mercoledì 18 luglio 2018

"Pensioni d'oro", borghesia e pentaleghismo
Botta   e risposta  tra  Teodoro Klitsche de la Grange e Carlo Gambescia




Caro Carlo,
l’attuale dibattito sul blocco della rivalutazione delle pensioni “d’oro” è… kafkiano, per non dire peggio.  Il governo asserisce la volontà di istituire (??) il blocco di quelle oltre € 4.000,00 (o 5.000,00) mensili nette, l’opposizione – soprattutto il PD – di voler difendere i diritti quesiti dei pensionati (che difensori! leggete il seguito).
In effetti “giustizialisti” e “garantisti” confondono la situazione reale, che è questa:
a) l’art. 24, comma 25 del decreto 06/12/2011 n. 201, convertito dall’art. 1 L. 22/12/2011 n. 2011 ha “bloccato” la rivalutazione monetaria dei trattamenti pensionistici superiori a 3 volte il minimo (cioè a circa € 1.500,00 lordi). Ciò risale al governo Monti, appoggiato (anche) dal PD che lo votava in Parlamento, e la dice lunga sulla volontà del PD di difendere i “diritti acquisiti”.
b) La sentenza della Corte costituzionale n. 70/2015 dichiarava l’illegittimità costituzionale del suddetto art. 24, comma 25 del Decreto Legge 6 dicembre 2011, n. 201. La dichiarazione di incostituzionalità, con la pubblicazione della decisione della Corte Costituzionale, faceva venir meno immediatamente detta norma.
c) Col decreto legge n. 65 del 2015 il legislatore (sempre a maggioranza PD), nell’intento esternato di ottemperare alla sentenza 70/2015 introduceva una (parzialmente) diversa disciplina della rivalutazione automatica delle pensioni per gli anni 2012 e 2013 (e, già che c’era, anche per i successivi). In particolare, riconosceva la rivalutazione in misura proporzionale decrescente anche alle pensioni – prima escluse – comprese tra quelle superiori a tre volte il trattamento minimo INPS e quelle fino a sei volte lo stesso trattamento. Per cui dai tempi di Monti chi gode di una pensione lorda superiore a 6 volte il minimo (poco più di € 3.000,00 mensili lordi), si vede tuttora bloccata la rivalutazione.
d) Allo stato la rivalutazione (“perequazione”) delle pensioni superiori al limite indicato (poco più di € 3.000,00 lordi, e cioè circa € 2.200,00 – 2.300,00 netti) è ferma. Ne consegue che i “rigoristi” grilloleghisti alla fine propongono, portando il limite a € 4.000,00 (netti) di sbloccare le pensioni inferiori a detto limite (con beneficio, pare, di oltre 500.000 pensionati). Cioè non sono cattivi rigorgiustizialisti, come vengono dipinti.
Dall’altro che i presunti “garantisti” sono, come al solito, poco o punto credibili, perché sono proprio quelli che, con governi, da loro appoggiati o costituiti, hanno bloccato le pensioni “d’oro” che ora, all’opposizione, dicono di voler difendere.
Per quanto mi riguarda, essendo un pensionato  d’”argento”  (cioè a pensione semi-bloccata) mi auguro soprattutto di non avere difensori dei miei diritti come quelli che si proclamano tali: vadano a difendere gli altri.
Ma, caro Carlo, non ho notato nessun articolo che riconducesse la questione ai dati reali.
Si conferma così che la recita nel teatrino della politica (e  dell’opinione pubblica) avviene con la maschera che si indossa. E non in base alle azioni concrete e ai fatti avvenuti.
Con i miei più cari saluti,
Teodoro Klitsche de la Grange

***

Caro Teodoro,
un giorno, quando saremo vecchi,  ai giardinetti,   mi dovrai spiegare  perché la borghesia  italiana, quelle delle professioni (la tua), della cultura (la mia), del merito,  delle imprese,  eccetera,  si arrese, un dì,  al peggiore populismo giallo-verde…
La lettera che mi scrivi è un chiaro esempio, per dirla con Mao,  come sai pensatore caro a noi  borghesi,   di preferire  il Dito alla Luna ("Quando il saggio  indica, eccetera, eccetera").  Per  favorire  chi?   Salvini e Di Maio? Due analfabeti funzionali:  nel senso dell’analfabeta che alla lotteria della stupidità  democratica   ha vinto il biglietto fortunato della Vice Presidenza del Consiglio,  alta "funzione" politica.  
Il dito, caro Teodoro, è il blocco delle pensioni, di cui parli. Che non discuto.  Tu dici per cinquecentomila pensionati.  E sia.   Però tu, fissando il Dito,  non vedi la Luna.  Quale  Luna?  Quella, nera, che si va preparando: della tosatura con il ricalcolo di tutte  le pensioni.   E sai come?  Con il passaggio al contributivo  per tutti, quindi anche per quelli che sono andati in pensione con il retributivo ancora  negli anni Novanta.
Si parla di tagli del  40 per cento.  E secondo l'Inps, sarebbero  circa due milioni gli italiani che ricevono la pensione da oltre trent'anni ( andati a riposo,  prima  delle riforme del 1996), non tutti settanta-ottantenni.  Pertanto chi oggi prende 5.000 euro (lordi o meno) ne prenderà 3.000, chi 4.000, 2.400.  Si dice che i cacicchi pentaleghisti  non taglieranno le pensioni retributive "meno alte" e che sarà rispettata la concorrenza con le minime,  da elevare e finanziare, (balla colossale, come vedremo) con i tagli alle "pensioni d'oro"  Io non mi  fiderei. Probabilmente,  ci sarà solo  lavoro aggiuntivo  per giudici di merito, ricorsisti e pagliette.  
E sai perché  si vuole tosare il  pensionato retributivo?  Ecco le parole magiche:  “Per ragioni di equità”. Evocate, intorno al totem degli anticasta,  dai vari capi tribù   giallo-verdi:  da Fico, Di Maio, Taverna, a Salvini, già "comunista padano" e Bagnai, che forse lo era senza aggettivi.  Fatti anche un giretto per i  forum.   In  quelli più evoluti (vabbè, si fa per dire), si mettono in  discussione i diritti quesiti dei pensionati  retributivi, assimilandoli a quelli degli aristocratici del 1789:   diritti quesiti, anche quelli,  su terreni, castelli e corvée,   si legge,   "giustamente"  calpestati dai giacobini.       
Quindi si prepara  un  altro  4 Agosto  all'insegna della retroattività.  Altro che il Dito dei blocchi.  E in nome  di che cosa?   Di una grande  menzogna.  Le cosiddette "pensioni d’oro". Come scrivevo giorni fa,  non sono d’oro, sono pensioni alte:  i quattro-cinquemila euro al mese, non si capisce ancora se netti o lordi, rinviano a una “platea” di trenta massimo quarantamila percettori: parlamentari ( poco più di mille ex,  già colpiti da un primo provvedimento, in attesa però di approvazione al Senato), primari, magistrati, funzionari dello stato, docenti universitari,  dirigenti privati, alcuni ordini  professionali.  Pensioni che sono frutto, nella maggior parte dei casi, di quello stesso  calcolo retributivo, di cui hanno goduto  tutte le forme pensionistiche prima delle riforme fine anni Novanta, eccetera, eccetera.  L’unica differenza,  dovuta al merito,  era  ed è  che l’ultimo stipendio, quello più favorevole (la base, al tempo, repetita iuvant, per tutti, del calcolo retributivo individuale), non poteva non essere - e non può non essere, da che mondo è mondo -   più elevato  per un funzionario che per un usciere.
Perciò  a parte il risparmio ridicolo, si mente di nuovo. E solo perché un team di ex falliti e di analfabeti economici e funzionali, con il contributivo per tutti, vuole colpire il merito: chi nella vita si è impegnato nello studio e nel lavoro.  E scusami la chicca (ma è  per specialisti come noi):   follia delle follie si vuole mantenere il contributivo all'interno dello schema generale a ripartizione, visto che lo schema a capitalizzazione (fondi, eccetera),  nel Paese dei Pulcinella anticapitalisti,   non è mai decollato...  
Possibile, caro Teodoro, che la borghesia italiana, in particolare quella liberale,  di cui noi due facciamo parte, anche questa volta, messa alla prova storicamente, si stia dividendo?  Tra una maggioranza  rappresentata, tra gli altri,  da  avvocati e giuristi come  te, del tuo valore, dico,  che fissa  il  Dito?   Dito che un tempo rimandava al faccione di  Mussolini,  come oggi  rinvia  alle brutte facce  di Salvini e Di Maio? E una minoranza di inascoltati, in cui io mi riconosco, che invece guarda la Luna  della libertà e del merito? E che quindi non può che essere contro il populismo?
Con i miei  più sinceri saluti,  

Carlo Gambescia