giovedì 12 luglio 2018

Gli italiani hanno tifato per la Croazia
Incorreggibili


Modric,  stella del calcio  croato
Un amico sondaggista ha avvalorato la mia sensazione, piuttosto sgradevole,  provata mentre  ieri sera  guardavo Inghilterra-Croazia.  Quale? Gli italiani tifavano  per  i croati.
Si dirà, perché stupirsi, in genere, negli eventi sportivi,  le persone  si identificano con i più deboli. E la nazionale croata, un paese di  quattro milioni di abitanti, rappresenta un esempio da manuale...
I  conti però non tornano.  Perché tra Inghilterra e Brasile o Inghilterra  e Argentina, paesi popolatissimi (in senso relativo),  gli  italiani, di regola,  tifano Brasile e Argentina. Certo, per noi,   l’Argentina, è una specie di seconda patria. Però - ecco un altro punto interessante - se il  Brasile gioca contro l’Argentina, gli italiani tifano per il Brasile.
Crediamo che la “teoria del paese più  piccolo e simpatico perché tale” non spieghi  proprio nulla. Anche perché il vero è problema è perché gli italiani, al di là degli eventi sportivi,  non guardino con favore (eufemismo)  alla nazionale  britannica. Insomma,  perché sono incorreggibili.
La risposta, in fondo,  è più  facile di quel che  sembri.  Di mezzo c’è il fascismo: vent’anni di lavaggio del cervello, dalla vittoria mutilata al “dio stramaledica gli inglesi”  hanno lasciato il segno. Le memoria sociale  è un fatto strutturale si compone di pieghe profonde che incidono, talvolta per trend plurisecolari,  sulle rappresentazioni collettive. Inoltre,  non può essere dimenticato che in Italia il fascismo ha potuto contare  sulla greve  eredità del cattolicesimo controriformista.  
Parliamo  di quell’  odio diffuso verso  l’Inghilterra, perché patria (una delle) del protestantesimo, della democrazia rappresentativa, del libero commercio, del liberalismo; un odio celebrato dal fascismo  come   una specie di culto nazionale.  Dimenticando che  l’Inghilterra, o meglio la Gran Bretagna -  unitamente  alla Francia -  favorì invece l’unificazione  italiana.  Londra  manifestò  sempre grande simpatia per Mazzini, Garibaldi, Cavour e per le vicende post-risorgimentali.  Lo stesso Churchill, inizialmente, prima della svolta totalitaria  degli anni Trenta, mostrò addirittura apprezzamento verso Mussolini. Sicché nel dopoguerra si sono accettati gli Stati Uniti, obtorto collo, ma non  la Gran Bretagna, poi, tra le altre cose, identificata, calcisticamente (ed erroneamente) con la sola  Inghilterra. 
Si prenda  allora  il  caso della Croazia.  Una terra, dove anche a causa della politica fascista, gli italiani hanno molto sofferto, fino a perdere  tutto, case, beni,  vite. Una bruttissima pagina di storia. Eppure ieri sera, intorno a me, le finestre aperte  rimbalzavano la fase  ascendente della curva a campana della partita,  fino all’ esplosione di   italica  gioia al gol della vittoria croata.
Ovviamente, lo sport deve avvicinare.   E non è assolutamente giustificato  coltivare l’odio etnico. Quindi ben vengano le simpatie filocroate. Però, ripetiamo, il punto è un altro. Quale?  La  profonda  e radicata  inimicizia per gli inglesi e -   perché capita -   per il popolo britannico, facendo di tutta l’erba un fascio.     
A quale conclusione si può giungere?  Intanto, i  decerebrati politici, i dichiaratamente politicizzati, sono pochi.   Parliamo dei cosiddetti fascio-comunisti, quelli  che, come il cane di Pavlov, appena ieri sera si è accesa la  lampadina della partita,  hanno identificato, sbavando, i croati con Mussolini, Pavelic, Hitler da una parte,  Stalin, Tito dall’altra. L'importante è che ci sia una tradizione totalitaria da celebrare  come un vittorioso mastino da combattimento.   Sempre pronti però  - gli stessi tifosi -  a dividersi in caso di Italia-Croazia:  i fascisti con l’Italia, i comunisti con la Croazia…   In fondo, tutti insieme,  sono fermi al quadro apocalittico della “guerra civile europea”.
Ciò  che invece  preoccupa (o dovrebbe), soprattutto oggi nella surriscaldata atmosfera sovranista che agita l’Europa,  è l’ignoranza politica diffusa.  Sembra che settant’anni di pace, ideali europei, libertà e prosperità  siano passati invano. La nazionale inglese, sorta di immagine simbolicamente cumulativa della Gran Bretagna,  viene tuttora considerata dai tifosi italiani la “Perfida Albione”.
Sì,  la "generazione Erasmus", i viaggi, l’inglese basico,  i cantanti,  la birra,  fish and chips,  eccetera, ma purtroppo, come per  l’antisemitismo,  altra eredità  fascista e nazista (quanto meno per traslazione dal cattolicesimo reazionario), alla prima occasione salta fuori l’odio per la patria del liberalismo. L’ebreo è sempre ebreo, l’inglese è sempre inglese:   egoista,  avido, uno  che vuole vivere  alle spalle degli altri.
Come sociologo, considerati  i brutti tempi  “sovranisti”,  il tifo degli italiani per la Croazia  consiglierei di  non  prenderlo sottogamba.  Perché è qualcosa che affonda le radici nel sottobosco ideologico  tra le due guerre mondiali e, più giù ancora,  nel pensiero reazionario. Qualcosa dietro cui si nasconde un che  di verminoso, malato, fosco:  siamo dinanzi a  un  virus patogeno  che alla lunga può corrodere le nostre società.
Dimenticavo, God Save the Queen!
Carlo Gambescia

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