamente -  per più di settant'anni pace, benessere, libertà.  Chiunque  rifiuti di prenderne atto,  si legga Una storia della Repubblica di Giano Accame, grandissimo intellettuale postfascista, indipendente, studioso, serio  (e magari il mio libro  in uscita  a lui dedicato...).   
Noti invece,  caro Iannone,   come  si siano negati a un  dibattito esteso -   perché questo in fondo era il mio scopo, non quello di prendermela con Lei, un intellettuale,  tra i pochi di quell’ambiente, che ancora legge, studia, si confronta … -    figure per così dire rappresentative.   E -   riconosco -  neppure di parte liberale.  Per così dire,  siamo stati abbandonati al nostro destino di  intellettuali non conformisti: nemici di dio e dei nemici di dio, per parafrasare  un nostro Maggiore.
Ovviamente,  evitare un proficuo dibattito culturale è stupido, perché lo scambio di idee tra diversi è sempre ricco e qualificante (tra eguali è fin troppo facile, e neppure risulta utile quello  tra "fratelli coltelli",  nel senso del nemico del mio nemico è mio amico... ).  Senza per questo  - attenzione -   dover  per forza  giungere al ritornello delle sintesi, nuove o vecchie che siano...
Che dire? Continuano a farsi del male.  Chi? Coloro che sono rimasti a guardare, dietro le quinte dei Social, leggendo tutto, ma al calduccio delle proprie certezze,   perdendo così  un'occasione  preziosa di ragionamento.  E invece, mai esporsi...  I vili (e secondo qualcuno anche gli invidiosi)  non hanno bandiera politica. Sono ovunque: tra fascisti, postfascisti, liberali, marxisti, socialisti, cattolici eccetera.
Del resto, quel  coraggio che,  al di là degli schieramenti,  unisce i forti,  "se uno non ce l’ha", come fa dire Manzoni a Don Abbondio, "mica  se lo può dare".  Ecco, caro Iannone,  per riprendere uno stilema caro al mondo della  “tentazione fascista”, solo il coraggio è -  veramente -  al di là della destra e della sinistra.    
Mi permetta di ringraziarLa, con un abbraccio ideale, da lontano, eppure vicino, perché sento che Lei, benché più giovane, mi somiglia. 
Buona fortuna. Mi creda, di cuore.
Carlo Gambescia 




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